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CREMONA. INDAGINE DOPPIO CLICK

Caso Melega, in aula gli ultimi 5 testimoni del pm

I difensori dell'imprenditore cremonese nelle prossime quattro udienze porteranno novanta testimoni

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

23 Marzo 2023 - 21:42

"Non ho mai fatti avances a quella 12enne, l'ho solo rimproverata perché fumava"

CREMONA - È una delle aziende italiane storiche e leader nel settore della distribuzione di veicoli, della vendita di auto nuove, usate, km0 e dei servizi connessi al mondo dell’auto. È la Mocautogroup, negli anni d’oro un fatturato da capogiro: sui 400-500 milioni di euro. Tra il 2014 e il 2018, circa 2 milioni li investì in campagne pubblicitarie su Milano, «la piazza pubblicitaria più cara d’Italia».

Mocauto si rivolse alla società Consulting dell’imprenditore cremonese Marco Melega. Non a caso. «Siamo un grande gruppo, non prendiamo il primo che capita». I responsabili del marketing avevano visto le pubblicità gestite da Melega, raccolsero informazioni. «Il dottor Melega era un imprenditore di successo per come si era posto a livello professionale. L’immagine che stava dando di sé è che stesse facendo una cosa importante». Un imprenditore, Melega, «con conoscenze tecniche nel suo campo». E che «di sé all’esterno dava una immagine affidabile». Tant’è che con la Consulting, Mocautogroup non ebbe problemi.

Oggi, udienza numero 11 del processo all’imprenditore cremonese accusato di aver truffato centinaia di clienti in Italia attraverso il sito e-commerce Sottocosto on line, agganciato alla Promotional Trade, e il sito gemello Marashopping, collegato alla Domac srl. Accusato in concorso con Cristiano Visigalli, già uscito dalla poderosa indagine Doppio Click della Guardia di Finanza con un patteggiamento dal gup. Ci sono poi le accuse di riciclaggio e reati fiscali.

Ma di Melega, arrestato nel luglio del 2019 e libero dal mese di gennaio 2020, Mocautogroup non può che dir bene.
«Le campagne pubblicitarie erano state tutte realizzate. Si pagava con bonifico o attraverso buoni sconto che Melega ci dava per i clienti». Buoni virtuali da spendere sulla piattaforma Crevit Italia, progetto creato da Melega, partito nel 2009 grazie ad un investimento dichiarato di un milione di euro e con il portale attivato a luglio del 2014.

Chi non ha mai conosciuto Melega è la commercialista che dal 2000 e per sedici anni ha seguito la Domac srl. Amministratore unico era «Marisa», la madre di Cristiano Visigalli. «Io mi relazionavo con lei, con suo marito Domenico e negli ultimi anni con il figlio Visigalli. Melega? Mai visto né conosciuto».

Se per la Guardia di Finanza, la Domac srl era riconducibile a Melega, dalla testimonianza della commercialista è emerso che la società era in mano alla famiglia Visigalli. Circostanza rilevante per i difensori Ilenia Peotta e Luca Angeli, i difensori di Melega che nelle prossime quattro udienze porteranno in aula novanta testimoni: 25 spalmati su ciascun audienza.

Ma oggi sono anche stati sentiti gli ultimi 5 testimoni del pm: gente che ordinò prodotti su Marashoppimng, li pagò con bonifico alla Domac, non vide né beni né rimborso. Sono i clienti truffato in tutta Italia come Salvatore, procacciatore d’affari di Napoli che a febbraio del 2019 su Marashopping - sito conosciuto ‘googolando’ su Internet «e i prezzi erabno davvero convenienti» ordinò un Nintendo, lo pagò 201 euro con bonifico alla Domac srl.

«La consegna era prevista nei sette giorni, ho ricevuto una mail di risposta di un tale Francesco Bianchi, responsabile dei clienti. Mi disse che c’era un problema di approvvigionamento. La cosa è andata avanti fino agli inizi di marzo. C’era sempre un rimando nella consegna. Mi proponevano sconti sul prossimo ordine. Io non ho accettato. Al che sono andato su Internet e ho visto che c’erano dei problemi». Salvatore non ottenne né la merce né il rimborso. Fuori udienza: «Pagai 201 euro per il gioco, ne ho spesi di più per venire a Cremona a testimoniare tra il viaggio in treno e il pernottamento in albergo». Poi, la battuta: «Certo che fregare un napoletano...».

Marco è arrivato dalla provincia di Pisa. All’inizio del 2019, Marashopping la conobbe attraverso la pubblicità «in Tv, soprattutto sui canali Mediaset». Acquistò una consolle e una Playstation: 247 euro bonificati alla Domac srl. Né merce né rimborso.
Francesco fa l’agente pubblicitario. «Vendo la pubblicità sulle radio». Su Radio 24 del Sole 24ore, «radio fidata», nel 2019 sentì la pubblicità di Marashopping. Comprò un Iphon per 699 euro. «Non arrivava. Mi interfacciavo con un certo Francesco Bianchi. Si scusavano perché il fornitore non aveva riassortito. Mi proposero uno sconto del 15 % sul prossimo ordine».

Il figlio di Francesco aveva bisogno di un computer, lo ordinai, bonificai alla Domac srl 534 euro. Non arrivò, poi su Internet ho scoperto che il sito Marashopping era stato bloccato dalla Polizia postale e ho fatto denuncia».

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