L'ANALISI
CASALE CREMASCO VIDOLASCO
27 Giugno 2023 - 14:34
L'omicida Domenico Gottardelli ha confessato davanti al gip nel tribunale di Cremona
CASALE CREMASCO VIDOLASCO - Non ci sta a passare per un «pedofilo», per uno che giù in Tunisia, a Susa, nella casa dell’amico Fausto, «si portava ragazzini minorenni». Per Domenico Gottardelli, 79 anni, pensionato idraulico di Covo, nella Bergamasca, non è questo il movente che il 14 settembre del 2022 lo spinse a premere il grilletto e assassinare, negli uffici della Classe A Energy, a Casale Vidolasco, l’imprenditore Fausto Gozzini, 61 anni, di Romano di Lombardia (Bergamo), sposato e padre di due figli. «In Tunisia frequentavo sia femmine che maschi, ma mai minorenni. Io l’ho ucciso perché mi ha rubato più di 300 mila euro con la mia cameriera. Erano amanti. I soldi li tenevo in garage», si è difeso Gottardelli il 13 giugno scorso davanti alla Corte d’Assise, assistito dagli avvocati Santo Maugeri e Pietro Mazza.
Gli è «andato di traverso» il movente, inedito, del delitto ipotizzato dall’avvocato di parte civile Emilio Gueli. L’anziano Gottardelli vuole spazzare i dubbi. Voleva farlo oggi. Per le dichiarazioni spontanee dovrà attendere il 19 o, al più tardi, il 26 settembre prossimi. Intanto, il 19 settembre gli psichiatri di Brescia, Giacomo Filippini e Sergio Monchieri, periti della Corte d’Assise, diranno se Gottardelli fosse capace di intendere e di volere al momento del delitto, se la sua mente fosse parzialmente viziata e, in caso affermativo, da quale disturbo; se Gottardelli sia persona socialmente pericolosa e, infine, se il regime carcerario sia compatibile con le condizioni di salute dell’anziano, negli anni Novanta trapiantato di fegato e affetto da alcune patologie. Gli avvocati di parte civile hanno nominato lo psichiatra Massimo Biza di Bergamo.
Il 7 luglio prossimo, i periti andranno a visitare il pensionato nel carcere di Cremona. E’ detenuto da quel 14 settembre, un mercoledì. Intorno alle 9 del mattino telefonò a Gozzini. «Sei in ditta?». Saltò sulla sua stravagante Due Cavalli: un viaggio lungo una decina di chilometri, sul sedile posteriore il fucile calibro 12 in una fodera. Si fermò nel parcheggio della Classe A Energy. Entrò in ufficio. La vedova di Gozzini ha raccontato: «Intorno alle 9.30 ho visto che è arrivato Gottardelli. Ho sentito un rumore molto forte. Ho alzato gli occhi. Ho visto che Gottardelli guardava per terra come se cercasse qualcosa». Quel «rumore molto forte» era il primo colpo esploso accidentalmente sul pavimento. «Mio marito è andato verso la porta per aprirla. ‘Cosa è successo?’. Come apre la porta, io vedo una cosa scura alzarsi e sento il secondo sparo. Mio marito ha detto: ‘Perché? Perché?’. Non è morto subito. Si è seduto sul divano fuori dall’ufficio. Gottardelli ha fatto due passi, si è seduto anche lui. Io ho preso il fucile e l’ho allontanato. Ero al telefono con il 118, non si è neanche alzato per stendere mio marito sul divano, non mi ha dato una mano. Sogghignava».
Gottardelli ha già spiegato di aver preso 340 mila euro, cinque anni prima del delitto, dalla vendita di una sua casa a Predone, sul lago d’Iseo, sponda bergamasca. «Io e Fausto eravamo amici da parecchi anni. Lui frequentava la mia cameriera, entrava in casa, hanno preso i soldi in garage. Per cinque anni continuavo a macchinare. Sono scoppiato. Dev’essere stato l’11 settembre. Dovevo andare a Treviglio per un controllo. Sono rincasato verso le 16.30-17. Ho visto il lenzuolo stropicciato. Sono sincero: questa cosa mi ha fatto scattare».
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