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L'omicidio di Senatore, la compagna: «Mi costituisco parte civile con il bimbo»

L'annuncio di Erica Vecchia A giugno l'udienza preliminare che vede imputato il 38enne Mauro Mutigli

Andrea Niccolò Arco

Email:

andreaarco23@gmail.com

12 Maggio 2023 - 19:13

Violenza alla bimba, sei anni di carcere al vicino

CASTELLEONE - «In vista dell’udienza preliminare, io e il bimbo più piccolo ci costituiremo parte civile, per avere giustizia». Oggi l’annuncio di Erica Vecchia, la compagna di Giovanni Senatore, saldatore di 41 anni colpito con sette coltellate al torace, di cui tre mortali, in via Roma, vicino al bar Meteora di Castelleone la sera dello scorso 10 agosto.

A uccidere l’operaio, davanti a numerosi testimoni, è stato Mauro Mutigli, 38enne e concittadino, prima nel vicino borgo di Soncino e poi ancora a Castelleone. L’hanno arrestato i carabinieri la notte stessa. Erica Vecchia lo rivedrà in Tribunale, a Cremona, il prossimo 19 giugno. Lei, nel frattempo, ha deciso di nominare un nuovo legale.

castelleone

Gianni Senatore e Mauro Mutigli

L’avvocato Mario Tacchinardi ha infatti passato l’incarico. Assiste però, ancora, i genitori di Senatore.

Mutigli dovrà rispondere, il mese prossimo, dell’accusa d’aver assassinato Senatore, ma anche del tentato omicidio di Andrea Ferrari, un metalmeccanico di 34 anni amico della vittima che, la sera dell’accoltellamento, si mise fra i due e rimediò a sua volta quattro colpi di lama, fortunatamente non fatali, tra il braccio e le scapole.

LA RICOSTRUZIONE

La ricostruzione di quei momenti drammatici, stando quanto appreso fino ad ora e salvo colpi di scena dell’ultima ora, resterebbe quella già ampiamente documentata: la notte di San Lorenzo, intorno alle 21,30, davanti al bar Meteora, Senatore arrivò con la fidanzata Erica e l’amico Ferrari. Lì c’era Mutigli. Il primo ad attaccare briga sarebbe stato proprio Senatore, come ha confermato il filmato registrato dalla telecamere di sorveglianza. Il quarantenne mise le mani addosso a Mauro. Due agenti della polizia locale li separarono. Sembrava tornata la calma.

Mutigli si allontanò e raggiunse il suo monopattino elettrico. Lì teneva nascosto un coltello da cucina di ceramica, dalla lama lunga 18 centimetri, appiccicato col nastro adesivo. Lo impugnò, ritornò. Una, due, tre, sette coltellate. Una «trapassò l’atrio sinistro del cuore», un’altra «il ventricolo sinistro», un’altra ancora «il polmone destro».

Senatore morì per insufficienza cardiorespiratoria acuta. Dopo l’accoltellamento, Mutigli scappò sul monopattino, urlando: «Vi ammazzo tutti». Senatore era a terra, in un lago di sangue, sotto gli occhi sconvolti, terrorizzati della gente. I soccorritori provarono a salvarlo. Tutto inutile.

Tra gli ultimi aggiornamenti riguardanti l’iter giudiziario, anche il fatto che il pm, Vitina Pinto, non contesta più l’aggravante dei «futili motivi», ipotizzata in fase di indagini. «Non è stata più contestata, perché le indagini della difesa hanno contribuito a chiarire il contesto in cui è avvenuto l’omicidio», ha spiegato l’avvocato Consuelo Beber, difensore di Mutigli con il collega Marco Soldi.

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