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CREMONA

Nel ricordo dell'avvocato Meanti, commozione nell'aula penale

La presidente Maria Stella Leone: "Un giurista, un signore. Un grande esempio di vita professionale". Il cordoglio dei colleghi

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

28 Marzo 2023 - 11:49

Meanti

CREMONA - E’ commossa la  presidente della sezione penale, Maria Stella Leone, nel ricordare, oggi nell’aula penale, la figura dell’avvocato Vittorio 'Toto' Meanti, scomparso il 24 gennaio scorso all’età di 57 anni, strappato da un tumore alla vita, alla sua famiglia, alla moglie Paola, ai figli Edoardo, Vittoria e Filippo. In aula sono presenti la vedova e il figlio Edoardo che sta seguendo le orme del padre, "un grande avvocato, un giurista, un signore". La  presidente di sezione Leone ha avuto modo di seguire Meanti sin dagli inizi della carriera, nel civile e nel penale, a Crema. "Un grande esempio di vita professionale, portata avanti combattendo e lavorando sino in fondo", ha detto, esternando il cordoglio "per una perdita prematura" alla famiglia "da parte di tutti i colleghi".

Il ricordo dell’avvocato Alessio Romanelli, presidente dell’Ordine degli avvocati: "Ho avuto la fortuna di conoscere Vittorio Meanti, di condividere con lui l’esperienza all’interno della Camera Penale, abbiamo fatto parte insieme del direttivo e di quella esperienza, io ricordo la grande attenzione di Toto al rispetto delle regole e al rigore che aveva nel chiedere, sempre, il rispetto delle regole. E questa è una cosa che sicuramente ha portato nel suo modo di esercitare la professione. Era un giurista, in quanto giurista era uno studioso del diritto e in quanto studioso del diritto era un difensore dei diritti. Il professor Giorgio Spangher dice che il grande avvocato inizia il proprio lavoro quando gli altri non vedono alternative".

Meanti "era proprio così: aveva la capacità di individuare soluzioni giuridiche quando noi non vedevano nulla se non problemi insormontabili. Nel suo modo di vivere la professione, ha avuto l’intuizione, la capacità di anticipare il futuro, creando uno studio moderno multidisciplinare. Credo sarebbe orgoglioso oggi di sapere che questo studio che lui ha creato si è ulteriormente ingrandito e si è arricchito di talenti e di esperienze. Le doti personali sue lo hanno condotto a perorare le cause due volte davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e una volta davanti alla Corte Costituzionale. Sono risultati di uno spessore eccezionale e noi come Foro dobbiamo essere orgogliosi che un nostro collega sia riuscito ad arrivare davanti a queste Corti Supreme. Naturalmente, le doto umani, di carattere, di eleganza, di educazione non le possiamo fare nostre, le possiamo soltanto ammirare. Quello che invece noi possiamo in un certo senso fare nostro come esempio, è il suo metodo di lavoro, il suo rigore, la sua capacità logica e la sua capacità di individuare le soluzioni di diritto, le soluzioni giuridiche. Alla famiglia va tutta la stima, la riconoscenza e l’affetto del Foro di Cremona".

meanti

L'avvocato Vittorio Meanti

Commovente il ricordo della sua collega di studio Ilaria Dioli. "Vittorio, mi è stato chiesto di commemorare il tuo ricordo ed il primo pensiero che ho ho avuto: 'Come avrei potuto farlo? Come condensare la tua immagine, come tratteggiare la tua figura con le giuste parole? '. Allora non ho potuto fare altro che ripercorrere, con il pensiero in questi giorni, quello che è stato, sfogliando gli attimi. i fotogrammi di dieci anni di vita, di professione condivisa. In una delle nostre ultime conversazioni ti avevo detto, dopo un un momento di silenzio: ‘Per fortuna che ci sei, perché quando ci sentiamo, io provo sempre la stessa sensazione rassicurante, quella di parlare con una persona che mi comprende, di parlare la stessa lingua’. Il nostro rapporto è stato questo: di riconoscersi, di comprendersi, di sostenersi. Uno stesso modo, io credo, di intendere la vita e la professione che ci ha sempre accomunato. Il nostro mestiere di avvocati penalisti è stato la dimora, il terreno fertile in cui la collaborazione professionale si è naturalmente tramutata in una forte amicizia. In un dato indiscusso di reciproca stima, in una promessa tacita e fattiva di esserci sempre, l’uno per l’altro. Ho nella memoria le riunioni nel tuo studio in preparazione dei processi, i confronti accesi, io seduta di fronte alla tua scrivania con i fascicoli aperti, le carte sparpagliate, i dibattiti sulla scelta del rito, le porte sbattute e, poi, infine, la convergenza in una unica, comune, linea di difesa. Ho nella memoria i nostri viaggi in macchina, le chiacchiere amicali che per per ore ci hanno accompagnato prima di arrivar in aula, noi seduti l’uno di fianco all’altra in attesa della sentenza".

Ricorda "quei momenti in cui insieme ci siamo alzati, le nostre toghe spalla a spalla, in cui abbiamo condiviso, con emozione trattenuta, l’assoluzione per il nostro assistito. Negli ultimi anni, quando poi la malattia ti ha colpito, da te Vittorio ho ricevuto un insegnamento che credo mi accompagnerà per tutta la vita".

L’insegnamento: "Certe cose accadono e noi, in quei momenti, non possiamo che accettarle, esulano dal nostro volere". "La vita, Vittorio, a volte sa fare molto male. Ho nella mente l’attimo in cui dal mio ufficio sentivo aprire la porta d’ingresso dello studio. Sento che appendi con lentezza il giubbotto ed il tonfo cadenzato delle stampelle che lentamente si fanno strada fino a che la tua immagine mi compare sulla soglia della stanza. Quel tragitto negli ultimi anni si è fatto progressivamente sempre più lungo e faticoso per te. La mia difficoltà, invece, era nell’attimo in cui ti avrei dovuto guardare e sostenere adeguatamente il tuo sguardo senza far trapelare il mio dispiacere, ma tu lì mi hai insegnato, da signore quale sempre sei stato, il coraggio, la dignità e l’eleganza , il poter affrontare anche quel giudizio, quel processo che sapevi essere senza possibilità di appello. Anche nella malattia e nel dolore hai saputo mantenere quel tratto di innata eleganza che ti ha sempre contraddistinto e mi tornava allora alla mente quando da giovane avvocato ti guardavo in aula e rimanevo, ascoltando la tua arringa, affascinata dal tono appropriato, dalle giuste pause, dall’argomentazione convincente, dalla stessa postura onesta e senza infingimenti con cui ti rivolgevi alla Corte. Mi hai insegnato che anche nel dolore occorre sempre guardare avanti, resistere e dare la giusta importanza al nostro tempo, al nostro transito terrestre, stringendoci accanto alle persone che veramente ci amano e che noi amiamo. La sua famiglia, sua moglie Paola, i suoi figli Edoardo, Vittoria e Filippo sono stati l’altra colonna portante della tua vita. Ho sempre guardato con ammirazione il grande amore che ti ha legato e ti lega a Paola. E anche ora parlarne non è facile, perché l’intensità di questo rapporto non può essere spiegato a parole, ma lo si può solamente comprendere se conosciuta. E i tuoi figli, a cui rivolgo un pensiero, caro Vittorio, sono ragazzi solidi, saldi che riempiono, a chi ha la fortuna di frequentarli, il cuore pieno di orgoglio. Sapranno come affrontare la vita, perché hanno avuto il dono di radici sane. Avvocato Meanti, infine non posso che rivolgere un pensiero, e ne sono convinta tu mi appoggeresti, a quella grande famiglia che è il nostro studio legale, quell’allegra baraonda di avvocati e di segretarie che ogni giorno è stato ed è il nostro posto di lavoro. A tutti caro Vittorio, manchi".

L’ultimo messaggio. "L’ultimo messaggio che mi hai scritto e che ogni tanto vado a vedere è ‘Fiòca’, nevica. Poi, non c’è stato null’altro. Eppure, in quella parola breve, semplice e pulita, io ci leggo un mondo intero. Nel tuo saluto c’è un dono: ‘Ricordati di stare al mondo con leggerezza, porta bellezza per il tempo che ti è dato, sappi stare in armonia con gli altri, rammenta che la fragilità potrà trovare sostentamento solo nell’unione e nella solidarietà con le altre persone , in quella discesa che tutti siamo chiamati a percorrere, dal cielo alla terra. Questo è stato il tuo transito terrestre, questa è l’eredità morale che ci hai lasciato in memoria. Grazie, Vittorio".

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