L'ANALISI
CREMONA
10 Gennaio 2023 - 18:21
CREMONA - Tra qualche giorno compirà i 20 anni agli arresti domiciliari. Lo è dall’11 agosto del 2022 con due accuse pesantissime. Nel giro di 48 ore, per la Procura, sotto una pianta il giovane avrebbe violentato prima un’amica di infanzia che gli aveva chiesto di farle i buchi nell’orecchio, poi un sedicenne nel garage mentre i due stavano colorando un cartello stradale. Le brutali violenze sarebbero accadute tra il 5 e il 7 agosto in un paese del Cremonese.
Oggi, prima udienza del processo, l’imputato non era in aula. I suoi difensori, gli avvocati Gian Pietro Gennari e Claudio Tampelli, hanno offerto di risarcire la ragazzina, oggi diciannovenne, con 10 mila euro. «Valuterò la proposta con la mia cliente» ha fatto mettere a verbale l’avvocato di parte civile, Marilena Gigliotti. Nessun risarcimento, invece, i difensori hanno proposto all’altra vittima, il sedicenne parte civile attraverso la madre, assistito dagli avvocati Renato Caminati e Isabella Burgazzi di Piacenza. Il processo non si celebrerà con il rito abbreviato condizionato come aveva chiesto la difesa.
Torniamo all’agosto di un anno fa, ai due episodi per il pm, Vitina Pinto, accaduti in un paese dove la vita ruota attorno anche all’oratorio, ci si conosce da bambini, si stringe amicizia, si frequentano le stesse scuole, poi ci si perde di vista finché l’amico di infanzia ti ricontatta su Instragram. Attraverso il social, l’imputato ha riagganciato la compagna dell’infanzia. Si sono visti più volte, i due, talvolta in compagnia di altre persone.
Le carte dell’indagine raccontano di un appuntamento che i due amici si danno alle 21,30 del 4 agosto davanti ad un albero non lontano dalla casa di lei. Un incontro programmato. La ragazzina ha chiesto al ventenne di farle i buchi nell’orecchio. Ha sentito in giro che lui il buco nei lobi lo ha già fatto ad altri. Sotto l’albero lui le dice che sì, glieli farà, ma a casa di un amico. I due si mettono a chiacchierare, il tempo scorre. Alle 23,30 l’imputato si avvicina all’amica e con la scusa di guardare un video sul cellulare comincia a toccarle le cosce, le mette un braccio attorno alla spalla. Lei non dice nulla, lo prende per un gesto affettuoso. È l’inizio di un incubo. La mano di lui si muove sul seno e sulla pancia di lei. Ma lei si oppone, non vuole che l’amico vada oltre. Lui le stringe un braccio attorno al collo, con insistenza vuole un bacio.
La stretta si fa sempre più forte. Lei ha male, cerca di liberarsi, di andarsene, ma lui la blocca. La fa cadere a terra, si mette a cavalcioni, lei si dimena, urla. Lui con una mano le stringe il collo, con l’altra le tappa la bocca. Lei è terrorizzata. Nel timore di non uscirne viva, acconsente a quel bacio. E sempre la paura di finire strangolata la spinge a dire sì al rapporto sessuale «non consenziente». A casa la ragazzina racconta tutto al papà che la porta al Pronto soccorso. Qui, tra vittima e aggressore c’è uno scambio di messaggi. «Una sorta di confessione», per l’accusa. In quei messaggi, il ragazzi prova a discolparsi: «Mi hai chiesto mille volte di volerlo fare». Lei ribatte che se quel bacio se lo è fatto dare, se quel rapporto sessuale si è consumato, è solo per «paura». Il papà l’accompagnerà poi dai carabinieri.
Quarantotto ore dopo, il secondo fatto. La sera del 7 agosto, il sedicenne invita l’imputato e un amico a casa sua per colorare il cartello stradale. Sono in garage, il terzetto poi si scioglie. Il ventenne richiama il l’amico sedicenne. La scusa? Posso tornare da te per terminare la decorazione del cartello stradale. In garage, il ventenne lo sfiora nelle parti intime, ripetutamente, il minore non vuole. L’imputato si sfila la cintura dei pantaloni, la passa dietro la schiena del sedicenne avvicinandolo a sé. La vittima si difende, puntandogli un coltellino. Ma non basta. Viene afferrata per i polsi, con forza. Il paese è piccolo, il sedicenne sa che cosa è accaduto due sere prima alla ragazza. Con lo smartphone filma tutto. Il video è agli atti. La mattina, l’adolescente racconta tutto ai suoi amici, i quali gli i consigliano di di confidarsi con la madre. Lui segue il consiglio, la madre lo accompagna dai carabinieri.
«Spregiudicato» l’indagato. «Credibili» le due vittime «che non si conoscono, sicché non è ipotizzabile che vantino un comune interesse ad accusare il ventenne di violenze sessuali in loro danno. Violenze molto simili tra loro nella insistenza e nell’aggressività delle modalità di approccio. Si ritiene particolarmente allarmante il fatto che sia avvenuto solo due sere dopo la brutale violenza sessuale ai danni di altro giovane minorenne, approfittando per altro di rapporti amicali in essere con entrambe le persone offese». Lo ha scritto l’11 agosto di un anno fa il gip, Elisa Mombelli, nell’ordinanza con cui ha mandato agli arresti domiciliari il ventenne su richiesta del pm Pinto. Il processo è stato aggiornato all’udienza del 4 aprile prossimo. Le vittime racconteranno la loro verità, l’imputato si difenderà.
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