L'ANALISI
UN SALOTTO PER CREMONA
16 Dicembre 2022 - 05:15
CREMONA - Prima i totem alle quattro porte della città: le polemiche iniziali, con contestazioni pesanti alla scelta in generale e all’estetica di quella scelta in particolare. Poi gli stendardi: di nuovo critiche, seppure meno feroci e meno durature. Al dissenso, mosso a più riprese al progetto «Un salotto per Cremona», replica ora, in sezione unica, l’architetto che quelle installazioni ha pensato, elaborato e realizzato, Stefano Corbari. Aveva già parzialmente ribattuto ai «censori» durante alcuni incontri, l’architetto. Ma adesso, il suo è un intervento articolato, evidentemente ponderato a lungo, a tratti anche pungente nel rivendicare con orgoglio il piano di rigenerazione studiato con i co-progettisti Andrea Treu, Mariano Biazzi Alcantara, Daniele Cipelletti, Paolo Pugnoli, Ettore Favini e Fabio Venturini.
«Quando ho accettato l’incarico, l’ho fatto con uno scopo preciso e per un solo motivo: dare un servizio alla mia città, impegnandomi a fare qualcosa di positivo per Cremona — declina lo spirito, Corbari —. Per senso civico, o ‘per honorar la mia contrada’ come direbbe il Campi. E proprio ritenendo che l’obiettivo fosse la città, ho pensato che il progetto non dovesse essere frutto di una singola idea, bensì il risultato di una condivisione. E per questo ho coinvolto gli amici con i quali avevo fatto un’esperienza analoga dieci anni prima. Colleghi con formazione, competenze e idee differenti che hanno accettato di mettersi in gioco con il medesimo obiettivo e con lo stesso spirito.
Abbiamo interpretato il bando, per la verità discutibile — marca una distanza, l’architetto — individuando un percorso che avesse un senso più ampio di una proposta di arredo urbano, che vista l’estensione dell’ambito e l’esiguità dei fondi sarebbe stata giocoforza limitata, attraverso pochi oggetti simbolici che raccontassero un po’ di storia di Cremona. Si, perché nonostante tutto quanto è stato detto e scritto, ognuna delle idee proposte ha un senso».
E lo ha, nell’ottica di Corbari, al punto da andare per la prima volta allo scontro diretto, ad un uno contro uno senza sconti, con i detrattori: «Al di là delle critiche più o meno fantasiose, incomprensibili, alcune decisamente insensate, con riferimenti topografici o pseudo storico-filosofici, trovo tristemente penoso che allo scopo di colpire l’amministrazione — perché è evidente che questa vicenda è stata presa a pretesto a questo scopo — si denigri così pesantemente la città. Urlare che questa città fa schifo, e che questo intervento è un ulteriore insulto alla nostra storia, non fa bene alla città prima ancora che a chi la amministra in questo momento. Citando qualcuno più autorevole di me: la giunta cambia, Cremona resta».
Tradotto: hanno colpito me per colpire la giunta Galimberti. Un’operazione, quella sospettata da Corbari, «profondamente ingiusta». Ecco perché: «Perché denigra il lavoro, la competenza e la professionalità di chi ha messo testa, cuore e mani per realizzare qualcosa con l’intento di fare del bene per la città, quindi per tutti i cittadini, compresi quelli a cui non va mai bene niente a prescindere».
Si pone due delle domande che molti cremonesi si sono fatti, l’architetto. E si da anche le risposte. La prima domanda e la prima risposta: «C’erano altre priorità? Certamente». La seconda: «Si sarebbero potuti spendere questi soldi per altro? Evidentemente no, perché come più volte detto erano destinati a questo scopo. Né la sistemazione delle strade e neppure il più pertinente riordino e pulizia dei cartelli pubblicitari potevano rientrare in questo incarico. Viceversa, il riordino degli arredi urbani è una delle fasi previste da questo progetto e mi auguro venga attuata quanto prima, così come il rinnovo della cartellonistica culturale dei palazzi e dei luoghi storici di cui è già stato approvato il prototipo della nuova targa».
I ‘puntini sulle i’: «In sostanza abbiamo ricevuto un incarico, l’abbiamo svolto con passione, serietà e dignità professionale, abbiamo ricevuto l’approvazione di ben cinque commissioni, l’abbiamo realizzato grazie alla competenza e dedizione di esecutori qualificati che hanno lavorato anche a ferragosto, nei tempi e con i costi previsti. E allora di cosa mai dovremmo chiedere scusa? Forse di aver creduto che questo progetto potesse stimolare quel senso di appartenenza e di comunità che spinge i cittadini a riconoscersi nei valori della loro città e a prendersene cura».
Ringrazia tutti i collaboratori, Corbari. Per l’allestimento dei totem: «L’esecuzione del progetto si è concretizzata grazie alla dedizione e la professionalità della ditta Tedeschi, che ha curato la logistica e la posa in opera; di Arnaldo Racchetti, che ha composto e assemblato con straordinaria precisione gli elementi semplici in acciaio a formare i telai; di Paolo Mezzadri, che con maestria artistica ha impreziosito la brutale struttura con le lettere rivestite in foglia metallica colorata e trattata; dello staff tecnico del Comune guidato dall’architetto Riccardo Zelioli e all’ingegner Fabio Venturini, che a seguito con me la direzione dei lavori».
Per il montaggio degli stendardi, «realizzati dalla ditta 2S Insegne di Alberto Iazzi che li ha appesi di notte per non disturbare troppo la città». E per le decorazioni della galleria Kennedy, «eseguite con misurata e fine fantasia dall’artista Elisa Veronelli». L’ultima sottolineatura è, da una parte, un’altra manifestazione di orgoglio e, dall’altra, un annuncio: «Abbiamo accettato l’incarico indipendentemente da quanto ci avrebbero pagati. E oggi, prima ancora di aver ricevuto il saldo, l’onorario della nostra prestazione professionale ritorna alla città. Vogliamo che questa esperienza si chiuda con un sorriso, con un regalo ad Occhi Azzurri, uno dei progetti più belli e che rendono onore a Cremona». Il compenso — 12 mila euro — verrà devoluto in beneficenza all’associazione di Filippo Ruvioli, presidente della onlus cremonese attiva nella ricerca, nella cura e nella riabilitazione dei bambini con patologie neurologiche.
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