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SAN DANIELE PO E PIEVE D'OLMI

Referendum sulla fusione, tutti al voto il 24 settembre

I sindaci Persico e Zabert sono fiduciosi: «Un esito positivo della consultazione garantirà un futuro roseo ai due paesi»

Serena Ferpozzi

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serena.ferpozzi@gmail.com

13 Luglio 2023 - 09:26

Referendum sulla fusione, tutti al voto il 24 settembre

SAN DANIELE PO/PIEVE D’OLMI - Il 24 settembre si terrà il referendum per la fusione. Sarà il giorno decisivo in cui i cittadini di Pieve d’Olmi e San Daniele Po dovranno esprimere il loro parere in merito alla possibilità o meno di mettere in atto la ‘unificazione’ tra questi due paesi. «Martedì il consiglio comunale di San Daniele Po ha approvato il progetto definitivo di fusione dei Comuni, fissando come data del referendum domenica 24 settembre. Due saranno le schede per votare: la prima, verde, porterà il quesito riguardante la volontà di fondere i due paesi. La seconda, gialla, porterà tre proposte di nomi da scegliere per il nuovo comune. Sono molto soddisfatto, il consiglio si è espresso all'unanimità e anche molti cittadini sono concordi nel proseguire e intraprendere il percorso. Siamo fiduciosi. Ora comitati di cittadini si adopereranno per la campagna referendaria nella speranza di un esito positivo per garantire a San Daniele e Pieve un futuro roseo pieno di aspettative e progetti» ha detto il sindaco Davide Persico.

Il sindaco Davide Persico di San Daniele Po e, sotto, il primo cittadino Attilio Zabert di Pieve d'Olmi

Nel frattempo Pieve d’Olmi è in attesa di convocare il consiglio comunale. «Non abbiamo ancora fissato la data – spiega il primo cittadino Attilio Zabert – ma a breve faremo anche noi questo importante passaggio. In questi mesi abbiamo promosso incontri pubblici anche con amministratori e politici, per far comprendere la portata e l’importanza dell’operazione». Gli amministratori hanno ribadito che «con la fusione si riceveranno contributi — 404mila euro l’anno per il prossimo decennio, per un totale di oltre quattro milioni di euro — ma vi sarà anche un risparmio di circa 113mila euro l’anno per economia di scala. In più le spese doppie verranno eliminate. La fragilità dei bilanci esposti a spese improvvise e incontrollabili, l’aumento generale dei prezzi e l’impossibilità a farne fronte con maggiori entrate pone seri dubbi sulla futura stabilità degli enti singoli. Gli uffici, sempre più oberati di burocrazia, diventano posti di lavoro poco appetibili, soprattutto per quanto riguarda i due ruoli chiave del servizio tecnico e finanziario. E tutto ciò si riflette in una difficoltà sempre maggiore nell’erogare servizi con livelli qualitativi elevati al passo con i tempi, che consentono ai nostri paesi di essere appetibili per le nuove famiglie e far sì che chi ci abita sia contento di restarci».

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