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Caso colonia felina, manifestazione pacifica di volontari e cittadini

La presidente Severino: "Vogliamo sensibilizzare un po’ tutti in modo tale da trovare nel più breve tempo possibile una soluzione per questi gatti"

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

16 Aprile 2023 - 13:43

Caso colonia felina, manifestazione pacifica di volontari e cittadini

CREMONA - Da quando, una settimana fa, il giudice ha ordinato lo sgombero, i volontari e i soci dell’Associazione protezione animali Cremona (Apac) non si sono fermati e "con tutte le precauzioni" continuano a sfamare i circa 100 gatti che, a differenza degli stessi volontari, non sono stati sfrattati dalla struttura in via Bissolati, civico 89, di proprietà della fondazione Stauffer. Sui mici, il giudice non si è pronunciato, perché gli animali non sono di proprietà né dell’Apac né della Stauffer. Nel gattile che ospita la più grande colonia fenile di Cremona, oggi l’Apac ha tenuta una manifestazione di protesta pacifica. Alle 11 si sono dati appuntamento "volontari, cittadini, gente che ci vuole bene e che ci aiuta -­spiega la presidente Caterina Severino -. La nostra manifestazione è per sensibilizzare un po’ tutti i cittadini in modo tale da trovare nel più breve tempo possibile una soluzione per questi gatti. In questo posto, essendo proprietaria la Fondazione Stauffer, noi non possiamo rientrare. Dobbiamo portare via tutte le nostre cose, ma l’ordinanza del giudice precisa che i gatti devono rimanere. Da un lato è giusto, perché i gatti sono tutelati, le colonie feline sono riconosciute. Però noi vogliamo sapere come possiamo continuare a sfamarli e chi se ne dovrà occupare".

In settimana ci sarà una riunione tra Apac, Comune, Ats Val Padana e Fondazione Stauffer. "Dovrebbe essere la Stauffer stessa a dare da mangiare ai gatti ­ sottolinea la presidente Severino. Però, pare che non ci siano volontari o comunque persone volonterose della Stauffer che vengano a sfamare e a curare i gatti, a fare quello che facciamo noi. Non è solo una questione di ciotole e lattine. Noi li facciamo vaccinare, sterilizzare. Finché non viene definito il modus operandi, noi dobbiamo continuar a sfamarli, a curarli. Non possiamo farli morire di fame qui. Lo prevede il nostro Statuto. E, poi, sono animali tutelati dalla legge". La convenzione con il Comune è scaduta. "Non è più stata rinnovata , proprio per questi problemi. Però il Comune a fine 2022 ci ha versato una quota per il mantenimento".

Dare un numero preciso dei gatti è impossibile. "Qui ci hanno portato gatti a frotte: gatte incinte, gatti appena svezzati. Essendo questa la colonia felina più grande, ha un po’ tratto in inganno la cittadinanza convinta che fosse un vero e proprio gattile. Non lo è. Negli anni, il numero è cresciuto non per nostra volontà, ma perché - come la culla per i neonati - la gente portava i gatti qui. Noi ci stiamo adoperando per cercare di dare il più possibile i gatti in adozione, per cercare di trovare al più presto una sistemazione. Come associazione, siamo disponibili da ieri a trovare un sistemazione. Siamo contrari al posto transitorio. I gatti sono stanziali, alcuni sono qui da anni. Sballottarli in un posto poi in un altro, non fa bene al gatto".

Monica Gennari, socia, volontaria e legale di Apac, aggiunge: "È stato stabilito che noi volontari non abbiamo titolo per sfrattarli, per portarli via. Dobbiamo, come volontari, lasciare libero l’immobile, però rimane il problema che finché ci sono i gatti, la responsabilità torna in capo al primo cittadino e alla proprietà in cui i gatti si trovano". L’avvocato Gennari precisa: "Il Tribunale ha riconosciuto che l’Apac non ha contribuito a formare la colonia felina, quindi non ha il dovere di trovare una nuova collocazione. Il gatto randagio non ha proprietà. Ha un tutore, un soggetto che è tenuto a far sì che il gatto non diventi oggetto di tortura, ad esempio, che è il primo cittadino. E sia chiaro che il giudice non ha detto neanche detto: ‘Il fatto che il Comune vi dia in gestione una colonia, vi pone in capo tutta una serie di obblighi di legge".

Come Assocaizione, l’Apac non si occupa solo della colonia felina. "Non dobbiamo dimenticarci che con il Covid l’associazione ha avuto altri problemi – prosegue l’avvocato Gennari -. Tante persone che sono finite in Terapia intensiva erano proprietarie di animali. Durante il lockdown, noi ci siamo trovati ad avere i vigili che non volevano entrare nelle case delle persone in Terapia Intensiva. Andavamo noi bardati e recuperavamo l’animale che familiari e affini non volevano, anche perché poi girava la falsa voce che il gatto trasmettesse il virus. Non solo. Ci sono tante persone che lasciano questa terra. Noi abbiamo gatti che non trovano collocazione qua, perché sono gatti di appartamento e qua morirebbero. Noi sosteniamo le persone che li tengono in stallo. E, da ultimo, ci sono anche persone che si rivolgono all’associazione non con motivi di urgenza, ma rappresentando un problema. Ad esempio, uno dei due ha perso il lavoro, quindi se prima avevano tre gatti, adesso possono tenerne uno. Noi ci facciamo già carico di tante situazioni di privati che non buttiamo addosso alle istituzioni, ma che ci siamo gestiti. In questa situazione, invece, chiediamo aiuto alle istituzioni. Aggiungo che durante il Covid, nessuno è andato a sterilizzare: la natura è andata avanti, le colonie si sono ripopolate, perché non c’erano le catture".

Sul tavolo in programma questa settimana, Gennari precisa: "Lo abbiamo letto sui giornali. Il tavolo lo abbiamo chiesto noi sin da subito. Dopo la prima mail di Stauffer, abbiamo chiesto di aprire un confronto, perché noi non conosciamo i progetti della Stauffer né possiamo imporre al Comune dei tempi. La prima lettera di Stauffer è del 2021, la causa del 2022, la chiamata del Comune in causa del 2023. Ben venga l’incontro che si terrà in settima. Magari si poteva fare un po’ prima".

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