Senza le Poste: «Alle nostre firme nessuna risposta»

SONCINO - «Abbiamo già raccolto 270 firme, chiedendo un ufficio temporaneo. Alla nostra lettera, però, né l’amministratore di Poste Italiane, né la sede centrale o quella di Cremona hanno ancora risposto. Attendiamo e valutiamo l’ipotesi di organizzare anche un presidio in via Galantino». Così Daniela Cavati, capogruppo di minoranza per la lista Uniti per Soncino e principale promotrice, con l’attivista e docente Roberto Grazioli, della campagna di protesta contro la chiusura improvvisa, per tre mesi e senza alternative di prossimità, dell’ufficio postale del borgo murato.

La battaglia sposata in parallelo anche dall’amministrazione di centro-destra guidata da Gabriele Gallina che, oltre a presenziare al primo banchetto insieme coi suoi «antagonisti politici», ha a sua volta scritto una missiva dai contenuti simili al gestore del servizio, lamentando la metodologia e la tempistica con cui sono stati approntati e comunicati i cantieri.

Ma non è finita qui. «In questi giorni – prosegue Cavati – come detto stiamo valutando il da farsi, non escludendo l’ipotesi di un picchetto davanti all’ufficio coi lavori in corso. Certo è, invece, che proseguiremo con la raccolta firme, considerando che sono ancora molti i cittadini che intendono manifestare la loro contrarietà alla situazione. Potremmo cominciare proprio dalla frazione di Gallignano, che si trova a sei chilometri da Soncino, e il cui piccolo ufficio è stato scelto proprio come alternativa d’appoggio».

Due le principali lamentele avanzate dai soncinesi che hanno impugnato la penna: la distanza irricevibile per gli anziani che, certo, se privi d’auto non possono percorrere a piedi i sei chilometri che separano Soncino da Gallignano o gli otto che portano a Romanengo e l’assenza in centro di un ufficio mobile o di un container per il ritiro della corrispondenza e delle pensioni.

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