L'ANALISI
21 Dicembre 2022 - 18:21
La dottoressa Lucia Bianchini
CREMONA - Umiltà, squadra, rete, tempestività, multidimensionalità: chi conosceva bene la neuropsichiatra Lucia Bianchini la descrive attraverso le caratteristiche che l’hanno sempre accompagnata durante la sua apprezzata attività professionale. E che l’hanno portata ad appoggiare l’importante progetto di Occhi azzurri per la realizzazione del centro Cr2 Sinapsi, ora sostenuto da una raccolta fondi.
«Era una persona con un cuore grande, pensava agli altri e si disponeva con generosità e gentilezza ad accogliere le famiglie che incontrava - spiega Filippo Ruvioli di Occhi azzurri -. Lo ha sempre fatto, lo ha fatto fino alla fine. Ci mancherà, ma se vogliamo davvero onorare la sua memoria dobbiamo imparare, portare avanti la sua esperienza, diffondere la sua visione. È una nostra responsabilità e glielo dobbiamo dopo tutto quello che ha fatto per noi».
La collega Elisa Fazzi (professoressa ordinaria presso l’Università di Brescia, direttrice della Neuropsichiatria infantile all’Asst bresciana e presidentessa della Società italiana di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza) aggiunge: «Ricordo Lucia dai tempi della specialità: il suo sguardo acuto ed il suo sorriso accogliente e complice, grande intelligenza, capacità di osservare, cioè di vedere oltre, cosa che i neuropsichiatri infantili devono saper fare. E poi la passione per i neonati, in anni in cui la neurologia del neonato era in grande rinnovamento e tanti sogni e progetti condivisi, la capacità di fare scelte ed anche di rinunciare, il filo dell'amicizia e della stima che si è dipanato negli anni e non si è mai rotto fino agli ultimi giorni. Un ricordo struggente ed il rimpianto perché quello che può essere, quasi sempre non è, ma può divenire altro, anche molto di più. Quindi grazie a Lucia».
Simona Orcesi, direttrice della scuola di specializzazione in neuropsichiatria infantile presso l’Università di Pavia, dice: «È sempre molto difficile trovare le parole nei momenti più tristi che la vita ti riserva, perché sembra che tutto sia troppo poco, inadeguato ad esprimere davvero ciò che si prova. Lucia per me è stata una persona importante, una delle prime che ho conosciuto quando, studentessa di medicina, mi sono avvicinata alla neuropsichiatria infantile: lei, giovane specializzanda, mi ha accolta, mi ha trasmesso il suo entusiasmo e la sua curiosità; la ammiravo e contemporaneamente assorbivo il suo modo di porsi, la sua passione per ciò che stava studiando, la sua dolcezza unita al rigore. Con lei ho imparato a usare il computer con i comandi MS-Dos, con lei ho scritto il mio primo abstract sulle convulsioni neonatali per un congresso. Tante volte in quegli anni ho pensato che avrei voluto somigliarle e diventare come lei e anche dopo, quando le strade delle nostre vite si sono separate, ogni volta che ci ritrovavamo, rimanevano una stima e un legame forte, come se il tempo da allora non fosse passato, ci capivamo senza parlare. Ricordare quei momenti adesso è il mio modo per rimediare alle parole non dette: ti voglio bene Lucia, mi dispiace non avertelo mai detto, non averti più sentita negli ultimi mesi, non aver capito che non c’era più tempo. Te ne sei andata, ma dentro di me sei rimasta da allora».
Serafino Corti, direttore del dipartimento delle disabilità di Fondazione Sospiro, la descrive con tre aggettivi: «Gentile, competente e determinata. Gentile perché per Lucia era naturale, oltre che importante, ascoltare e capire chi erano, come stavano, cosa desideravano le persone che si rivolgevano a Lei. Per Lucia le persone erano importanti. Le persone venivano prima di tutto e chi l’ha conosciuta sentiva la genuina e fresca energia di una donna che amava l’umanità e che era curiosa e capace di scoprire l’umanità in ogni incontro. Competente perché bisogna sapere fare bene il bene e Lucia lo sapeva bene, lo ha insegnato a tanti. La sua naturale attitudine ad entrare in relazione con l’altro con gentilezza e semplicità si trasformava in una relazione terapeutica forte perché non è mai mancata la competenza e il desiderio di aumentare le proprie competenze per metterle a servizio di chi la cercava per un consiglio, un consulto, una terapia. Determinata perché era rassicurante lavorare con Lucia, soprattutto quando la clinica era difficile e dura. La sua determinazione e tenacia è stata un’energia silenziosa ma inesauribile che ha condotto i suoi passi oltre che alimentato le motivazioni dei professionisti che con lei hanno lavorato. È stato bello lavorare con lei, è stato bello godere della sua gentilezza, della sua competenza e della sua determinazione e questo spiega come mai ci mancherà così tanto. Ha seminato tanto e con generosità; anche di questo le siamo sinceramente grati».
E poi i ricordi dei genitori dei pazienti che ha aiutato: «Lucia era una dottoressa di vocazione, non di opportunità. Il suo lustro non era avere un nome ma ricordarsi i nomi: dei pazienti, dei loro parenti, dei collaboratori. Era una persona di grande professionalità, vero, ma anche e soprattutto di gran cuore. Lavorare con bambini è un affare molto delicato, ma lei era sempre disponibile, anche nei momenti per lei più difficili, a dare un consiglio, un contatto, un sostegno». E ancora: «La dottoressa Bianchini ha avuto in cura mio figlio per più di 10 anni e solo Dio sa quanto l'abbiamo apprezzata e le abbiamo voluto bene».
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