L'ANALISI
CREMONA: CAMBIA IL CUORE DELLA CITTA'
11 Maggio 2023 - 10:17
L'archistar Stefano Boeri e il progetto dell'ex palazzo della Banca d'Italia
CREMONA - Una rivisitazione in chiave contemporanea che tiene conto del valore del preesistente, fortemente consolidato e riconoscibile all’interno del contesto urbano da un lato; dall’altro la riconnessione con la città, grazie alla creazione di una corte verde all’interno e all’utilizzo del porticato esterno chiuso da vetrate in modo da sfruttarne la potenzialità per attività pubbliche e spazio fruibile dalla collettività. Questi, a grandi linee, i principi progettuali su cui si basa l’intervento di riqualificazione e rigenerazione dell’ex banca d’Italia che FinDonati di Nicola Massera ha affidato a Stefano Boeri e al suo gruppo di lavoro. Ieri mattina a palazzo Pallavicino l’architetto milanese lo ha presentato nel dettaglio: «Un lavoro di studio, un laboratorio collettivo: siamo come i capiredattori dei giornali», ha esordito Boeri, affiancato da Silvia Botti, architetto e giornalista, presidente della Fondazione Giovanni Michelucci, Centro Studi sull’Architettura del Novecento.
«Tutte le architetture sono destinate a sopravvivere al loro autore e alle funzioni per cui sono state pensate. È il caso della Banca d’Italia che, grazie a FinDonati e alla città, vivrà di nuovo grazie a un progetto di qualità. Un buon caso di studio, un esempio anche per città più grandi». Hanno portato i saluti Gianluca Galimberti e Andrea Virgilio, sindaco e vicesindaco. «La città è un organismo vivente — ha esordito Galimberti —. Rigenerare la città è un’operazione di coscienza, cultura, consapevolezza. Riqualificare quel contenitore vuoto significa restituirgli l’anima perché sarà abitato da persone e progetti». Nelle parole di Virgilio la riconoscenza all’architetto Boeri per essersi messo «all’ascolto della città» e delle sue trasformazioni nel tempo valorizzando «gli spazi per la socialità all’interno delle sfide della transizione energetica e della sostenibilità ambientale». «Il valore da custodire non è il denaro ma la natura», le parole di Aldo Gazzina che ha portato i saluti e i ringraziamenti per conto di FinDonati.
Solido, massiccio, impenetrabile, oggi il palazzo rievoca l’immagine di una fortezza, chiusa e introversa, ripiegata sulla sua funzione. Il progetto dello Studio Boeri non prevede demolizioni, se non quella dell’edificio interno alla corte, dove originariamente erano situati gli sportelli degli uffici di credito e la grande sala d’attesa per i clienti accessibile da via Verdi; viene così a ridefinirsi l’originale impianto a C dell’edificio con il risultato di ridurre a zero il consumo di suolo e trasformare un’area precedentemente coperta in una corte interna verdissima, affacciata sul giardino.
Accanto alla fruizione dell’area interna, l’altro grande tema è quello della copertura. Il progetto introduce un piano in più, ma realizzata in modo tale da rispettare l’altezza del colmo, particolare già previsto peraltro dal primo progetto dell’architetto Luigi Vagnetti, all’epoca bocciato dalla Soprintendenza. La superficie fotovoltaica che rivestirà la copertura, il più grande impianto energetico urbano, sarà in grado di coprire il 50% del fabbisogno energetico dell’edificio.
Architettura e energie rinnovabili, architettura e autosufficienza energetica, architettura e natura vivente sono da sempre le «ossessioni» dei progettisti dello Studio Boeri. «Il nostro lavoro – ha detto l’archistar – è cercare di trasferire la complessità del mondo all’interno della rimodulazione degli spazi e dei tempi di chi li abiterà. Un dipartimento del nostro Studio si occupa solo di ricerca ed abbiamo approfondito in questi ultimi anni il rapporto tra architettura e natura vivente» di cui il Bosco Verticale di Milano, realizzato nel 2014, è uno degli esempio più eclatanti, un modello in cui anche le piante sono considerate abitanti dello spazio architettonico. L’ex banca d’Italia, costruita negli anni ‘50 su progetto di Luigi Vagnetti e poi dismessa nel 2009, non è vincolato dalla Soprintendenza. «Ma non c’è stato il liberi tutti — ha ricordato Botta —. Proprio in virtù della qualità dell’edificio e dell’importanza della figura del suo architetto, si è deciso per una operazione di rigenerazione». «Portare innovazione in un contesto consolidato – ha aggiunto Boeri – è la sfida principale del nostro lavoro, perché partire da zero è più semplice. Non possiamo immaginare una logica di espansione del consumo di suolo, ma il suo esatto contrario, controllarne cioè la crescita. Una sfida che in futuro sarà sempre più pressante».
Nel palazzo CorteVerdi, così si chiamerà il futuro complesso residenziale, la componente vegetale, bellissima alla vista, avrà il compito di fungere da da filtro tra interno e esterno: da un lato connoterà lo spazio della corte, dall’altro sarà visibile anche dalle vie laterali (corso Vittorio Emanuele e via Boldori), con i vantaggi di carattere estetico ed ambientale che comporterà per tutta l’area. In particolare, fungerà da barriera acustica e regolerà il microclima nella corte e, insieme al sistema di schermatura fisso creato dai balconi, ridurrà l’effetto ‘isola di calore’. Un aspetto importante del progetto riveste la rimodulazione degli spazi interni ripensati per accoglier nuovi spazi aperti, logge e terrazze: una trama leggera di pieni e di vuoti che garantirà un elevato apporto di illuminazione naturale valorizzando nello stesso tempo il legame visivo tra interno ed esterno dell’edificio. Previsti quattro o cinque appartamenti per piano, tutti dotati di un doppio affaccio sull’esterno e sulla corte interna, spazi comuni, uffici, aree attrezzate per lo sport indoor.
«Con un passo ed una profondità che ne fa uno spazio poco aperto alla comunità locale», fino ad ora deposito di motorini e biciclette, il porticato al piano terra sarà valorizzato nel suo rapporto con il contesto e con i suoi tre accessi diventerà un valore aggiunto dell’intero progetto. «Che è preliminare - ha voluto sottolineare Boeri —, aperto a tutti i suggerimenti che potranno venire dalla comunità».
FOTO: FOTOLIVE/PAOLO CISI
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