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IL VESCOVO TRA I GIOVANI

Napolioni ai liceali: «Alla vostra età non andavo a messa, a 20 anni la svolta»

Il presule di Cremona ha incontrato gli studenti del Manin, rispondendo senza tabù a vari interrogativi dal divorzio all'Lgbt. Sul coccodrillo di Cattelan: «Mi è piaciuto, simbolo della fragilità dell'uomo»

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

07 Giugno 2023 - 05:00

Napolioni ai liceali: «Alla vostra età non andavo a messa, a 20 anni la svolta»

CREMONA - L’aula magna del Manin gremita e la voglia del vescovo Antonio Napolioni di dialogare con i ragazzi: «Siamo nel pieno di un cammino sinodale in cui la nostra comunità si sta chiedendo come rispondere alle domande del presente. E cosa meglio di questo: incontrare i giovani?», afferma prima di varcare la soglia del Manin. «Tutto è nato a margine dell’incontro che il vescovo ha tenuto con i dirigenti scolastici lo scorso mese di marzo – spiega la preside Maria Grazia Nolli -. In quell’occasione gli ho chiesto se poteva incontrare una rappresentanza dei nostri studenti per un dialogo e un confronto. Quella disponibilità si è tradotta nell’incontro di questa mattina (ieri per chi legge ndr)».

«VOLETE I GIORNALISTI?»

Pian piano i ragazzi arrivano, ma prima di iniziare Napolioni chiede: «Ragazzi, volete che i media stiano qui? O preferite che il dialogo si compia fra noi, con maggiore libertà senza telecamere e taccuini?». E poi l’invito democratico a votare: le mani che vorrebbero i media alla porta si contano sulla punta delle dita di una mano o poco più. Il vescovo ribatte: «Facciamo una controprova: chi vuole che restino tv e giornali?». Nessun plebiscito, «siete degli astensionisti, ragazzi – commenta il capo della diocesi -. È anche vero che siete la generazione dei media, abituata a vivere sempre mediati da un video. Prendetevi la libertà e la responsabilità di scegliere». I ragazzi ascoltano fra l’intimorito e lo stranito, ma risolta la questione della notiziabilità dell’incontro: non capita tutti i giorni che un Vescovo incontri gli studenti, da qui la curiosità. Napolioni passa alla costruzione del dialogo, possibile e auspicato. «Facciamo come nell’ultima cena, quando dopo l’annuncio di Gesù i discepoli si confrontarono tre a tre, pensate al cenacolo vinciano. Ecco confrontatevi a gruppi e poi iniziamo a dialogare».

«NON GIOCO A RISIKO»

Pochi minuti e la prima domanda arriva da Tommaso e riguarda la Curia e il ruolo di vescovo: «Io alla vostra età non andavo a messa, poi a vent’anni Gesù mi ha chiamato a sé e le cose sono cambiate. L’altro giorno sul giornale c’erano gli spostamenti dei preti che ho voluto all’interno della Diocesi, ma vi assicuro che al vescovo non piace giocare a Risiko. In ogni spostamento non c’è il ruolo, ma le persone e le relazioni. Al cuore del mio lavoro c’è la relazione con la comunità di preti e fedeli».

CHIESA E LGBT

Ed è Chiara che va a toccare uno dei temi caldi del momento, come dice la studentessa: «Qual è la posizione della Chiesa Cattolica in tema di relazioni Lgbt?». Il vescovo prende una pausa e dice: «È un tema su cui la Chiesa si sta interrogando e ragionando, avendo meno paura – afferma -. Ma bisogna partire da una considerazione: non si tratta di affrontare un tema, ma di persone, e questo pone la riflessione su un piano differente». E poi entra nel merito: «Non si tratta di dire sì o no, ma di prendere in considerazione che cosa accade nella persona, come psicologia e spiritualità possano coesistere insieme, nell’anima e nella mente oltre che nel corpo. Per la Chiesa la missione della coppia, uomo e donna, è centrale, lo è nelle Scritture, lo è nel disegno di Dio, centrale la famiglia, l’amore per i figli. La Chiesa sta riflettendo su cosa possa spingere una persona ad amare non l’altro sesso ma una persona del proprio stesso sesso. Generando una tendenza, o una pratica. Può essere una scelta, che si sbilancia al di là dei dati di realtà. All’interno della comunità cattolica ci sono occasioni di dialogo con le persone omosessuali che sentono la necessità di far parte di essa, che sentono il bisogno di vivere il messaggio cristiano. Tutto ciò è ben più complesso della filosofia gender che pone tutto sul livello della scelta soggettiva, nel solco di un individualismo disperato e disperante che ci rende tutti più soli». Pausa: «Ho risposto?», chiede il vescovo e dal fondo arriva un grazie.

IL DIVORZIO

Da Carlotta un’altra domanda a bruciapelo, secca e diretta: «perché la Chiesa è contro il divorzio?». La risposta è prima diretta: «Perché ama il matrimonio, ama i figli, la fedeltà. Ma per voi cos’è l’amore? È un sentimento o una decisione?», chiede Napolioni alla platea e in coro: «Un sentimento». E la replica è non meno istintiva: «Ed è lì che sta l’inganno. L’amore è un sentimento che come tutte le cose umane è soggetto al tempo, l’amore e la passione dell’innamoramento devono poi, col passare del tempo, cedere il passo a una decisione d’amore, alla decisione di amare quella persona nel bene come nella difficoltà. Per noi cristiani il divorzio è inaccettabile perché nel matrimonio non c’è solo un contratto, ma c’è di mezzo un sacramento, c’è di mezzo Dio, il Dio della Croce che ha continuato ad amarci, malgrado noi più volte lo abbiamo tradito: Giuda prima, Pietro poi, i discepoli che lo abbandonano. Il cristianesimo in questo può non apparire logico, oppure lo è fino alle estreme conseguenze, nella logica del per-dono, del darsi per l’altro, che ha in Cristo il nostro punto di riferimento, anche quando a mettere in crisi un matrimonio è il tradimento». E quando parla di corna e di perdono al coniuge che ha tradito, nella platea corre un fremito e Iris interviene: «Ma le cause del divorzio sono spesso più profonde di un semplice tradimento».

E Napolioni osserva: «Per questo la Chiesa è in ascolto delle coppie separate e magari risposate, ma che cercano un cammino all’interno della fede cristiana. Non si tratta solo di poter fare o no la comunione, le cose sono più complesse e aperte. Ancora una volta il nostro approccio mette al centro la relazione e la volontà di trovare insieme una strada con Dio anche per quelle coppie e famiglie che arrivano da storie di separazione. Credo che qui ci sia chi è figlio di coppie risposate, l’ultima cosa che la Chiesa vuole è che vi sentiate figli di un Dio minore».


Male ed esorcismo le altre curiosità che arrivano dalla platea di studenti: «Ragazzi, andate a rileggervi la Genesi, laddove si parla dell’albero del bene e del male, insegnamento che chiede all’uomo di misurarsi con dei limiti, che non gli tolgono affatto la libertà. Ed è questo non avere limiti, credersi destinatari del tutto, misurare l’universo a immagine del nostro io che ci pone in fallo e che fa sì che l’ego si ammali veramente, quando nella Genesi ciò che emerge è che siamo parti di un tutto, non possiamo bastare a noi stessi».

SACERDOZIO FEMMINILE

E poi ancora a bruciapelo: «Perché una donna non può diventare papa?». Napolioni osserva: «Il papa è un vescovo, il vescovo di Roma – spiega -. In altre confessioni cristiane ci sono donne vescovo, Giovanni Paolo II ha scritto in merito qualcosa che sa di definitivo, ma non si può scrivere in anticipo la storia della Chiesa. Io sposto l’accento sul celibato dei preti e sulla formazione: a Cremona stiamo lavorando su questo, consapevoli dell’importanza che le donne e le famiglie possono avere nella formazione dei ministri del Signore. Per questo stiamo pensando a percorsi formativi per i futuri sacerdoti che chiamino in causa non solo il seminario, ma la comunità e la famiglia. È ancora la relazione a fare da discrimine, a guidarci, nella consapevolezza che oggi sia importante combattere un individualismo esasperato, quell’egoismo indotto dal mercato, per guidarci nelle scelte come pochi altri. Chiudo con Gioele: i giovani coltivino i loro sogni e gli anziani avranno visioni. In mezzo ci sono gli adulti di cui presto farete parte, lavoriamo per questo, lavoriamoci insieme».

Maurizio Cattelan ed Ego, l’installazione che ha portato nel cuore del battistero un coccodrillo di quasi quattro metri

«IL COCCODRILLO DI CATTELAN MI È PIACIUTO»

«Siete andati a vedere il coccodrillo di Cattelan in battistero? — chiede il vescovo Antonio Napolioni agli studenti del liceo Manin riuniti in aula magna per un incontro dialogico col capo della diocesi cremonese —. Fino a domenica era gratis, adesso si paga il biglietto. Ora dirò qualcosa che ai giornalisti piacerà». E lo sguardo è fra il complice e il divertito: «la dico tutta, non ho avuto io questa idea, ma quando ho visto il coccodrillo nel battistero, mi è piaciuto tanto», afferma e aggiunge: «Ora vi spiego il perché. Al centro del battistero con la sua forma ottagonale che richiama l’ottavo giorno, ovvero il giorno della nuova era, ho percepito la fragilità del nostro essere uomini».


Fa una pausa e poi dirige lo sguardo in alto quasi a ricostruire la visione del coccodrillo appeso che nei giorni scorsi ha suscitato discussioni e polemiche, soprattutto per la location: «In quel coccodrillo mi è parso di poter vedere tutta la fragilità e ambiguità della creazione — continua —. Mi sono chiesto che cosa stesse facendo quel corpo appeso fra la morte e la vita, fra cielo e terra, perché le sue fauci fossero aperte, aperte verso cosa. Che cosa va cercando quel coccodrillo, simbolo del peccato, ma anche della nostra fragilità, forse ascende verso la luce, tende a quel Cristo che mi accoglie e mi eleva e che non mi giudica? Sono arrivato al punto di pensare che quelle fauci spalancate assomigliassero a qualcosa di molto più innocuo: il becco di un passerotto proteso verso la madre, in attesa di essere nutrito. In quelle fauci aperte ho letto una fame di infinito e di vita, ma anche una possibilità di scelta. Tutto ciò nel cuore, al centro del battistero, il grembo della rinascita in Cristo, uno spazio che è rassicurante come l’abbraccio di Dio».


Viene da pensare che nell’installazione che ha caratterizzato buona parte di Cremona Contemporanea Art Week ci sia quel segno di rispetto di cui ha parlato Cattelan su queste colonne attraverso la curatrice della kermesse, Rossella Farinotti. Kermesse che ha riempito la città di visitatori e acceso i riflettori dei media sul battistero e l’opera dell’artista italiano fra i più apprezzati e quotati al mondo, non senza scatenare qualche polemica sull’opportunità dell’operazione.


A chi ha considerato l’installazione poco adatta a un luogo sacro, Napolioni osserva: «Sacro e profano sono dimensioni da non opporre, perché riconciliate in Cristo uomo-Dio — spiega —. Forse il coccodrillo rimarrà esposto ancora per i cremonesi e i turisti che in questo periodo frequentano la nostra città… poi non credo sia giusto trasformare qualcosa di straordinario nell’ordinarietà delle cose», spiega all’uscita dal liceo Manin dopo il confronto con gli studenti, un confronto dai tono diretti e franchi, senza tanti fronzoli, ma con grande rispetto dei sogni dei ragazzi. 

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