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Le vite negate sotto il velo: «In Iran ogni 6 ore continuano a impiccare»

Iniziativa dei Radicali: l’attivista iraniana Nazanin Eagderd e la giornalista Irene Testa raccontano le barbarie del regime islamico

La Provincia Redazione

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16 Maggio 2023 - 05:00

Le vite negate sotto il velo, l’urlo delle ragazze in Iran

CREMONA - «Anche in questo momento, mentre siamo qui, in Iran ogni sei ore continuano ad impiccare le persone». Eppure, non se ne parla più - o se ne parla pochissimo - della rivoluzione in atto da otto mesi in Iran, dove contro il barbaro regime islamico lotta, disarmata, la generazione Z: ragazze senza il velo che urlano ‘Donna Vita Libertà’. Al loro fianco i ragazzi.


A Cremona, i riflettori si sono riaccesi sabato scorso in sala Mercanti grazie a Nazanin Eagderd e Irene Testa, l’una esponente del movimento ‘Vita Donna Libertà’ e neo consigliera generale del Partito Radicale, l’altra tesoriera dei Radicali, giornalista, autrice del dolorosissimo libro ‘Azadi - Libertà in Iran’ (prefazione di Mattia Feletri): 14 interviste da lei raccolte sulle quotidiane violazioni dei diritti in Iran. Anche dei più banali diritti, come spruzzarsi il profumo o, nel caso dei maschi, vestirsi con una maglia a mezze manichei. Come baciarsi e tenersi per mano in strada. Perché sotto il sole dell’Iran è vietato mostrarsi innamorati. È l’Iran «dove dai 9 anni compiuti, le bambine devono indossare il velo, perché a quell’età possono già essere date in spose. Ma è sempre e solo il padre a dover essere d’accordo, la figlia non ha voce in capitolo», spiega Nazanin.


Quattordici - sconcertanti - interviste che tolgono il velo su uccisioni e torture, violenze fisiche e psicologiche subite nelle carceri dove se entri, non sai se esci, e se esci, hai l’ esistenza stravolta. Racconti che «levano il fiato e il sonno, confondono e inorridiscono. E, purtroppo, lasciano su di noi un prepotente senso di impotenza», per dirla con Testa. L’incontro è stato organizzato dai radicali e lo ha moderato Francesca Morandi, giornalista del quotidiano di Cremona e Crema La Provincia.


Nazanin ha 31 anni, da circa uno vive a Roma, studia e lavora. Ha lasciato l’Iran, «ma l’Iran non mi ha mai lasciata; sono venuta in Italia per seguire i miei sogni che in Iran mai si potrebbero realizzare. Ho dovuto imparare l’italiano, ottenere il visto è molto difficile». In Italia, «non avevo diritto ad un conto bancario ed è stato quasi impossibile trovare una casa. Ricordo di aver parlato al telefono con una signora. Quando le ho detto che ero iraniana, mi ha chiuso il telefono. È dura per chi arriva dal Medio Oriente». Nazanin pensava che «gli occidentali fossero egoisti».

Irene Testa con il libro ‘Azadi. Libertà in Iran’

Poi, un giorno ha scoperto che non era così. Che Irene stava facendo lo sciopero della fame «per chiedere al Parlamento, al Governo italiano di occuparsi della questione Iran sulla quale non volava una mosca - sottolinea Testa —. Per chiedere all’informazione di parlare di quanto stava accadendo. Nazanin mi chiamò. ‘Lei davvero sta facendo lo sciopero della fame per il mio Paese?’. ‘Sì’. ‘Non ci credo. Devo venirla a conoscere e stringerle la mano’». Da qui, il loro incontro.


Una famiglia «aperta», la sua. «Ero fortunata — prosegue Nazanin—, ma anche se si nasce in una famiglia aperta, nella società noi dobbiamo vivere una doppia vita». La vita in casa «dove possiamo fare tutto ciò che vogliamo: bere alcolici, fare feste bellissime». E la vita fuori, «così difficile e complicata». Perché fuori «ti controllano tutto. Davanti alla scuola, ogni mattina controllano dentro le borse, controllano se abbiamo ritoccato le sopracciglia. Noi dobbiamo studiare il Corano e la lingua araba». E devi stare in allerta con i prof: magari, uno di loro è un basij, la milizia paramilitare iraniana fondata nel 1979 per ordine dell’Ayatollah Khomeini. Nazanin è arrabbiata.

«Ogni sei ore impiccano le persone e da mesi chiediamo di inserire i Pasdaran (il Corpo delle Guardie della rivoluzione, ndr) nella lista delle organizzazioni terroristiche». «Proprio perché i Pasdaran - aggiunge Testa — non sono solo un corpo militare, ma detengono anche gran parte del potere economico e, quindi, per loro sarebbe importantissimo. Però, i Governi indietreggiano. Hanno elevato sanzioni, ma come abbiamo visto, sono acqua fresca, perché non hanno impaurito il regime, anzi, lo hanno incattivito».

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