L'ANALISI
15 Giugno 2023 - 16:40
Erica Vecchi e Giovanni Senatore
CASTELLEONE - «Non mi costituirò parte civile. Anche fossero cento, duecento, trecentomila euro o mezzo milione, non saranno i soldi di chi l’ha ucciso a mantenere i figli di Gianni. L’avrebbe fatto lui, che non c’è più. Lo farò io, che sono la loro mamma. Sacrifici ma orgoglio e rispetto di chi ameremo per sempre». Così Erica Vecchia, la compagna di Giovanni Senatore, saldatore 41enne di Castelleone ucciso a sangue freddo davanti a decine di testimoni nei pressi di un bar di via Roma, nel bel mezzo di una festa di paese, lo scorso agosto. Il processo a Mauro Mutigli, concittadino allora 38enne, comincerà lunedì con l’udienza preliminare.
La notte di San Lorenzo, intorno alle 21,30, davanti al bar Meteora, Senatore arrivò con la fidanzata Erica e l’amico Andrea Ferrari. Lì c’era Mutigli. Il primo ad attaccare briga sarebbe stato proprio Senatore, come ha confermato il filmato registrato dalla telecamere di sorveglianza. Mise le mani addosso a Mauro. Due agenti della polizia locale li separarono. Sembrava tornata la calma. Mutigli si allontanò e raggiunse il suo monopattino elettrico. Lì teneva nascosto un coltello da cucina di ceramica, dalla lama lunga 18 centimetri, appiccicato col nastro adesivo. Lo impugnò, ritornò. Una, due, tre, sette coltellate. Una «trapassò l’atrio sinistro del cuore», un’altra «il ventricolo sinistro», un’altra ancora «il polmone destro». Senatore morì per insufficienza cardiorespiratoria acuta. Dopo l’accoltellamento, Mutigli scappò sul monopattino, urlando: «Vi ammazzo tutti». Senatore era a terra, in un lago di sangue, sotto gli occhi sconvolti, terrorizzati della gente. I soccorritori provarono a salvarlo. Tutto inutile. Si salvò Ferrari, pur ferito.
Oggi sappiamo che non sarà l’avvocato Giovanni Bertoletti di Piadena, come precedentemente ipotizzato a seguito di contatti già avvenuti, ad assistere Vecchia che sarà presente solo al processo penale nel ruolo di teste. «Ho apprezzato l’onestà del legale che si è speso per noi e ci ha aiutato in ogni modo. Ma ho deciso di non avvalermi di un avvocato. Gianni avrebbe voluto così. Quei soldi andranno ai bimbi, dalla loro mamma. Quelli di un eventuale risarcimento, e qui parlo a titolo personale ma sono certa che Gianni l’avrebbe pensata allo stesso modo, mi ricorderebbero quel sangue».
La chiosa netta: «C’è chi mi ha detto, e li capisco, ‘usali per i tuoi figli!’. Io rispondo che li crescerò io, col mio lavoro, non Mutigli».
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