L'ANALISI
05 Aprile 2023 - 18:59
Il cuore disegnato dal figlio per la mamma, a destra Alessandra con l'avvocato Paolo Brambilla
Anno 2020: mamma e papà si lasciano. Il Tribunale dispone l’affido condiviso del figlio, che, però, deve vivere con la madre. Il padre può vederlo secondo gli accordi stabiliti dai genitori. Lui abita nella Bergamasca, la madre glielo porta a metà strada o in paese tutti i fine settimana. Il provvedimento è tuttora in vigore, ma nel 2021 accade un fatto che stravolge la vita della madre. E del bambino di 8 anni. Un figlio conteso. Nell’ultimo anno e mezzo, mamma Alessandra lo ha visto sì e no, 12 volte.
La guerra tra gli adulti, innescata dal padre, si sta combattendo in Tribunale su due fronti. C’è la causa civile e ci sono tre procedimenti pendenti nel penale nei confronti del papà. Tutto ha inizio una sera di fine settembre, in cucina. La madre è un po’ sotto stress per via della separazione. Il figlio sta litigando con la sorellina di 4 anni (Alessandra l’ha avuta da un altro compagno: una relazione poi chiusa). I fratellini si vogliono un bene dell’anima. Quella sera bisticciano. Capita. Spinta dal nervosismo, la mamma lo rimprovera in maniera brusca. In casa c’è anche un educatore sociale. La cosa finisce lì. Nessun trauma, anzi. L’indomani a scuola il bimbo disegna un grande cuore dedicato alla sua mamma. Ma il padre viene informato dell’episodio.
Su proposta dei Servizi sociali e con l’accordo dei genitori, l’1 ottobre il figlio viene portato dal papà. Deve stare con lui un paio di settimane per consentire alla madre di riprendersi da questo momento di stanchezza. Il padre ha l’obbligo di riconsegnare il figlio «dopo le due settimane concordate, così come previsto dal decreto emesso dal Tribunale nel 2020». A metà ottobre, gli assistenti sociali si presentano nel paese della Bergamasca per riportare il piccolo a Cremona . Il padre si irrigidisce. «Mio figlio resta con me, non mi importa, io vado anche in carcere». Il bimbo, che ha la residenza a Cremona, rimane con il genitore, il quale per cinque mesi, fino a marzo del 2022, gli fa anche saltare la scuola, la seconda elementare.
«Lo snodo è il provvedimento emesso nel 2020 dal Tribunale: prevede che il bimbo sia affidato in via congiunta ai genitori con collocamento prevalente presso la madre». L’avvocato Paolo Brambilla assiste Alessandra, 39 anni. Una mamma distrutta. «Le abbiamo provate tutte, il bimbo è ancora là». Là, nel paese della Bergamasca dove il bimbo vive con il papà, con la compagna di lui e le due figlie di lei. «I primi cinque mesi non lo ha fatto andare a scuola. Mio figlio trascorreva le giornale a guardare la play station. Il legale del padre ha promosso una causa per far frequentare a mio figlio la scuola nel paese della Bergamasca». Per evitare di ‘sballottarlo’, «responsabilmente abbiamo acconsentito».
Nel frattempo, il papà torna alla carica in Tribunale: vuole l’affido del figlio in deroga al provvedimento emesso dal Tribunale. Alla mamma è concesso di incontrarlo. Si stila un calendario. Gli incontri sono «molto saltuari: 45 minuti la sera in un supermercato o in un luogo protetto del Cremonese». E alla presenza di un assistente sociale. «All’inizio, mio figlio era sempre agitato, piangeva, voleva il papà, che mi ha dipinto come una madre cattiva». Nemmeno i Servizi sociali sono riusciti a fare ragionare il padre. Hanno deposto le armi. «Mi sento abbandonata dalle istituzioni — dice Alessandra —. «A mia figlia manca suo fratello. Mi chiede: ‘Quando torna a casa?’».
Intanto, la causa va avanti. Il giudice che l’ha istruita dispone una consulenza tecnica d’ufficio. Per oggetto, la ricollocazione del bambino. La perizia viene affidata a un neuropsichiatra infantile, il quale conclude che nei confronti della madre non ci sono criticità. Alessandra ha la ‘patente’ di mamma. Ma il bene del minore è il primario interesse da tutelare. E poiché il figlio da un anno e mezzo vive nella Bergamasca, se venisse sradicato dall’oggi al domani, subirebbe un ulteriore trauma.
Il riavvicinamento alla mamma deve essere, quindi, graduale. L’esperto suggerisce i percorsi. L’avvocato Brambilla li fa propri, riversandoli nell’atto di conclusione. Ai giudici chiede di «confermare l’affido condiviso del minore», di «disporre che i Servizi sociali avviino al più presto un intervento mirato sulla coppia genitoriale e, in affiancamento a tale intervento, che il minore svolga un proprio percorso psicoterapeutico al fine di rielaborare la sua intera storia familiare con l’obiettivo di reintrodurre psichicamente nel minore la figura materna, unitamente ad un percorso madre-figlio».
E «ciò anche alla luce degli innumerevoli ostacoli frapposti dal padre nel rapporto madre/figlio». Il legale chiede di «confermare, allo stato, la temporaneità del collocamento del minore presso il padre, mantenendo la residenza presso la madre e ciò fino all’esito del percorso con ripristino, poi, del collocamento del minore presso la madre». Chiede di «disporre, sin da ora, una progressiva estensione dei tempi di permanenza del figlio», ovvero che il bimbo possa dormire a casa con la madre, trascorrere i fine settimana e i periodi di vacanza, «con ulteriore estensione del periodo di visita durante i mesi estivi». Da tre settimane pende la decisione. Sul frigorifero in cucina, mamma Alessandra ha appeso il disegno con il grande cuore che suo figlio le ha disegnato all’indomani di quel rimprovero che ha fatto da detonatore.
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