L'ANALISI
CREMA: 10 ANNI DI FERITA URBANISTICA
03 Aprile 2023 - 05:19
CREMA - E’ un anniversario, il decimo, ma c’è poco da festeggiare. Esattamente da dieci anni, il cantiere dei Sabbioni della ex scuola di Cl è in vendita, ma nessuno lo vuole. Le parole di Alessandro Bani, il commissario nominato dal tribunale dopo la messa in liquidazione volontaria della Fondazione Charis, lasciano poco spazio all’ottimismo. «C’è stato qualche approccio, qualche voce è circolata, ma nessuno è mai arrivato al dunque. In dieci anni, a parte la vicenda con la Sanitas, che tutti sappiamo come è andata a finire, non si è mosso praticamente nulla». Cosa tenga lontano potenziali compratori da una struttura suddivisa in quattro lotti, vendibili separatamente, il cui valore al momento della messa in liquidazione era stato stimato in 7,8 milioni di euro, e che oggi potrebbe essere acquistato con un’offerta minima, è difficile da dire.
«Probabilmente – afferma Bani – a spaventare sono i costi della riconversione della struttura». I creditori della Charis, quelli non ancora falliti, attendono da 10 anni. La Fondazione ha altri beni, ma neppure quelli paiono appetibili. «A Lodi c’è ancora una scuola. Fisicamente non è riconvertibile. Tutti gli immobili della Charis hanno una destinazione particolare: venderli non è facile». Il commissario liquidatore sarà costretto a bandire nuove aste, nelle quali però ha poca fiducia: «Mi accorderò con il creditore ipotecario e con il giudice per farle tra giugno e luglio, ma non ho tante speranze che possano servire. Prima dovremo fare un po’ di pubblicità, anche se credo che ormai tutti sappiano che la ex scuola è in vendita. Il bene è acquistabile su proposta diretta».
Con un milione e mezzo si porta a casa tutto, su un’area di oltre 20 mila metri quadrati. Il tentativo di Bani di chiedere soccorso al Comune, non aveva dato i frutti sperati. «Da parte dell’amministrazione c’è grande disponibilità per un eventuale cambio di destinazione d’uso, ma loro hanno altri programmi». Tradotto, il Comune non ha intenzione di acquistare il lotto della palestra o quello dell’auditorium. Il problema principale, oltre al deprezzamento progressivo, sono le condizioni delle strutture. «La nostra – ammette Bani – è una corsa contro il tempo. Se i pilastri in cemento armato dovessero ammalorarsi, l’edificio sarebbe da demolire». E a quel punto il quesito non sarebbe più chi compra, ma chi paga.
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