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RIVOLTA D'ADDA

Presunto boss della 'Ndrangheta, il sindaco: «Fantasie di millantatore»

Il primo cittadino rivoltese sulle dichiarazioni di Cosimo Maiolo: «Sono angosciato. Mai nella vita avrei creduto di essere accostato alla malavita»

Stefano Corno

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redazione@laprovinciacr.it

13 Dicembre 2022 - 19:24

Presunto boss della 'Ndrangheta, il sindaco: «Fantasie di millantatore»

Il sindaco di Rivolta Giovanni Sgroi

RIVOLTA D’ADDA - «Sono angosciato. Mai nella vita avrei creduto di essere accostato alla malavita. Non c’è dubbio che questa vicenda altro non sia che il frutto della fantasia di un millantatore». Alle dichiarazioni di Cosimo Maiolo, il presunto boss del Locale della ’ndrangheta arrestato lunedì durante un blitz della Polizia di Stato con il coordinamento della Direzione distrettuale Antimafia di Milano, Giovanni Sgroi — sindaco di Rivolta d’Adda — risponde così, con un tono deciso e pacato, di chi sa che le cose, alla fine, andranno per il meglio e «la fake news», come la definisce, presto tornerà da dove è venuta.


«Non ho nulla a che vedere con tutto questo», spiega Sgroi, che, stando a quanto ha dichiarato Maiolo agli inquirenti, avrebbe chiesto e ottenuto favoritismi durante la campagna elettorale che nel 2021 l’ha portato a ricoprire la carica di primo cittadino di Rivolta d’Adda. «Si sa, nel mondo della malavita vince chi la dice più grossa: è il modo più efficace per godere di credibilità. Evidentemente Maiolo ha voluto vantarsi sostenendo di aver giocato un ruolo nella mia elezione. Tuttavia io che abito a Rivolta da 42 anni e che sono conosciuto da tutto il paese, di tutto potrei avere bisogno tranne che di un aiuto da certi galantuomini».


«Non nego che possa esserci stato un seppur minimo contatto con Maiolo — precisa inoltre Sgroi —. In campagna elettorale ho visto e conosciuto moltissima gente e non è da escludere che in un’occasione ci siamo incrociati. Ma niente di più. Ben diverso è sostenere che io sia andato più e più volte a casa sua, come ha dichiarato lui». E poi, dopo l’incredulità e il rammarico per il suo «buon nome», come racconta, c’è anche l’amarezza per la comunità rivoltana e il dispiacere nel vedersi subito attaccato dalla minoranza.

«È ridicolo anche solo pensare che a Rivolta possano verificarsi simili vicende. Il fenomeno mafioso non fa parte né del tessuto sociale né del retaggio culturale del nostro paese. Qui sotterfugi di quel genere non potrebbero funzionare. Da parte mia sarebbe stato sciocco servirmi di simili espedienti. Sono dispiaciuto per i rivoltani — continua Sgroi, — perché non meritano di essere in alcun modo associati alla ’ndrangheta. Inoltre mi rammarica che l’opposizione abbia emesso, subito dopo l’uscita della notizia, un comunicato con cui mi chiedeva la verità. È avvilente, ma penso abbiano voluto trarre un vantaggio politico da questa bufala. Fa parte del gioco sfruttare le difficoltà dell’avversario, ma almeno avrebbero potuto aspettare di inquadrare meglio la situazione anziché attaccarmi immediatamente».

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