L'ANALISI
29 Marzo 2023 - 20:32
CREMONA - Anno 1986: galeotto fu il corso di nuoto. Si conobbero, si misero insieme. Lei per lui lasciò il fidanzato; lui per lei non troncò la relazione con la ragazza che diventerà sua moglie. La storia finì, ciascuno andò per la propria strada.
Anno 2016: 37 anni dopo, il caso vuole che i due si rincontrino. Lei è la sindaca del paese. Lui bussa in Comune: chiede il risarcimento per la gomma dell’auto finita in una buca. La storia si riallaccia. È una storia clandestina: sposata lei, sposato lui. La relazione dura quattro anni. Quattro anni «da incubo: ero come un topo in gabbia». Quell’incubo, la sindaca lo racconta al processo innescato dalla querela che nel 2021 lei ha presentato contro l’ex amante oggi 66enne. Stalking, l’accusa.
«Vessazioni», «agguati», «tragedia»: tre parole riversate — ripetutamente — nel verbale. E, poi, ci sono «l’ansia» certificata dal corposo carteggio clinico finito nel fascicolo del giudice e le abitudini di vita modificate.
Nove e un quarto del mattino: la sindaca, parte civile con l’avvocato Ilaria Ceriali, riavvolge il nastro della «relazione a singhiozzo». Al giudice Francesco Beraglia racconta: «Provavo sentimenti autentici, ma lui tendeva ad occupare tanti spazi. Voleva sapere cosa facessi nel pomeriggio, era molto furioso se arrivavo tardi agli appuntamenti».
Nel 2017, lei decide di dare un taglio netto alla relazione. Ci prova. «Feci tentativi di troncare, tentativi in continuazione di dirgli: ‘Non ci riesco’. La relazione si è interrotta nel giugno del 2020, quando ho deciso di non rispondere più a nessuno dei suoi messaggi».
Rimette in fila gli episodi, la vittima. Racconta di quella sera in pizzeria a luglio del 2019. «Avevo accettato di uscire con lui, anche se gli incontri erano diventati molto pesanti. Lui non era nell’ottica di chiudere. Ero sempre vessata, sotto minaccia». Quella sera, la lite scoppia per una birra. Lei l’ha ordinata, lui la rimprovera. Dal tavolo della pizzeria la discussione prosegue in auto: «In auto, mi ha preso a sberle. Questa cosa mi ha segnato moltissimo. Stava diventando una tragedia, un incubo». Perché «lo stalker» se lo trovava «dappertutto»: davanti allo studio del fisioterapista, alla porta di casa, all’ingresso del Municipio. «Mi faceva l’agguato». Ed ancora: «Quando mi vedeva percorrere in auto una strada, lui faceva i testacoda». La sindaca spiega che dal giornale, l’amante conosceva i suoi appuntamenti pubblici. E «me lo trovavo anche lì». Era sempre «sul pezzo»: lui sapeva quando lei andava dal parrucchiere o al bar con le amiche. E «mi controllava anche attraverso i social... la furia di lui era enorme... Nel 2020, non ne volevo più sapere di questa cosa: basta». Da giugno di quell’anno, la sindaca non risponde più ai messaggi WhatsApp dell’amante, «ma lui insiste».
Anno 2021. Un giorno di ottobre «sono andata in farmacia, lui aveva parcheggiato a pochi metri». Un mese dopo, lei, esasperata, si presenta al Comando della polizia locale di Cremona e lo querela. Ancora oggi, l’imputato ha il divieto di avvicinarsi a lei: 500 metri la misura di sicurezza.
Nonostante «le vessazioni», la sindaca spiega perché in quei quattro anni «da incubo» ha ceduto a diversi incontri. Come quello di novembre del 2019. Lei era ad un convegno. Lui la raggiunse e insieme passarono la notte in un B&B.
«Perché lei non si sottraeva a questi momenti che ci sono stati e in cui avete condiviso determinate cose? Perché lo ha assecondato?», rilancia il giudice. «Perché in questi quattro anni, io non avrei vissuto se non avessi concesso dei momenti di allentamento. Dovevo allentare la situazione. Sono arrivata a prendere la decisione di sporgere denuncia- querela dopo tanti, tanti anni in cui ho gestito in autonomia questa cosa. Dal 2016 al 2020 non potevo mantenere un pugno di ferro rispetto ad una situazione che per me sarebbe stata una lotta quotidiana. Sfido chiunque».
A «sfidarla» nel contro-esame è l’avvocato Luca Curatti: difende il 66enne con la collega Eliana Valdameri. Il legale parla di «centinaia di messaggi» tra gli ex amanti. Li produce al giudice. E su quei messaggi («Sono tantissimi») incalza la sindaca. Ne legge quattro-cinque «indicativi». Segue il botta e risposta. «Quando la sera del 4 aprile 2020 lei manda un messaggio al mio assistito e gli dice: ‘Stai facendo il marito perfetto?’ Se lo ricorda?». «No». «Più volte, al mattino e alla sera, dal 2019 al giugno del 2020, lei manda messaggi ‘Buongiorno con cuoricini’? Siete mai stati nell’anno 2019 fino al 2020, non una volta, ma più volte, al Motel Fiore?». «Sì, non ricordo quante volte». «Il mio assistito veniva a casa sua?». «No». «Non è mai venuto a casa sua a mangiare la torta di mele?». «La torta di mele assolutamente no». «Nei messaggi c’è che lei ha fatto la torta di mele». «Io abitualmente non confeziono dolci e non mi ricordo di questa cosa». «Pardon», si corregge l’avvocato. Non era una torta di mele, ma «mele cotte». Il 13 settembre si tornerà in aula.
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