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GRONTARDO

Addio a don Bosio, il prete tra la fede e lo sport

Aveva 92 anni, studioso e ricercatore, ideò (anche) lo storico torneo notturno di calcio in oratorio

Felice Staboli

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fstaboli@laprovinciacr.it

13 Aprile 2023 - 20:51

Addio a don Bosio, il prete tra la fede e lo sport

Don Giancarlo Bosio

GRONTARDO - Per tutta la vita si è dedicato agli altri, con grande umanità e spirito di abnegazione. Don Giancarlo Bosio, 92 anni, è morto oggi in ospedale dove era stato ricoverato da qualche giorno. I funerali saranno presieduti dal vescovo Antonio Napolioni sabato, alle 15, nella chiesa parrocchiale di Torre de’ Picenardi.

Era parroco emerito di Grontardo, dove aveva svolto il suo ministero per 37 anni, sino al 2012. Un prete che ha legato il suo sacerdozio alla condivisione e al legame strettissimo che lo univa alla gente, quella della sua parrocchia a Grontardo ma anche dei paesi vicini dove era molto conosciuto. E proprio a Grontardo ha espresso tutte le sue caratteristiche, di prete, di sportivo, di uomo che voleva e sapeva stare con tutti.

Da qualche stagione era fuori servizio, fermato dall’anagrafe che lo aveva riportato nella sua casa di Pozzo Baronzio, imponendogli un riposo che in vita sua non ha mai neanche desiderato.

Don Giancarlo, classe 1931, era arrivato a Grontardo a metà anni ’70, in piena beat generation. Sin dai tempi del seminario la sua passione per il pallone ha sempre convissuto con quella per la tonaca e, come lui stesso ha raccontato decine di volte, il portiere era il suo ruolo preferito, acrobazia e senso della posizione, a dispetto dei centimetri.

Quanto il calcio gli piacesse lo avevano già capito i suoi precedenti parrocchiani, a Casanova del Morbasco, dove don Giancarlo era riuscito ad allestire un vero e proprio campo da calcio.

Il suo arrivo a Grontardo si rivelò subito molto ‘sportivo’: il campetto di calcio, 60 metri per 40 scarsi, venne subito sistemato. Fece nascere la squadra di giovanissimi che vinse due campionati di Csi, guidata dal professor Adelio Maffezzoni. Ma a don Giancarlo non bastava. Voleva organizzare anche il torneo notturno. Il problema erano le luci, i permessi, le autorizzazioni. Il don ci sapeva fare e soprattutto sapeva trovare sempre la strada giusta per arrivare alla meta. E così, nell’estate del ’77, si adoperò per dotare il campo di un impianto di illuminazione: arrivarono i pali in acciaio, dotati di fari che lo stesso don Giancarlo, tra lo stupore generale, montava con le sue mani. Incurante della tonaca impolverata, era lui stesso a scalare quei pali fin su in cima e, se necessario, a sistemarli.

La sua temerarietà rompeva il copione classico del prete di campagna, intanto l’affetto e la curiosità della gente cresceva e si moltiplicava. Tutto era pronto: primo torneo dei bar, quadrangolare con squadre finanziate dai bar del paese (Grontardo e Levata), poi il torneo giovanile under 15. Infine, il torneo dei paesi, l’apoteosi della notturna, con squadre open per età e per livello.

Ogni estate era una festa continua. L’unica pausa era concessa a cavallo di Ferragosto, per una sorta di tacito accordo con i promotori della locale Festa dell’Unità (tra le più potenti della provincia), come ricorda anche il romanzo «La figlia della ragazza madre», di Gilberto Giorgi. Poi, di nuovo sotto, con le finali che arrivavano anche a settembre inoltrato, le scuole già aperte e le serate che guardavano all’autunno. E ogni volta, il pienone. La gente seduta su panchine di legno intorno al campo, gli spogliatoi ricavati nelle stanze arrangiate dell’oratorio. Con gli anni, arrivarono le tribune in gradoni di cemento, docce e spogliatoi nuovi. Quarant’anni e passa di torneo notturno, duemila squadre, diecimila partite, generazioni di giovani e meno giovani, in campo e sugli spalti. E il don sempre lì, ogni sera, con la sua tonaca pronta ad ogni uso, ad osservare che tutto filasse per il verso giusto.

Da qualche anno i volontari dell’oratorio hanno mandato avanti il torneo. «Lo faremo anche quest’anno — spiega Manuel Bolsi — e lo dedicheremo a don Giancarlo».

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