L'ANALISI
01 Giugno 2023 - 09:57
Cattelan ed Ego
CREMONA - «Ego nel battistero rappresenta un gesto serio e di rispetto»: così Maurizio Cattelan ha riferito a Rossella Farinotti, curatrice di Cremona Contemporanea Art Week, sottolineando il peso che l’artista padovano conferisce all’installazione del coccodrillo nel cuore monumentale della città, azione ben diversa da quelle che hanno reso lo scultore una star non solo dell’arte, ma anche dei media. Che si tratti del grande dito in piazza Affari a Milano, o della recente banana, Cattelan ama le provocazioni. O forse la provocazione sta nell’occhio dello spettatore che si avvicina all’opera dell’artista padovano?, verrebbe voglia di domandarsi.
Dopotutto, il termine pro-vocare significa letteralmente chiamar fuori e presuppone un’azione, o meglio una re-azione, a qualcosa in cui ci s’imbatte e che accade. E così è per l’installazione Ego: il coccodrillo appeso in battistero non ha mancato di produrre il suo effetto, polemiche comprese. C’è chi ha considerato l’installazione irrispettosa del contesto — in questa direzione vanno alcune delle opinioni espresse nel sondaggio sul sito www.laprovinciacr.it — e chi, invece, l’ha giudicata una trovata per far parlare della prima edizione di Cremona Contemporanea Art Week, una kermesse che ha portato 70 opere di artisti contemporanei di valore internazionale in 14 diverse location della città, trasformando Cremona in una galleria d’arte diffusa.
A svelare il dietro le quinte del coccodrillo di Cattelan è la stessa Farinotti: «Quando abbiamo iniziato a pensare alla rassegna cremonese abbiamo cercato di radunare il meglio dell’arte contemporanea. Io ho cominciato a collaborare con Cattelan dai tempi di L.O.V.E. (Libertà, Odio, Vendetta, Eternità) — racconta la curatrice — e allora le polemiche ci furono eccome. Quando abbiamo chiesto il duomo per l’opera di Maurizio, ci è stato proposto il battistero. E quando Cattelan è entrato lì, è rimasto folgorato e non ha avuto dubbi su quello che avrebbe fatto. Ero presente e alla proposta del coccodrillo, Cattelan e don Gianluca Gaiardi, responsabile dei Beni culturali della Diocesi, hanno disquisito sul significato simbolico dell’animale nell’iconografia cristiana. Ho avuto la netta percezione che la sintonia fosse magica e speciale, accomunata dal rispetto che si deve alla bellezza di un battistero davvero unico e a ciò che rappresenta per la comunità cremonese e per la storia dell’arte».
Per questo, secondo Farinotti, le critiche ci stanno, come ogni giudizio nel campo delle arti e delle opinioni. Le polemiche pure. Ma, forse, meno che in altri gesti dell’artista, come lo stesso Cattelan le ha riferito. «Credo che in Ego si avverta la tensione alla redenzione — spiega Farinotti —. In Ego c’è una condizione di peccato che si esprime in un movimento ascensionale verso una possibile liberazione o redenzione, cristianamente parlando. Sicuramente il coccodrillo ascende verso la luce, la salvezza. In tutto questo mi pare difficile ravvisare qualcosa di irrispettoso verso il luogo che ospita l’opera. Fra l’altro, è tutta la manifestazione ad essersi mossa e interrogata sull’importanza dei luoghi, affinché le opere parlassero col contesto».
C’è chi ha messo in evidenza come un coccodrillo sia appeso da secoli in Santa Maria delle Grazie e come, dunque, non ci sia alcuna originalità nell’atto di Cattelan. «In realtà, l’installazione Ego dialoga con quel segno, con quell’altro coccodrillo che appartiene al vostro territorio, alla terra dei Gonzaga in cui fra l’altro trovò casa artistica anche un vostro conterraneo, Claudio Monteverdi — continua la curatrice —. Anche in questo aspetto c’è un desiderio di dialogo col territorio, una sorta di linea del tempo che lega il passato al presente».
Una cosa certa: Ego, il coccodrillo di Cattelan, un primo effetto l’ha ottenuto. «Nel fine settimana sono stati ben 2.500 i biglietti staccati, l’ingresso è gratuito ed anche in questo c’è un segnale forte di amore per l’arte e per la possibilità di fruire gli spazi, regalandosi la possibilità di stupore e bellezza».
Dopotutto, nella parola sacro c’è il senso della separatezza che divide il quotidiano dal festivo, l’ordinario dallo straordinario. E per questo il coccodrillo in fondo si mimetizza con i colori della volta del battistero: perché la rivelazione è un dono che non dipende da noi ma ci è dato gratuitamente, come la visione di un coccodrillo che ascende verso la luce.
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