L'ANALISI
CAPITALE DELLA CULTURA 2023
27 Gennaio 2023 - 05:30
Il presidente Sergio Mattarella
CREMONA - «È il fallimento di uno degli obiettivi di questa amministrazione, che avrebbe potuto dare slancio alla città». A pochi giorni dall’inaugurazione ufficiale, l’opposizione, con il capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale Carlo Malvezzi, torna all’attacco sulla questione del mancato coinvolgimento di Cremona nella candidatura a Capitale della cultura 2023 con Bergamo e Brescia. Città che, «duramente colpite dalla prima ondata della pandemia, hanno saputo reagire, dando vita, e alimentando con i loro valori, quel modello di solidarietà che ha consentito di affrontare la crisi».
Lo ha detto nei giorni scorsi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlando a Brescia in occasione della cerimonia di inaugurazione di Capitale italiana della cultura 2023. Ugualmente colpiti dalla pandemia — e prima di Brescia e Bergamo —, i cremonesi, però, la cerimonia l’hanno dovuta vedere alla tv. Cremona, infatti, non è stata coinvolta nella presentazione della candidatura dalle città «sorelle». Anzi, «due odiose sorellastre» che hanno relegato Cremona «al ruolo di Cenerentola», si era arrabbiata la consigliera di Viva Cremona, Maria Vittoria Ceraso nel 2020: «Una cosa che non si può perdonare al sindaco Galimberti che evidentemente non è stato in grado di instaurare relazioni istituzionali significative con i sindaci Emilio Del Bono e Giorgio Gori al di là di una cantatina in campagna elettorale».
L’esclusione da un programma che ha un budget di venti milioni e conta oltre 500 tra eventi e progetti che spaziano dalla cultura e innovazione, sostenibilità e turismo, aveva infatti già causato la reazione dell’opposizione a maggio del 2020, quando si era diffusa la notizia e poi ancora a luglio, quando il consigliere comunale di Forza Italia Saverio Simi aveva chiesto al sindaco Gianluca Galimberti e all’assessore alla cultura Luca Burgazzi se il Comune avesse predisposto un dossier per la candidatura di Cremona a Capitale della Cultura. E «se sì, con quali contenuti? E perché non si è riusciti a far sì che Cremona entrasse nel progetto condiviso con Bergamo e Brescia?»
E oggi i consiglieri ‘azzurri’ Malvezzi, Simi, Ceraso e Federico Fasani ricordano in una nuova interrogazione depositata ieri che «l’assessore Burgazzi, rispondendo alle critiche della minoranza che aveva evidenziato come, nonostante la candidatura di Cremona a Capitale italiana della cultura fosse nel programma del sindaco Galimberti, l’amministrazione non si fosse attivata in tal senso rimanendo esclusa dall’iniziativa delle vicine Bergamo e Brescia, aveva dichiarato nel settembre 2021 che ‘quanto al riconoscimento per Bergamo e Brescia i progetti sono tutti da costruire e vista la vicinanza tra le nostre città, soprattutto Brescia che gravita nel nostro stesso bacino, sarà possibile trovare momenti di coinvolgimento essendo già in atto interlocuzioni con le due città lombarde e contatti con i rispettivi assessori’».
E quindi domandano: «Il Comune di Cremona si è fatto parte attiva con i comuni di Bergamo e Brescia per la sottoscrizione accordi di collaborazione con l’obbiettivo di attrarre visitatori anche nella nostra città?» E ancora, velenosamente: «In quali dei 500 eventi messi in campo da Bergamo e Brescia è stata coinvolta la nostra città grazie alle interlocuzioni messe in atto dal sindaco e dall’assessore Burgazzi?»
E Malvezzi aggiunge: «Questa mortificazione di Cremona dovuta alla mancanza di autorevolezza dei suoi rappresentanti ci aveva colpito due anni fa. Oggi ci chiediamo se si è fatto qualcosa per recuperare il tempo perduto. Magari cercando di ‘catturare’ una parte di quel +20% di visitatori rispetto al 2019 che si stima arriveranno a Brescia e Bergamo per seguire le tante iniziative in programma. Aggiungo che la Capitale della cultura per il 2024 è già stata scelta e sarà Pesaro, in una logica di alternanza fra nord e sud. Passeranno quindi anni prima che la Capitale italiana della cultura torni ad essere una città lombarda. Era questa l’occasione d’oro per cogliere una opportunità unica».
La proposta di candidare Cremona era contenuta nel programma elettorale del candidato sindaco Galimberti: «Alla luce di tutti i progetti realizzati e del rafforzamento del sistema culturale della città intendiamo candidare Cremona nei prossimi anni a capitale della cultura italiana. Abbiamo realizzato nuovi spazi di incontro e dialogo, restaurato palazzi storici diventati sedi di scuole di formazione e università. Nei nostri programmi abbiamo inteso la cultura come leva verso una maggiore coesione sociale, con un modello partecipativo per la presentazione di progetti e diffuso in luoghi e situazioni anche inusuali. La scelta di programmazione temporale è risultata utile per intercettare e gestire più efficacemente flussi turistici diversificati e destagionalizzare le presenza anche su mesi meno concentrati da eventi tradizionali». La proposta era marcata con l’indicazione: «Da fare». E tale rimarrà.
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