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Omicidio Senatore, l’ha ucciso con 7 coltellate: rito abbreviato per Mutigli

Il delitto la sera di San Lorenzo. L’imputato accusato anche del tentato omicidio di Ferrari, amico della vittima. Il ricordo delle sorelle di Gianni

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

19 Giugno 2023 - 20:06

Omicidio Senatore, l’ha ucciso con 7 coltellate: rito abbreviato per Mutigli

Mauro Mutigli

CASTELLEONE - Lo ha ribadito ancora nell’interrogatorio reso in carcere al pm, l’1 marzo scorso: «Non volevo ammazzare nessuno». Non andò così la sera del 10 agosto di un anno fa, la notte di San Lorenzo, il ‘Mercoledì sotto le stelle’ di un paese passato dalla festa alla tragedia. In via Roma, davanti al bar Meteora e sotto gli occhi della gente, Mauro Mutigli, operaio di 38 anni, piantò sette coltellate - di cui tre mortali - a Giovanni Senatore, saldatore di 40, e ferì Alessandro Ferrari, metalmeccanico di 34. Poi fuggì sul monopattino. Arrestato dai carabinieri, è in carcere.

Accusato dell’omicidio di Senatore e del tentato omicidio di Ferrari, oggi Mutigli è stato ammesso dal gup al rito abbreviato (pm Andrea Figoni). I Senatore — papà Francesco, mamma Emilia, i fratelli Gaetano, Sonia e Barbarasi sono costituiti parte civile con l’avvocato Mario Tacchinardi, Ferrari con l’avvocato Michela Sinelli.

avvocati

I legali Michela Sinelli e Mario Tacchinardi

Il processo si discuterà il 2 ottobre prossimo «allo stato degli atti: gli atti di indagine e le nostre indagini difensive che abbiamo depositato nel corso delle indagini preliminari», spiegano gli avvocati Consuelo Beber e Marco Soldi, difensori di Mutigli. «Negli atti di indagine difensiva ci sono tutte le audizioni testimoniali fatte da noi».

difensori

I difensori di Mutigli: Marco Soldi e Consuelo Beber 

E c’è un video: «Mostra Mutigli al bancone del bar». Nel bar entrano Ferrari, Senatore che spinge il passeggino, poi arriva Erica Vecchia, all’epoca fidanzata di Senatore. «Senatore dà schiaffi importanti a Mutigli — proseguono i difensori — . Mutigli scappa in strada. Senatore e Ferrari lo inseguono. Poi, Ferrari entra nel bar, prende una bottiglia d’acqua e al barista dice: ‘Uomo avvisato, mezzo salvato’».

Quindi, esce e accade ciò che Mutigli «non voleva che accadesse». Senatore mette le mani addosso al suo assassino. Due vigili li separarono. Torna la calma. E, invece, no. Mutigli raggiunge il suo monopattino. Sotto la pedana ha appiccicato con il nastro adesivo un coltello da cucina: 18 centimetri di lama. Torna e colpisce Senatore. Ferrari gli fa da scudo, si prende quattro coltellate tra il braccio e le scapole. Mutigli scappa sul monopattino.

Grida: «Vi ammazzo tutti». Senatore non muore subito. Seduto sotto i portici, è cosciente, sta bevendo dell’acqua da una bottiglietta, poi si accascia. «È stato un momento molto concitato. Mutigli si aspettava prima o poi di trovarsi in una situazione di quel genere, ma non pensava che sarebbero arrivati a quel punto», spiegano i difensori. Perché se lo aspettava? «Perché era stato minacciato. Prima di agosto, c’era stato un periodo, in cui Mutigli veniva controllato da parte da terze persone mandate da qualcuno».

Secondo la difesa, c’è un prima e un dopo. «C’è una prima parte, in cui Mutigli ce l’aveva con Ferrari». Ferrari si era messo con la ex di Mutigli, «ma non ce l’aveva per questo. Da padre, ce l’aveva perché Ferrari e la sua ex andavano nei bar e nei ristoranti con i bambini di Mutigli, tiravano tardi e i bimbi si addormentavano. Mutigli non voleva che Ferrari frequentasse i suoi figli. Poi Ferrari lo ha rassicurato, ma Mutigli ha scoperto che non era così. Da lì inizia l’astio tra i due finché», ed è il dopo, «pare che Ferrari abbia coinvolto terze persone. Mutigli si sentiva in pericolo. Infine, sulla scena spunta Senatore». La scena: via Roma, mercoledì 10 agosto, un paese in festa, poi sotto shock.

IL RICORDO DELLE SORELLE

Di suo fratello dice: «Gianni era un gigante buono. Era tante cose». Sonia ha 38 anni. In Tribunale è con Barbara, 35, l’ultima dei fratelli Senatore. Il primo è Gaetano, 47 anni. In aula, Sonia e Barbara hanno visto l’uomo che la sera del 10 agosto scorso ha ucciso il loro fratello. «Rabbia, tristezza? Difficile descrivere con le parole la sensazione forte che abbiamo provato e che proviamo da quando è successo».

Sonia, donna di carattere, muscoli scolpiti dal bodybuilding (il suo sport), mamma di polso che da sola tira su tre figli, da tempo non fa imbiancare la casa. «È concia, ma non lo faccio, perché nel 2018 me l’ha pitturata Gianni. Si è offerto l’altro mio fratello, ma non riesco».

Sonia e Barbara hanno il linguaggio tatuato sul corpo. Come lo aveva Gianni che i tatuaggi imparò a farseli nel carcere di Opera. Nel 2014, nel penitenziario si fece intervistare da Le Iene. Il servizio si intitolava ‘Fine pena mai’. Davanti alle telecamere raccontò di essere dentro «per sequestro di persona e rapina». Sotto i pettorali, la scritta ‘Non mi resta che odiare’. «L’ho fatto qui in galera. La mia ragazza mi ha lasciato, mi ha tradito e la sofferenza mi ha portato a scrivere questa frase», spiegò.

Le sorelle andavano a trovarlo ad Opera tutti i mesi. «Andavo là a portargli i miei figli». Sonia ricordare di quel giorno in cui «ho discusso con Gianni. Rimproverai mia figlia che era piccolina e lui che era un buono, un morbido, si arrabbiò con me». «In carcere, Gianni disegnava personaggi dei cartoon e li mandava ai figli di Sonia», racconta Barbara. Sul petto, il fratello Gianni le aveva tatuato ‘C’è una risposta ad ogni perché’. «Volevo coprire la frase ai tempi, ma da quando è successo, no».

«Io ne ho un sacco di tatuaggi fatti da lui», prosegue Sonia. Il fratello le ha tatuato frasi come ‘Ti svelo un segreto: i migliori sono tutti matti’, ‘Notizie infondate, il caso è chiuso’ e ‘Che fantastica storia è la vita’, una frase che oggi suona amarissima.

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