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MALAGNINO

Furto in casa di un anziano, via 1.500 euro e i gioielli: madre e figlio a processo

L'episodio avvenuto a casa del signor Gino, 85 anni, è solo l'ultimo di una lunga serie: Rita Cavazza, residente al campo nomadi di Casalmaggiore, colleziona condanne e arresti dal 2003

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

01 Giugno 2023 - 16:37

Avrebbe rubato i gioielli a un’anziana, denunciata donna delle pulizie

MALAGNINO -­ ­ Il signor Gino è nato nel 1938. Di lui i ladri, ­madre e figlio che gli sono entrati i casa il 29 settembre mattina del 2021, sapevano quanto basta per farsi aprire la porta e carpirgli la fiducia. Sapevano che l’ottantacinquenne aveva moglie e figlia, in quel momento fuori casa. «Buongiorno, ho lasciato a sua moglie il mio orologio». Lui ci è cascato. Li ha fatti entrare. «È stato un attimo».

E in quell’attimo, il ladri hanno rubato 1.500 euro in contanti e i gioielli della moglie custoditi nella cassaforte in camera da letto, al primo piano della villetta. Sono scappati sull’auto con cui sono arrivati davanti all’abitazione, Rita Cavazza e il figlio, poi identificati dai carabinieri di Sospiro che hanno lavorato sulle telecamere, quella della villetta che dà sul cancello e sul cortile e quella del comune di Malagnino. Madre e figlio sono a processo per il furto in abitazione. Oggi l’anziano Gino e il carabiniere hanno raccontato come è andata.

I militari avevano visto  arrivare i ladri in auto, il figlio alla guida, la madre al suo fianco. Rita Cavazza aveva la mascherina abbassata, suo figlio era a volto scoperto. Avevano riconosciuto la donna perché «nota agli uffici». Perché Rita Cavazza, residenza al campo nomadi di Casalmaggiore, campa di furti, ha collezionato arresti e condanne. Le sue vittime sempre persone anziane. Madre di due figli, una femmina e un maschio, li ha tirati su insegnando loro il ‘mestiere’.

Il signor Gino ha raccontato: «Hanno suonato il campanello, una signora mi ha detto: ‘Venga al cancello’». L’anziano li ha fatti entrare in cortile. Il figlio è rimasto fuori, Rita l’ha fatta accomodare in salotto. Non li aveva mai visti prima quei due. «In casa abbiamo chiacchierato un po’. Sembrava che conoscesse bene mia moglie. Mi ha detto di aver lasciato il suo orologio a mia moglie. ‘L’ha messo in cassaforte’». Io le ho detto: «Venga su che andiamo a vedere». Sono saliti in camera da letto. Il signor Gino ha aperto la cassaforte. «L’orologio non c’è». la ladra: «Posso guardare anch’io?». Lui si è messo da parte . «È stato un attimo. Mi giro, non c’era più». E non c’erano più le buste con i soldi e i gioielli. La refurtiva non è mai stata recuperata.

Dalle telecamere, i carabinieri hanno ricavato la targa dell’auto intestata alla Cavazza che aveva la mascherina abbassata quando ha suonato al citofono. Il figlio era a volto scoperto. L’hanno riconosciuta. Il 22 novembre prossimo sarà emessa la sentenza.

A novembre del 2003, Rita Cavazza fu arrestata e patteggiò 9 mesi di reclusione dopo il furto tentato a casa di Angelo, 88 anni, a Volongo. Alle 13.30, con la complice bussò alla finestra dell’anziano che stava guardando la tv. «Vendo calze, ha bisogno? Almeno mi dia un bicchiere d’acqua», gli disse per distrarlo. Intanto, la complice rovistò ovunque. Ma i vicini videro la scena e chiamarono i carabinieri. Arresto.

Luglio 2007. Rita Cavazza finì di nuovo in manette, con una complice, dopo il furto andato a segno di 300 euro a una anziana di San Giovanni in Croce. La tecnica utilizzata: mentre una delle due distraeva l’anziana, l’altra si intrufolò nell’appartamento della vittima, rovistò, prese i soldi. Le due scapparono. La vittima si rese conto del furto, chiamò i carabinieri che, raccolta la descrizione delle ladre, capirono e andarono a colpo sicuro al campo nomadi di via Al Porto e arrestarono la Cavazza.

Luglio 2008. Cavazza venne condannata a 8 mesi (arresti domiciliari) per il furto fallito di un portafoglio in una abitazione di Viadana. Giugno 2013. Rita Cavazza e la figlia vennero arrestate (e a luglio condannate) per il tentato furto in una casa di Viadana.

Luglio 2018. I carabinieri di Castel Goffredo (Mantova) arrestano Rita Cavazza e la figlia per furti messi a segno a Castel Goffredo, Guidizzolo e Piubega. Avvicinavano le vittime, quasi sempre anziane, vicino ai locali pubblici o ai cimiteri. Con la scusa di essere lontane parenti o di essersi conosciute in ospedale, le ladre carpivano la fiducia, sfilavano portafogli o gioielli. Solo nell’Alto mantovano lo stratagemma portò a una decina di colpi. L’indagine partì dal furto denunciato da una anziana di Castel Goffredo, derubata di circa 200 euro in casa.

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