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CREMA: IL CONVEGNO

Digitale e umano: «Mai schiavi della macchina per rimanere responsabili»

Il guru Camisani Calzolari, don Peyron, la ricercatrice Soccini e il manager Magni ospiti dell’Associazione industriali

Riccardo Maruti

Email:

rmaruti@laprovinciacr.it

25 Maggio 2023 - 23:08

Metaverso

Marco Camisani Calzolari, Simone Filippetti, Agata Marta Soccini, don Luca Peyron, Paolo Magni

CREMA - «Venite a vedere quanto è profonda la tana del bianconiglio»: la voce umanoide che rimbalza tra le pareti della sala Pietro da Cemmo invita ad attraversare lo specchio per sondare l’abisso digitale. E il pubblico che affolla la platea si tuffa nella dimensione virtuale per riemergere nell’universo sensibile, due ore più tardi, consapevole della necessità di gettare un ponte tra mondo fisico e digitale per restare in equilibrio sul filo del reale.

Il convegno firmato dall’Associazione industriali della provincia di Cremona e curato dal comitato Piccola Industria presieduto da Paolo Aramini esplora quel metaverso che «non esiste» per il guru della digital communication Marco Camisani Calzolari, affronta i dilemmi etici connessi alla quarta rivoluzione industriale che «sfida la questione dell’umano», secondo il fondatore e direttore del Servizio per l’apostolato digitale dell’arcidiocesi di Torino, don Luca Peyron, e si spinge fino alle frontiere più estreme dell’innovazione tecnologica con il racconto delle sperimentazioni della ricercatrice informatica cremasca Agata Marta Soccini e del senior innovation manager del Gruppo Enercom, Paolo Magni.

Paolo Aramini


Il viaggio nell’oltremondo digitale si apre con il talk di Camisani Calzolari: «Il metaverso dovrebbe essere open source, decentralizzato, renderizzato in real time, globalmente sincrono, immersivo e interoperabile — spiega l’esperto, volto noto di Striscia la notizia —. Allo stato attuale i cosiddetti metaversi non sono altro che siti chiusi, in molti casi impostati come semplici videogame in 2D popolati da avatar». Insomma: il metaverso è l’illusione di se stesso. «Le big company che hanno spacciato l’idea di metaverso sono andate incontro, fin qui, ad autentici fallimenti. Di fatto non si può parlare di realtà virtuale, ma di realtà aumentata: un’innovazione introdotta già nel secolo scorso, ma destinata a entrare stabilmente del nostro futuro. Presto vivremo in un mondo fisico integrato dalle informazioni aggiuntive offerte dai dispositivi digitali».


Il giornalista de Il Sole 24 Ore Simone Filippetti introduce la tavola rotonda che oscilla fra riflessione speculativa e ricerca sul campo. «L’etica dà una direzione ai desideri dell’essere umano e l’uomo ha bisogno della tecnologia per vivere nella natura — afferma don Peyron—. L’umano deve servirsi dell’evoluzione tecnologica per trovare il suo compimento e non essere asservito alla tecnologia per diventare macchina».

E poi: «Per parlare di intelligenza artificiale occorre prima di tutto chiedersi che cosa è intelligente. Io non ho paura del robot killer di Terminator: se la macchina ci libera dalle fatiche, allo stresso tempo prosciuga la nostra capacità di assumerci la responsabilità. Scegliere la soluzione migliore rispetto ai fini è la grande questione umana. Delegando alla macchina, perdiamo la capacità e la bellezza di essere responsabili». Don Peyron ricorre a un esempio che fuga ogni dubbio: «È scientificamente dimostrato che tenere incollato a un dispositivo digitale un bambino da zero a sei anni blocca lo sviluppo di un quarto della materia bianca. E io trovo inaccettabile che l’intelligenza delle nuove generazioni vada smarrita di fronte a Peppa Pig».

Il pubblico che ha affollato sala Pietro da Cemmo per il convegno organizzato dal comitato Piccola Industria dell’Associazione Industriali 


La parola passa a Soccini, che sottolinea come si debba «cercare di manovrare la tecnologia senza farsi sovrastare». Quindi la ricercatrice del Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino illustra il suo progetto più conosciuto, quello legato al virtual enbodiment: «Lavoriamo sulla rappresentazione del corpo umano in uno spazio virtuale — spiega — sfruttando gli strumenti immersivi che sovrastano i sensi e trasportano in una dimensione altra, distante dalla sfera sensibile».

Una tecnica alla base degli studi sui sistemi di riabilitazione cognitiva e motoria: «La principale applicazione è indirizzata al recupero dei movimenti perduti — dice —. Grazie allo special computing, nella realtà aumentata simuliamo gesti inattuabili nel mondo reale; imparare a controllare il proprio avatar stimola il recupero dell’autonomia». E gli esperimenti che esplorano il rapporto tra corpo, identità e simulazione possono spingersi addirittura più in là, chiarisce Soccini: «Gli studi più evoluti sono in grado di riprodurre nella dimensione virtuale i singoli dettagli di un’operazione chirurgica, offrendo così al chirurgo un training personalizzato per ogni specifico intervento».


In coda, Magni descrive le tecnologie avanzate introdotte da Enercom: «Buona parte delle nostre attività è incentrata sullo sviluppo della smart city. Siamo in grado di ricreare una copia perfetta di qualsiasi spazio urbano per fornire informazioni precise, ad esempio, sulle condizioni di un manto stradale o sullo stato di un marciapiede per suggerire la migliore strategia di intervento. Inoltre utilizziamo algoritmi di intelligenza artificiale per le lettura dei contatori, in modo da rilevare anomalie e prevenire guasti e disagi».

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