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Kasongo Wa Kitenge, 13 anni: salvata dalla violenza, se l'è portata via una peritonite acuta

Lo strazio sui social di Nicolò Govoni, scrittore e attivista cremonese per i diritti umani, presidente e direttore esecutivo dell'organizzazione non-profit Still I Rise

Daniele Duchi

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redazione@laprovinciacr.it

22 Febbraio 2023 - 09:10

Kasongo Wa Kitenge, 13 anni: salvata dalla violenza, se l'è portata via una peritonite acuto

Nicolò Govoni e Kasongo Wa Kitenge

CREMONA - Ha il cuore in mille pezzi Nicolò Govoni, classe 1993, scrittore e attivista cremonese per i diritti umani, presidente e direttore esecutivo dell'organizzazione non-profit Still I Rise. Pochi giorni fa il lutto per la scomparsa dell'amato nonno Giorgio. Ora, ha il cuore infranto Nicolò per la perdita di una delle 'sue' bambine, salvata dalla violenza e dalla schiavitù, ma non da un destino assurdo. E' lo stesso Govoni a raccontare il suo stato d'animo in un post sul suo profilo Facebook e che riportiamo integralmente.

"Questo è un annuncio che speravo di non dover fare mai. Eppure l’ho sempre saputo, che questo giorno, prima o poi, sarebbe giunto. Lo sapevo perché le nostre Scuole, pur oasi di pace, sono circondate da violenza e ingiustizia e devastazione, e la morte ci ha sempre danzato intorno. Ma non c’è niente da fare, vero? Non importa quanto ci si possa preparare mentalmente: non si è mai pronti alla morte. Non si è mai pronti a dire addio a un bambino.
Il suo nome era Kasongo Wa Kitenge. Ricorda il suo nome. Aveva 13 anni. Frequentava il livello più avanzato della nostra Scuola di Emergenza e Riabilitazione nella Repubblica Democratica del Congo. Dopo una vita trascorsa in schiavitù nelle miniere, la scorsa settimana ha festeggiato il suo primo anno di Scuola. Il suo primo anno di libertà. Il primo anno di quello che doveva essere un futuro brillante, radioso e pieno di speranza.
Un futuro andato in frantumi.
Dieci giorni fa, Kasongo Wa Kitenge è stata ricoverata in ospedale con i sintomi della malaria. Still I Rise ha sostenuto i costi del ricovero. Pochi giorni dopo è stata dimessa, all’apparenza guarita. Dopo meno di una settimana in quello che sembrava un buono stato di salute, però, Kasongo Wa Kitenge, in preda a dolori lancinanti, è stata ricoverata di nuovo. Solo allora i medici sono riusciti a fare una diagnosi accurata: peritonite acuta. Urgeva un intervento chirurgico immediato. Abbiamo subito mobilitato i fondi per l’operazione, ma era troppo tardi. È mancata due giorni dopo.
Ed è questo che non riesco ad accettare. È questo che mi fa ribollire il sangue, che mi fa venire voglia di spaccare tutto, e piangere, piangere, sì, singhiozzando, anche se non ci riesco, purtroppo, non ci riesco più. Se Kasongo Wa Kitenge fosse nata ovunque fuorché in Congo, oggi sarebbe ancora viva. Domani andrebbe a Scuola, con i suoi amici, a imparare e fare le cose che più la rendevano felice, e nel farlo costruirsi anche una vita migliore, per lei e la sua famiglia. E invece domani ci sarà il suo funerale, e lei, tutte queste cose, non potrà farle più, mai più, e questo mi fa torcere lo stomaco. Mi fa impazzire, capisci? Per quale cavolo di motivo abbiamo costruito un mondo in cui si nasce schiavi e si muore di niente, e un altro in cui si vive nello sfarzo e nell’agio, e tutto, tutto a seconda di un mucchio di linee su una cartina?
Non ho le parole per esprimere la mia rabbia, la mia tristezza e il mio sgomento. Vorrei poter offrire pensieri più articolati stanotte, lo vorrei davvero, per lei, per noi, per tutti, ma ho solo questa accozzaglia di cose dentro di me, e non so cosa farne, non so come farle uscire, se farle restare. Stanotte io non so più niente. Niente.
Niente, a parte questo: farò di tutto - dedicherò la vita, se necessario - affinché Kasongo Wa Kitenge sia l’ultima a morire così. Dedicherò la mia vita affinché bambine e bambini in tutto il mondo crescano al sicuro, vadano a scuola e ricevano, finalmente, il futuro che meritano.
Non mi arrenderò. Per lei. Per noi. Per tutti.
Non ti trasformeremo in un manifesto sociale, Kasongo Wa Kitenge. Non ti faremo di te un accorato appello per fare raccolta fondi. Non faremo nulla, se non il semplice portarti con noi. Sei un sassolino, conficcato a fondo nel nostro cuore, ed è lì che resterai, nella parte di noi che ricorda: ti portiamo via con noi, per sempre.
Riposa in pace".

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