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CREMA

Accoltellò i carabinieri, per il giudice «pena non congrua»: resta in carcere

Accusato di resistenza e lesioni ai militari, Alex era finito in manette il 21 gennaio scorso. oggi pomeriggio, il pm onorario e l’avvocato Castelli avevano concordato per chiudere il processo con un patteggiamento

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

27 Febbraio 2023 - 18:22

Armato di coltello va in giro per il paese: disarmato da Cc

CREMA - Troppo gravi le lesioni che Alex, 22 anni, ha procurato ai due carabinieri, ferendoli ripetutamente con un coltello, in casa dei nonni. Curati al pronto soccorso, un a un carabiniere furono dati 25 giorni di prognosi, quindici al collega. E, poi, ci sono i suoi «pregiudizi di polizia». Troppo bassa la pena di 1 anno e 4 mesi che oggi pomeriggio, il pm onorario e l’avvocato Vito Castelli avevano concordato per chiudere il processo con un patteggiamento. «Pena non congrua», per il giudice, Francesco Panchieri, che si è poi astenuto e ha trasmesso il fascicolo al Presidente del Tribunale, perché sia assegnato ad altro giudice.


Accusato di resistenza e lesioni ai due carabinieri, Alex intanto resta nel carcere di Cremona. In manette c’era finito il 21 gennaio scorso, sabato, quando il nonno chiamò il 112. «Mia moglie ed io eravamo preoccupati, perché girava in casa con un coltello, faceva discorsi strani, diceva che io avevo nascosto delle persone. Tirava i cassetti delle posate. Anche mia moglie temeva che con quel coltello potesse accadere qualcosa», racconta il nonno, 80 anni, una vita di sacrifici, dedicata al lavoro, alla famiglia, ai suoi «amatissimi» nipoti.

Con la moglie ha cresciuto Alex. Ricorda quando arrivò a casa: «Era un battuffolino di due mesi». Piange, il nonno che in tutta la sua vita non ha mai visto «né un carabiniere né un poliziotto, al massimo qualcuno della Guardia di Finanza che veniva a giocare a bocce». Non è mai entrato in un Tribunale. Oggi sì, per vedere Alex, al quale lui e sua moglie non hanno mai fatto mancare nulla e che da quando è in carcere, «certo che sono andato a trovarlo e mi ha promesso che si rimetterà in riga». Del suo Alex dice che «è un ragazzo che non ha mai fatto del male ad una mosca», che si era trovato un lavoro come magazziniere, ma «a rovinarlo sono poi state certe compagnie». Già, perché Alex ha cominciato a fare uso di cannabis «e da lì». Dopo l’arresto, la cannabis gliel’hanno rilevata con il test. Brave persone i nonni.


Sabato 21 gennaio, in casa loro arrivarono due pattuglie di carabinieri, quella di Romanengo e quella di Montodine. Il nonno chiamò il 112 intorno alle quattro e mezza del pomeriggio. Alex era «fuori controllo». «La mattina aveva un gran mal di testa, aveva preso delle pastiglie, poi forse le ha mischiate con qualcosa». Il pomeriggio, i carabinieri cercarono di far ragionare il ragazzo, di farlo calmare. «Butta via il coltello». Inutile. Ci fu una colluttazione. «Mio nipote era per terra, aveva il coltellino in mano».

Partirono cinque fendenti, due dei quali ferirono alla testa uno dei carabinieri, fortunatamente in maniera superficiale: una lacerazione vicina ad un occhio e una al cuoio capelluto. Il collega fu ferito al polpaccio: uno o due centimetri più a fondo e la lama avrebbe potuto compromettere irreversibilmente la funzionalità del muscolo e quindi della gamba. Un raptus da «belva scatenata», lo definirono i militari.


«Io voglio un bene dell’anima a mio nipote», dice il nonno durante l’attesa del processo. E quando arriva il turno di Alex, l’anziano si accomoda in aula. Troppo forte il dispiacere, il cuore gli fa male, preferisce uscire e accomodarsi in corridoio. «Pena non congrua...». Alex è tornato in carcere in attesa che il nuovo giudice fissi il processo. Soprattutto, «lontano dalle cattive compagnie e va bene così. Mia moglie dice che quando ho chiamato i carabinieri, abbiamo salvato nostro nipote. Mia moglie ha ragione, lo abbiamo salvato e lui mi ha promesso che si metterà in riga. E quando lo prometto a suo nonno, non mi tradisce».

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