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L'INDAGINE DOPPIO CLICK

Melega, il «registra delle truffe online», è a processo

Nel 2019 l’arresto dell’imprenditore con alto tenore di vita e villa di lusso sul Garda. Si difenderà

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

06 Ottobre 2022 - 19:48

Melega, il «registra delle truffe online», è a processo

L'imprenditore Marco Melega

CREMONA - Una decina di faldoni sul carrello, altri sei sul bancone. Una montagna di carte: raccontano la poderosa indagine della Guardia di Finanza sull’indagine ‘Doppio click’ che tre anni fa portò all’arresto di Marco Melega, 50 anni, imprenditore di Cremona con tenore di vita alto e villa di lusso a Padenghe sul Garda. Imprenditore che, per chi ha indagato, ha fatto e disfatto società— «sempre a lui riconducibili» — svuotandole e portandole al fallimento. Società collegate a siti e-commerce: da Sottocosto.online ai siti gemelli advstocks, marashopping.it, offerteazero.


Attraverso le campagne pubblicitarie rilanciate da radio e tv di primo piano come Canale5 La7, Italia Uno, Radio24 (mai pagate per i servizi, ndr), la gente ha acquistato prodotti dai 1000 euro in su — buoni carburante scontatissimi, bottiglie pregiate, tecnologia — li pagava, ma la merce non arrivava. Migliaia di italiani sono rimasti intrappolati nella rete truffaldina secondo l’accusa messa giù da Melega, il «regista», dal suo braccio operativo Cristiano Visigalli di Castelvetro (ha già patteggiato in udienza preliminare) e da un commercialista milanese, accusati di truffa, riciclaggio, bancarotta fraudolenta, frode fiscale, dal 2014 al 2019.


Luigi Bencivenga è il maresciallo capo della Guardia di Finanza che oggi, prima udienza dell’operazione doppio click, teste del pm Chiara Treballi, dalle nove e mezza del mattino alle tre e mezza del pomeriggio ha minuziosamente raccontato la maxi indagine («fatti e riscontri») che lo ha tenuto impegnato giorno e notte con un collega ora in pensione. Seguendo i soldi, sostiene chi ha indagato, è venuto a galla il «sistema Melega&C». Il 16 luglio l’indagine deflagrò negli arresti di Melega, Visigalli e un commercialista milanese. Melega si fece tre giorni in carcere, poi fu messo ai domiciliari nella villa di Padenghe, in via Gabriele D’Annunzio, civico 1. L’indagine non era finita. Ma lui, seduto davanti al pc, andò avanti a ‘smanettare’. Cosa che gli costò di nuovo il carcere, da settembre a gennaio del 2020. Oggi è un uomo libero e si difenderà.


L’indagine ‘Doppio click’, se l’accusa sarà confermata, ha messo in luce la sua grande abilità nell’aprire società, farle vivere il tempo di guadagnare soldi, un sacco di quattrini, per poi svuotarle. Un ginepraio di srl amministrate da Melega dietro il paravento dei prestanome. Visigalli reclutava le «teste di legno». «Mi serve una persona di fiducia. Non deve avere beni intestati», l’ordine di Melega. Visigalli provvedeva. Ingaggiando, ad esempio, Gabriella, l’ex suocera in pensione e in difficoltà davanti al curatore fallimentare che un giorno la chiamò in studio. «Non ho mai percepito alcun compenso. Non ho alcun trascorso manageriale, essendomi occupata per qualche tempo di una piccola lavanderia a Vicomoscano ed essendo ora pensionata», spiegò la pensionata al curatore fallimentare.


«Teste di legno» come Alejandro, operaio argentino alle dipendenze di Melega nel periodo in cui faceva volantinaggio. Un tuttofare, Alejandro: facchinaggio, mulettista, uno che viveva una vita modesta e si arrangiava con lavoretti saltuari. Poi, il ‘salto di carriera’: «testa di legno» nell’amministrazione di alcune società di Melega. Nota particolare: Alejandro non masticava bene l’italiano. Abile, Melega, nell’inventarsi nomi di dipendenti come Marco Ferrari di Sottocosto.online o Mauro Galli, Giulia Romano e Maria Russo di marashopping.it.

Nel tentativo di riavere i prodotti o la restituzione dei soldi, i clienti scambiavano mail con dei «fantasmi». Ferrari, Galli, Romano non esistevano. Tutti nomi di fantasia, dietro ai quali, come ha accertato il maresciallo capo Bencivenga, c’era Melega. Ma anche Visigalli. Nella maxi truffa, «pochissimi fortunati sono stati rimborsati. Decideva Melega chi rimborsare», ha detto il finanziere, che tornerà in aula il 17 ottobre prossimo per essere controesaminato dagli avvocati Luca Angeleri e Ilenia Peotta, difensori di Melega.

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