L'ANALISI
28 Febbraio 2023 - 10:16
Al centro il giovane chef Michele Minchillo
CREMA - La gola, vizio capitale... Vitium, capitale della gola. Il ristorante di chef Michele Minchillo — a Crema, in via Ginnasio — ha ufficialmente ricevuto la sua prima Stella Michelin. Un riconoscimento che ne certifica la leadership a livello territoriale: Vitium è l’astro (nascente) al centro del sistema ristorativo provinciale che comprende altri tredici locali. Tanti sono quelli segnalati, a vario titolo, sulle pagine dell’edizione 2023 della guida gourmet per antonomasia.
Tra le conferme, spicca il Caffè La Crepa con un doppio sigillo: l’osteria di patron Fausto Malinverno è presente sia nell’elenco dei «Bib Gourmand» (i posti in cui si mangia bene e si spende poco) che in quello delle Stelle Verdi (i ristoranti all’avanguardia nel campo della sostenibilità). Per La Crepa, gli esperti della Michelin spendono parole al miele: «Un posto del cuore, ma anche del palato: la ricerca dei migliori prodotti del territorio si accompagna ad un'eccellente esecuzione di ricette tradizionali, piene di gusto e di sapori (trippa, tortelli, lumache...)».
Nella lista dei Big Gourmand compaiono altre quattro «reference» cremonesi: l’Antica Trattoria Gianna di Recorfano di Voltido, Il Gabbiano 1983 di Corte de’ Cortesi, l’Osteria del Miglio 2.10 di Pieve San Giacomo e la Trattoria dell’Alba di Piadena.
Poi, ben sette segnalazioni: il Botero a Crema, Da Giacomo a Pizzighettone, il Kandoo Nippon a Cremona, La Fortuna a Campagnola Cremasca, La Kuccagna a Barbuzzera di Dovera, La Locanda di Fabio e Vale a Offanengo (new entry assoluta), l’Osteria de l’Umbreleèr a Cicognolo e la Trattoria Via Vai a Bolzone di Ripalta Cremasca. Insomma: il gotha della ristorazione di casa nostra, in una panoramica che copre l’intera estensione territoriale della provincia, dalle propaggini del Cremasco alle ramificazioni del Casalasco passando per il capoluogo e i suoi dintorni.
Metro Italia, partner d’eccellenza per il mondo Horeca e da sempre a supporto dei professionisti della ristorazione italiana, ha consegnato a Vitium la sua prima stella Michelin. Chef Minchillo ha alle spalle un percorso iniziato tra cucine nazionali e internazionali e culminato con un’esperienza al due stelle Aska di New York. Nel 2019, a soli 25 anni, Minchillo ha deciso di fare ritorno in Italia per aprire il suo ristorante. Che ha impiegato pochissimo a conquistarsi un posto nell’empireo.
«Consegnare ai nostri clienti l’ambita targa Guida Michelin esprime la vicinanza e il sostegno che ogni giorno Metro Italia dà ai professionisti della ristorazione nell’espressione del loro talento — ha commentato il Sales Store Manager Giuseppe Farano —. Siamo felici di coronare il sogno di straordinari talenti come Michele Minchillo, convinti che questa stella rappresenti un trampolino di lancio per le sue attività e un ulteriore riconoscimento dell’eccellenza italiana».
Vitium torna a far risplendere la Stella Michelin nel cielo della ristorazione cremonese dopo undici anni di buio: l’ultimo locale a potersi fregiare dell’astro gourmet era stato, nel 2012, il Ristorante Al Quarto di Cremona.
È nutrita la lista dei locali «fuori provincia» presenti all’interno della Michelin: ritrovi frequentati con regolarità dai buongustai cremonesi che, nei piatti, ritrovano frequenti tracce dei sapori più familiari. Il caso topico è quello del ristorante Dal Pescatore di Canneto sull’Oglio, mantovano più per geografia che per «sentimento».
Per l’ennesima volta nel ristrettissimo club dei tristellati. Insomma: il top del top, divenuto «sinonimo nel mondo di ospitalità ai più alti livelli», si legge nella guida. «Se il ristorante non cessa di ingrandirsi e abbellirsi anno dopo anno — scrivono i recensori — tra salotti, giardino e acetaia, la cucina è ormai guidata da Giovanni, il figlio di Nadia, che ne ha ereditato in pieno non solo lo stile, ma anche la filosofia, che vede nel cibo un valore da condividere, un messaggio da trasmettere legato al territorio, un atto d’amore verso gli ospiti. Al bando quindi svolazzi eccessivamente tecnici o creativi, che in questo contesto apparirebbero sterili e artificiosi, largo spazio invece alla tradizione eseguita ai massimi livelli, con giusto qualche spunto qua e là più innovativo».
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