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CASALE CREMASCO VIDOLASCO

Omicidio Gozzini, disposto dal gip il giudizio immediato per Gottardelli

Il 78enne artigiano idraulico in pensione di Covo (Bergamo) il 14 settembre scorso ha ucciso con una fucilata a bruciapelo l’imprenditore amico nell’azienda Classe A Energy

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

08 Febbraio 2023 - 18:20

Omicidio Gozzini, disposto dal gip il giudizio immediato per Gottardelli

La vittima Fausto Gozzini e il luogo dove è avvenuto l'omicidio

CASALE CREMASCO VIDOLASCO - In carcere dal 14 settembre scorso, mercoledì, non ha mai cambiato di una virgola la sua versione. «La mia era la fissazione di trovare il modo di poter far del male al Gozzini e ci pensavo giorno e notte, perché mi ha rubato un sacco di soldi». In carcere, Domenico Gottadelli, 78 anni, l’artigiano idraulico in pensione di Covo (Bergamo) che quel mercoledì mattina ha ucciso con una fucilata a bruciapelo l’imprenditore amico Fausto Gozzini, 61 anni, nell’azienda Classe A Energy di Casale Vidolasco, aspettava solo la fissazione del processo. La data ora c’è: il 13 giugno prossimo davanti alla Corte d’Assise. Il gip, Elisa Mombelli, ha firmato il decreto con cui ha disposto il giudizio immediato chiesto dal pm Francesco Messina. Il pensionato è accusato di omicidio volontario. E c’è l’ aggravante della premeditazione. Rischia l’ergastolo.

Quel mercoledì, Gottardelli è sceso in garage, ha preso il fucile calibro 12, lo ha caricato con due cartucce, lo ha messo in un sacco. Ha telefonato a Gozzini, l’amico di una vita con cui andava in vacanza e a cena. Voleva accertarsi che fosse in ditta. «Passa pure», gli ha detto lui. Il 78enne è saltato sulla Citroen 2 CV color panna. Auto stravagante, la sua, agghindata con le bandierine, la foto di lui gigante sulla portiera, un cuore di stoffa, l’adesivo con il logo degli «Amici dei trapiantati di fegato onlus», un omaggio ai trapiantati come lui, operato 22 anni fa. Gottardelli ha tirato dritto per Casale: 12 chilometri in tutto. Alle 9.20 ha parcheggiato l’auto nel cortile della Classe A Energy: il fucile nella mano destra, si è incamminato verso gli uffici, è entrato. Quando ha estratto l’arma dal fodero, gli è partito il primo colpo «accidentale» sul pavimento. Gozzini ha sentito il rumore, gli è andato incontro. Gottardelli ha preso la mira e gli ha sparato senza dire una parola.

Per movente, i soldi. Un mucchio di soldi: 400 mila euro spariti dal garage, a sentire il pensionato. Gottardelli l’aveva spiegata così al suo avvocato, Santo Maugeri, e al gip Mombelli durante l’interrogatorio di garanzia. Quando tirò in ballo anche l’Ornella, la sua cameriera. «Ho sospettato della mia domestica e del Gozzini. Erano amanti e per i loro rapporti clandestini io prestavo la mia casa. Solo la mia domestica aveva le chiavi di casa mia, oltre a me. Gozzini sapeva del denaro contante che avevo in garage». Al gip, il pensionato aveva spiegato i suoi rapporti con Gozzini, l’imprenditore conosciuto circa una trentina di anni prima. Erano diventati molto amici, i due. Andavano spesso a cena e in vacanza insieme anche in Tunisia, dove l’imprenditore aveva casa a Monastir e il pensionato ci passava anche sei mesi.

«Gozzini sapeva sia dell’esistenza del denaro sia del luogo in cui lo tenevo. Glielo avevo detto, perché mi fidavo di lui, eravamo amici». E quando il mucchio di soldi è evaporato, «ho sospettato sin da subito del Gozzini e della domestica». Avrebbe potuto confrontarsi con il suo vecchio amico imprenditore, il pensionato. Per cinque anni non lo ha mai fatto. Non lo ha più frequentato, niente più cene e vacanze, solo telefonate di cortesia per il compleanno o per Natale. Il 14 settembre, l’ultima telefonata. «Passa, passa».

Dopo quasi cinque anni di «notti agitate, con l’ansia, a macerarmi dentro, mi sono vendicato. Adesso dormo tranquillo e non ci penso più, mi sono tolto un peso», aveva detto il 78enne dopo l’arresto. E continua a ripeterlo nel carcere di Cà del Ferro, dove condivide la cella con un italiano, passa le giornate leggendo e guardando la tv, a volte cucinando il pasto per gli altri detenuti. E dove riceve le visite dei familiari, i fratelli e i nipoti «che non lo hanno mai abbandonato», ha detto l’avvocato Maugeri che in carcere lo ha incontrato una settimana fa. «Non ha cambiato di una virgola la sua versione. È sereno».

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