L'ANALISI
CREMONA
30 Maggio 2023 - 17:57
CREMONA - Nell’epoca del tribunale social e del giustizialismo mediatico (l'uno e l'altro condannati senza appello), hanno indossato la toga — chi del pm, chi dell’avvocato, chi del giudice — simulando un processo penale con tutti i crismi del diritto. Hanno sviluppato elaborati o realizzato video, in gruppo o da soli. ‘Lo giustiziamo o lo giudichiamo?’ il tema di quest’anno del concorso che la Camera Penale di Cremona e Crema ‘Sandro Bocchi’ porta avanti da più di 20 anni, nato proprio a Crema e prima ancora che diventasse un progetto nazionale. Il valore aggiunto: le sette borse di studio consegnate oggi ai 14 studenti vincitori del bando. Sono Alessandro D’Aria, Lorenzo Devoti e Marco Mussi (2Ma istituto Galilei di Crema); Alice Canclini (5LA del Galilei di Crema); Giulia Riboli, Alice Sangaletti e Ginevra Cornaggia (2CC del Galilei); Giulia Barbieri (4E liceo scientifico Da Vinci Racchetti di Crema); Matteo Grassi, Stefano Pompadoro e Riccardo Tornelli (2IC Galilei ); Leonardo Luigi Arisi e Luca Magnoli Bocchi (4E liceo scientifico Aselli di Cremona); Linda Yu Si Tong (4E liceo scientifico Aselli di Cremona). Le menzioni sono andate a Marco Maria Moro (2MA istituito Galilei) e a Gaia Strippoli (5A TST Sraffa di Crema). Quattro borse di studio sono dedicate agli avvocati Sergio Franceschini, Aldo Pizzoccaro, Agostino Russo e Vittorio ‘Toto’ Meanti. Le altre sono state date dall'Associazione Popolare Crema per il Territorio che ha stanziato una sovvenzione per 900 euro. Nell’edizione di quest’anno, ci sono state anche le menzioni a due studenti.
Applausi e foto ricordo nell’aula della Corte d’assise piena di studenti, genitori, professori, presidi, cornice della cerimonia aperta, a mezzogiorno, da Micol Parati, presidente della Camera Penale. «È stato molto emozionante, perché oltre il bando abbiamo fatto una simulazione processuale - spiega Parati —. Questo ha contribuito molto nel far capire ai ragazzi il funzionamento del processo. Abbiamo spiegato loro che cosa succede ai due ragazzi condannati dal collegio nel processo simulato. Abbiamo visto che non è stato così semplice nemmeno per loro decidere se una persona è colpevole o innocente lontano dai social, dalle chiacchiere. Gli elaborati ci hanno dato il polso del fatto che i ragazzi abbiano compreso i vari ruoli, qual è la differenza tra il giustiziare una persona senza processo soprattutto dal punto dei vista dei social, che noi non abbiamo trattato, ma che loro hanno riconosciuto molto impattante, come una chiacchiera, un’idea possano diventare deleterie per chi la subisce».
Parati si è detta «molto colpita che ragazzi così giovani, di 15 anni, abbiano anche avuto voglia di vedere che cosa succede fuori dall’Italia, ad esempio in Iran, di capire che noi siamo dei privilegiati, perché abbiamo la Costituzione, abbiamo dei diritti fondamentali che cerchiamo di tutelare ogni giorno, mentre ci sono altri Paesi che non sono così fortunati».
Alessio Romanelli, presidente dell’Ordine degli avvocati, ha sottolineato come le borse di studio siano «una delle iniziative più importanti, insieme alle visite in carcere, della Camera penale, perché è fondamentale andare nelle scuole e portare il concetto di giustizia, di legalità e, soprattutto, il concetto del rispetto delle regole e dei diritti umani. Credo che mai come in questo caso sia stato centrato il titolo del bando: ‘Lo giudichiamo o lo giustiziamo?’. Intanto perché mette a confronto le due tesi che si stanno contrapponendo anche nel dibattito politico del nostro Paese: una visione laica, liberale della giustizia che chiede che, certamente, venga celebrato il processo e che si arrivi anche alla condanna dei colpevoli, e, viceversa, a mio avviso una concezione non liberale, non conforme alla Costituzione e che sotto il nome di giustizia, chiede una sorta di vendetta e toglie il compito stesso della giustizia».
L’avvocato Maria Luisa Crotti, presidente della Camera penale della Lombardia Orientale, ha spiegato con i numeri il ‘dietro le quinte’ del concorso nel distretto di Cremona e Crema: sette avvocati hanno svolto nove incontri in sei istituti, parlando a 650 studenti. «Questo è lavoro puro — ha detto —, noi siamo avvocati, ma ci teniamo tantissimo a entrare nelle vostre scuole per poter parlare con i ragazzi dei temi della giustizia. È importante capire cosa significa giudicare, quali sono le regole e anche dopo la condanna, come si deve scontare la pena, cosa dice la Costituzione, quali sono i paletti. I ragazzi hanno dimostrato di essere molto più liberi di noi, liberi dalle ideologie, dalle etichette».
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