L'ANALISI
31 Maggio 2023 - 05:20
Il coccodrillo di Maurizio Cattela appeso in Battistero
CREMONA - Il coccodrillo imbalsamato di Maurizio Cattelan appeso al lucernario del battistero, una delle 70 tra opere e installazioni che stanno punteggiando la città in occasione della prima edizione di Cremona Contemporanea Art Week, ha riaperto l’eterna discussione in seno alla Chiesa e alla sua comunità sull’opportunità o meno di ospitare, in luoghi sacri, opere d’arte non convenzionali: da un lato, i favorevoli alle provocazioni del contemporaneo, comunque portatrici di riflessioni e approfondimenti; dall’altro, i contrari, perché scivolare dal sacro al sacrilego è un passo molto breve e, nel caso del coccodrillo dal nome esemplare, Ego, nulla avendo a che vedere con la sacralità e la spiritualità del luogo. Se a migliaia hanno già varcato le porte di quel piccolo capolavoro del romanico-gotico lombardo spinti, si immagina, almeno dalla curiosità, e molti cremonesi vi sono entrati per la prima volta, significa che sperimentare l’utilizzo delle chiese come spazi per esposizioni d’arte contemporanea identifica il valore dell’opera non tanto come rappresentazione, ma come presentazione di un qualcosa che possiamo leggere come percezione di mistero.
Dà voce agli scontenti don Maurizio Pedretti, sacerdote cooperatore al santuario Santa Maria del Fonte di Caravaggio. «Ho notato con piacere che la Curia di Cremona ha dato l’ok per esporre all’interno del battistero l’opera il coccodrillo di Maurizio Cattelan — scrive ironicamente —. Al di là dei diversi significati simbolici, spero che chi ha consentito di esporre quest’opera non abbia criticato l’artista per il dito medio in piazza della Borsa a Milano o la banana attaccata alla parete con il nastro adesivo. È vero che ci troviamo all’interno di Art Week Cremona. Ma è stato scelto l’artista italiano più provocatorio. Forse con l’intento di vendersi, consapevoli che in questo modo si sarebbe sicuramente parlato e anche la Curia, il battistero e e il Museo Diocesano ne avrebbero tratto vantaggio? Un Museo senza artisti contemporanei tra gli espositori fatta eccezione per Gianmaria Potenza, lo scultore veneziano a cui si deve la realizzazione del nuovo presbiterio della cattedrale. Complimenti! Tutto d’un tratto sono diventati super super contemporanei...», chiude don Pedretti, con una sferzata.
Dunque perché questa installazione, il cui autore è tra i più trasgressivi e provocatori del contemporaneo italiano e internazionale? «Semplicemente perché se ne parli, ci sia un ritorno di ‘pubblicità’ — aggiunge don Pedretti —. Altri nomi meno eclatanti non avrebbero portato tutti quei commenti che si leggono sui social e anche meno risonanza mediatica».
Secca la replica: «Una presa di posizione che non merita risposta», fanno sapere dalla Diocesi, che liquida la questine in due parole.
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