L'ANALISI
TRA COVID E ONORIFICENZE
24 Ottobre 2022 - 10:05
L'infettivologo Angelo Pan
CREMONA - Covid e onorificenze. Gli ultimi giorni in città sono stati scanditi dalle polemiche riguardanti il Caso Bosio, il primario di Pneumologia al quale è stata di fatto negata la Medaglia Città di Cremona per l'impegno profuso nel terribile prolificare della pandemia da Covid-19. Sull'argomento ha deciso di intervenire l'infettivologo Angelo Pan, anche lui candidato da alcune forze politiche a ricevere l'onorificenza, ma che con modo fiero e garbato come sua abitudine, spiega cosa pensa dell'argomento.
"La pandemia - ricorda Pan - ha colpito Cremona come poche città in Italia e in Europa ed il carico di sofferenza che ha
portato con se è stato tremendo. La cittadinanza cremonese ha saputo affrontare con forza e dignità questo terribile e parzialmente inaspettato evento e il personale sanitario, con un enorme sforzo personale, si è speso per difendere la salute della popolazione. L’impegno è stato ovviamente assolutamente trasversale perché la pandemia non ha un colore politico. E’ con dispiacere che ascolto le discussioni delle ultime settimane sulla pandemia, un argomento che dovrebbe essere più adatto ad unire che a separare. Mi permetto di intervenire ora in quanto ho letto il mio nome riportato di recente in più occasioni. Credo che la pandemia ci abbia fornito diversi insegnamenti che dobbiamo cercare di non dimenticare e forse il più importante è quello della solidarietà umana. Alcuni hanno pagato con la propria vita l’impegno professionale nella cura dei pazienti e nel controllo della pandemia. Sulla mia scrivania tengo la foto di Luciano Abruzzi, medico morto durante prima ondata. La tengo per non dimenticare lui e gli altri colleghi che sono morti di Covid, e in particolare penso a Leonardo Marchi, infettivologo con il quale abbiamo passato anni di lavoro insieme, anche lui morto di Covid. Ma anche i tanti colleghi che ho dovuto curare, sia quelli guariti, sia quelli che sono mancati, come il dottor Gentile, ed altri ancora, purtroppo. Non dobbiamo dimenticare. Credo che, al di là delle onorificenze, sia doveroso che la comunità cremonese ricordi lo sforzo collettivo e l’impegno e il sacrificio dei sanitari, e per questo penso ad un albero della memoria. Propongo di piantare due forti querce, una in ospedale e una nei giardini di piazza Roma, a memoria di quello che è stato, dell’impegno profuso dai sanitari e nel ricordo di chi ha pagato con la vita l’impegno per difendere la nostra società. Gli alberi hanno tanti pregi: hanno lunga vita e ricorderanno ai posteri la pandemia di Covid, sono belli e potranno rammentarci che dalle difficoltà nascono nuove bellezze e infine potranno darci sollievo con la loro ombra nelle calde estati che verranno".
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