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La truffa. Superbonus 110%, tre ingegneri indagati

Vicenda Casa Zero, le vittime si rivolgono all’Ordine di Treviso per chiedere provvedimenti

Dario Dolci

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01 Luglio 2023 - 09:35

La truffa.  Superbonus 110%, tre ingegneri indagati

Alcune delle vittime cremasche di fronte a un cantiere mai partito a Izano

CREMA - Tre iscritti all’Ordine degli Ingegneri di Treviso indagati. Non si ferma l’azione del comitato Quelli che aspettano Casa Zero, che rappresenta circa 600 famiglie del Nord Italia, tra cui una sessantina cremasche, che si sono affidate al general contractor veneto per lavori di efficientamento energetico delle loro villette con il superbons 110%. Lavori mai iniziati o mai terminati. Il comitato ha scritto una lettera a Giorgio Basso, presidente Consiglio di disciplina dell’Ordine degli Ingegneri di Treviso, dove ha sede Casa Zero. «È ormai notizia di pubblico dominio – scrive il comitato — che alcuni iscritti all'Ordine sono sottoposti a indagine penale da parte della Procura di Treviso relativamente al caso Gruppo Zero».

Il comitato spiega il modus operandi del general contractor. «Un procacciatore d’affari contattava i clienti interessati e, valutata la fattibilità tecnica dell’incentivo, si faceva consegnare la documentazione e chiedeva un bonifico per una caparra di 500 euro, che finiva sul conto corrente di Gruppo Zero. Veniva quindi siglato un contratto di appalto con una delle tre aziende del consorzio Casa Zero. Aziende che non hanno dipendenti, fanno solo un passaggio di carte e sono tutte di proprietà di Gruppo Zero. Quest’ultimo era invece un’azienda attiva, con dipendenti, una sede reale e un turnover di materiale, che veniva incaricata di eseguire i lavori dalle sue controllate. Gruppo Zero faceva il progetto e, appena depositata la Comunicazione di inizio lavori, veniva emessa una fattura dalle società satelliti per un primo Stato di avanzamento lavori, funzionale a monetizzare il credito fittizio. Una volta emessa, la fattura veniva trasmessa a uno dei tre asseveratori indagati, che redigeva la Dichiarazione sostitutiva di atto notorio, certificando i lavori come se fossero stati eseguiti».

Ciò permetteva di generare i crediti che venivano poi ceduti. «Il tutto – aggiunge il comitato — all’insaputa di noi clienti che non abbiamo ricevuto comunicazioni in merito ai vari passaggi. Ci domandiamo quali provvedimenti stia mettendo in campo l'Ordine degli Ingegneri di Treviso e in particolare il Consiglio di Disciplina, nei confronti dei tre iscritti, dato che nessuna azione ci è nota».

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