L'ANALISI
19 Maggio 2023 - 05:00
CREMONA - Ha 84 anni, divora libri, si occupa della casa, guida l’auto ed è una gran camminatrice: per tenersi in forma, mastica chilometri in un giorno. E, allora, «la rabbia monta per esserci cascata». Con il senno del poi son piene le fosse. Ma quando a una mamma i «bastardi» dicono che il figlio, peraltro avvocato, è sotto interrogatorio e rischia di finire in gattabuia, anche la madre «più lucida» il senno lo perde.
Gioielli per 30mila euro. È il maxi bottino della truffa messa a segno due giorni fa da due farabutti all’anziana. Se ne stanno occupando i carabinieri, ai quali la vittima ha presentato denuncia. Uno dei truffatori è alto 1 metro e 70, accento italiano. Ma in questa storia truffaldina c’è una «coincidenza» che fa rabbrividire. Martedì 16 maggio, alle 13.35 squilla il telefono di casa, la signora risponde. Il figlio è appena rientrato, ha fretta, perché ha un appuntamento fuori Cremona. Un pasto veloce e via. «Glielo passo», dice la madre.
Alcuni giorni prima, il figlio avvocato per un suo cliente aveva trattato con un’assicurazione un sinistro trattenuto nella centrale dei sospetti. Ed ecco la «coincidenza» da brividi, sospetta. Racconta il figlio: «Al telefono, un signore molto educato mi dice: ‘Buongiorno avvocato, scusi il disturbo, sono il perito dell’assicurazione, sono dalla polizia, perché c’è da seguire un sinistro che è stato trattenuto nella centrale rischi, poiché sospetto. Adesso, il proprietario dell’auto ha fatto un altro sinistro. E c’è il sospetto che sia una truffa. Lei dovrebbe venire a firmare che il cliente ha avuto un precedente sinistro...».
Il finto perito non ha accenti particolari. «Mi passa al telefono l’agente Sartori. Sembra meridionale, ma non ho capito se lo fosse davvero o se imitasse di esserlo. L’agente mi dice: ‘Lei dovrebbe semplicemente firmare una dichiarazione che c’è già un sinistro sospetto nei confronti del suo cliente. Altrimenti, sembra che lei si presti alla truffa. Deve venire al Comando della Polizia ferroviaria’». L’avvocato, preso al volo alle 13.35 e di fretta, pensa si tratti della pratica del suo cliente. Esce, sale in auto, si reca alla Polfer. Scopre che non c’è alcun agente Sartori. Salta in auto, intanto riceve sul cellulare una chiamata da un numero anonimo.
C’è un agente «furioso» che lo aspetta. Le telefonate saranno due. «Deve venire al Comando dei carabinieri». Il figlio va al Comando: non c’è alcun Sartori. Gli si accende la lampadina, corre a casa. Dove, nel frattempo, la madre aveva ricevuto una telefonata. «Suo figlio è stato arrestato. Servono 10mila euro in garanzia, poi glieli restituiamo». La signora non ha tutti quei contanti. «Vanno bene anche gli ori. Passa da lei un avvocato». È il finto avvocato Borghi. La mamma, agitata e in confusione, prende gli ori e li infila in un borsa. Riceve un’altra telefonata. «Ha racimolato i gioielli?». «Sì». Il bandito la richiama per avvisarla che fuori c’è l’avvocato. «Gli consegni i gioielli, suo figlio verrà rilasciato». La mamma si affaccia: c’è un tizio vestito di nero. Lo fa entrare. Il finto avvocato prende il malloppo e se ne va a piedi. Intanto, il figlio si precipita a casa. Troppo tardi.
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