L'ANALISI
17 Ottobre 2022 - 20:41
CREMONA - Preoccupazione per alcuni casi di scabbia registrati in una struttura alberghiera alle porte della città, dove sono ospitati una ventina di richiedenti asilo africani nell’ambito di un progetto di accoglienza. Le camere, infatti, sono attualmente riservate ad essi. Per uno dei giovani stranieri, nei giorni scorsi, si è reso necessario anche il ricovero in Pronto soccorso per accertamenti.
Il gestore della struttura ricettiva fa però sapere che la situazione (scoperta circa una settimana fa) è attualmente sotto controllo e – assicura – in via di risoluzione. Rassicurazioni che arrivano anche da Ats Val Padana.
In base a quanto è stato possibile apprendere i contagiati da scabbia sarebbero solo tre, tutti in buone condizioni. E, al di là degli accessi al pronto soccorso cautelari legati al forte prurito lamentato dai pazienti, nessuno risulta ricoverato. Gli accertamenti sono stati compiuti da Ats in collaborazione con Asst.
Va detto che periodicamente l’acaro della scabbia riesce a fare breccia nelle barricate igienico-sanitarie, anche in rsa e strutture di cura dove le misure sono ancora più elevate. È accaduto ad esempio la scorsa estate in un istituto per anziani della nostra provincia ma fortunatamente, grazie a creme e lozioni che sono oggi a disposizione, è possibile arginare il problema nell’arco di pochi giorni. La scabbia, infatti, è una malattia della pelle causata da un piccolo parassita che causa intenso prurito. A causa dell’alta contagiosità, c’è il rischio che si diffonda rapidamente in un gruppo di persone che dividono gli stessi spazi.
L’intervento tempestivo, proprio come avvenuto in questi giorni nell’hotel di Cremona, permette di arginare la diffusione. Nell’ultimo decennio in tutta Italia è stato riscontrato un aumento dei casi, probabilmente per effetto della crescente diffusione dei viaggi in Paesi ove la malattia è più diffusa. I fattori che ne favoriscono la contagiosità sono infatti la scarsa igiene e la vita in comunità, ma l’attenzione successiva alla scoperta dei primi casi – come dimostra l’episodio di Cremona in fase risolutiva – permette di limitare e risolvere il problema senza preoccupanti conseguenze.
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