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L'OMICIDIO DI CASALE VIDOLASCO

Gottardelli: «L’Orietta sapeva», la colf figura chiave per capire il movente

L’anziano, in carcere per il delitto, dice di non conoscere né il suo cognome né l'età: «La cameriera complice del furto di 400 mila euro»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

18 Settembre 2022 - 05:15

Gottardelli: «L’Orietta sapeva», la colf figura chiave per capire il movente

Il luogo del delitto

CASALE VIDOLASCO - L’ha sempre chiamata «l’Orietta». Ma di lei, la cameriera che a Covo, in provincia di Bergamo, gli teneva in ordine la casa, l’anziano Domenico non sa il cognome. E nemmeno l’età. «Sui sessant’anni». «La mia cameriera era l’amante del mio amico Fausto Gozzini», il 61enne mercoledì mattina ucciso negli uffici della Classe A Energy, da una fucilata sparata da Domenico Gottardelli. Ad armare il 78enne, il sospetto che circa cinque anni prima amico e colf gli abbiano rubato 400 mila euro dal garage.

«L’Orietta» adesso è diventata la figura chiave del movente raccontato al gip Elisa Mombelli, nell’interrogatorio di garanzia di due giorni fa dall’idraulico in pensione finito in carcere per omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione.

delitto

Domenico Gottardelli e Fausto Gozzini

La cameriera sarà sentita da chi indaga, i carabinieri coordinati dal pm Francesco Messina. Gozzini è morto. Su di lei, l’anziano Domenico ha gettato ombre. Solo lei ora può ribattere a Gottardelli, che dopo l’assassinio dell’imprenditore con villa e famiglia (moglie e due figli) a Romano di Lombardia (Bergamo) e l’arresto, in carcere «... dormo tranquillo e non ci penso più». Perché «mi sono tolto un peso», il «peso» che per quasi cinque anni «mi ha macerato»: il tradimento dell’amico Gozzini in combutta con la cameriera.

Un’amicizia solida, quella tra idraulico e imprenditore, fatta non solo di cene e viaggi. Se Gozzini gli prestava la casa a Monastir, in Tunisia, per i suoi lunghi periodi di vacanza, come ha riferito Italo, nipote del 78enne, ai carabinieri, Gottardelli ricambiava (è la sua versione) dandogli il suo appartamento in via Nozza 10, «per gli incontri con la mia cameriera: avevano una relazione clandestina. Solo lei aveva le chiavi. Gozzini sapeva che avevo i soldi in garage».

Mercoledì mattina la vendetta. Omicidio premeditato, perché il 78enne si è organizzato. In garage, ha preso il fucile calibro 12, lo ha caricato con due colpi, lo ha infilato in un sacchetto e lo ha messo sul sedile posteriore della sua Citroen 2Cavalli color panna. Alle 9.13 è passato dalla ditta del nipote, ha telefonato a Gozzini per accertarsi che fosse alla Classe A Energy. Ha ricevuto una telefonata, ma lui ha tirato dritto, tormentato «in tutti questi anni dalla fissazione di trovare il modo di poter far del male al Gozzini... ci pensavo giorno e notte».

«A dire del mio assistito — ha detto l’avvocato Santo Maugeri — la cameriera sarebbe, suo malgrado, una protagonista della storia. Sarà opportuno che gli inquirenti la sentano. La versione del signor Gottardelli è particolarmente delicata».

Domani mattina il difensore tornerà in carcere a trovare il pensionato. Un nuovo colloquio alla vigilia del conferimento dell’incarico da parte del pm Messina, al medico legale per l’autopsia sul corpo dell’imprenditore, crollato a terra dopo la fucilata, morto per «arresto cardio-circolatorio post ferita d’arma da fuoco».

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