L'ANALISI
24 Novembre 2022 - 17:13
L'imprenditore Marco Melega
CREMONA - Ennesima udienza, stamattina in tribunale, del procedimento intentato nei confronti di Marco Melega, il cremonese 50enne che, secondo l’accusa, avrebbe «tirato il pacco» a clienti in tutta Italia, gente con partita Iva che ha acquistato prodotti tecnologici su sottocosto online e marashopping.it, siti e-commerce che, secondo le Fiamme Gialle, sono stati a suo tempo ideati proprio da Melega. L’inchiesta ha coinvolto anche Cristiano Visigalli di Castelvetro (ha già patteggiato in udienza preliminare) e un commercialista milanese.
L’accusa è quella di truffa, riciclaggio, bancarotta fraudolenta, frode fiscale, dal 2014 al 2019. Il momento più rilevante dell’udienza di stamattina doveva essere la testimonianza della donna che è stata la compagna di Melega, Micaela Alina Savu. Una volta seduta al posto dei testimoni, l’avvocato che la assiste ha segnalato alla Corte che la donna è coimputata per reato connesso con lo stesso Melega. In più la 36enne, che risiede a Padenghe sul Garda, ha convissuto con Melega, due motivi che le davano la possibilità di avvalersi della facoltà di non rispondere, la strada che ha deciso di percorrere la donna. A seguire l’udienza si è svolta, fino alla tarda mattinata, con una mezza dozzina di testimoni.
Un 50enne casalasco ha raccontato di quando, per arrotondare, ha iniziato (tramite Visigalli) una forma di collaborazione per svolgere attività di marketing e vendite online di materiali informatici per poi rendersi conto, un giorno, di essere l’amministratore di una società (cosa alla quale ha risposto presentando una querela). Poi è intervenuta una donna, che ha spiegato di essere stata contattata alla morte del padre per una rinuncia all’eredità in relazione alle quote di una delle società finite nel mirino detenute dal genitore. Da segnalare, poi, la testimonianza di due infermiere del Maggiore chiamate a riferire di quando in ospedale sono arrivati un notaio e un avvocato che hanno parlato con il genitore, poi deceduto, della precedente testimone.
Poi è stata la volta di un uomo originario di Cutro che ha svolto l’attività di autista per Visigalli. Invitato a firmare delle carte che lo avrebbero trasformato in amministratore di una società, non ha dato seguito alle richieste perché - ha spiegato - aveva capito che qualcosa non tornava.
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