Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

I NODI DELL'IMMIGRAZIONE

Ruderi affittati a stranieri: «Mani legate dalla legge»

Il sindaco di Cumignano d’accordo coi colleghi Vaiarani e Papa: «Sì agli interventi, ma pochi strumenti»

Andrea Niccolò Arco

Email:

andreaarco23@gmail.com

14 Ottobre 2022 - 05:00

Ruderi affittati a stranieri: «Mani legate dalla legge»

Il sindaco di Cumignano Aldo Assandri e un gruppetto di immigrati

CUMIGNANO - «Vairani e Papa hanno ragione e mi unisco senza esitazioni alla squadra ma, lo dico con realismo e da architetto, da soli non ce la faremo. E nemmeno con l’aiuto della Prefettura, Questura e Guardia di Finanza. Dev’essere cambiata la normativa a Roma, altrimenti anche i controlli risultano inutili». Così Aldo Assandri, sindaco di Cumignano, 407 abitanti e una settantina di stranieri, aderisce alla campagna lanciata dal primo cittadino di Soresina, Diego Vairani e sottoscritta dal collega Giuseppe Papa di San Bassano contro «il business delle case diroccate agli immigrati». Ossia gli affitti spregiudicati delle catapecchie. Piccolo il Comune di Assandri, ma simbolico: qui, nel gennaio 2018, proprio a causa delle tensioni generate dall’arrivo inatteso, in un quartiere residenziale, di una famiglia di profughi, si arrivò addirittura all’attentato a mezzo molotov lanciata da un vicino, poi identificato. «Da allora fortunatamente non è mai più successo nulla — precisa la fascia tricolore — anche perché abbiamo stroncato ogni situazione problematica sul nascere con l’aiuto della Polizia locale di Soncino. Ma la burocrazia non è dalla nostra parte».


Cresce il fronte dei sindaci «no-business» che, dopo il capofila Vairani e Papa, vanta anche l’adesione di Assandri. Ma il primo cittadino cumignanese, forse pioniere della battaglia, è anche il più disilluso: «Parliamo di un problema che chiaramente esiste e che ho già notato sia nella nostra piccola realtà sia, soprattutto, altrove. La meccanica è esattamente quella descritta dai miei colleghi, vale a dire l’acquisto di una casa in cui, mi si permetta l’iperbole, non andrebbero ad abitare nemmeno dei cani, per poi venderla o affittarla a persone con un disperato bisogno d’alloggio, molto spesso stranieri». Il quadro che disegna Assandri è praticamente identico a quello già illustrato da Papa: «Come finisce lo sappiamo bene perché è già capitato di recente e siamo intervenuti per tempo. L’esempio che posso portare è quello degli appartamenti sopra l’ex Municipio. Praticamente già affiatati, erano stati riempiti di persone che non avevano allacci del gas. Abbiamo fatto intervenire gli agenti soncinesi perché era un palese caso di non conformità».

Come fare, dunque? Papa e Vairani propongono più controlli e una coalizione di sindaci per alzare la voce. Assandri ci sta ma non ci spera troppo: «Fare fronte comune è sicuramente un primo passo ma non dobbiamo illuderci. Cominciamo col dire, parere da tecnico, che chi lavora entro, ma ai margini, della legalità lo fa perché conosce la normativa meglio di tutti noi, meglio di ogni Comune. Quindi possiamo anche chiamare in causa le forze dell’ordine e le istituzioni, ma se è la legge a lasciare zone grigie poi c’è poco da fare». Non lagnanze al vento, dietro c’è un proposta. Ecco l’appello: «La legge non è al passo coi tempi. Dobbiamo introdurre l’obbligo di conformità. La casa non supera standard dignitosi? Non la vendi e non la affitti. Sindaci uniti sì ma non per controllare, anche perché lo facciamo già, ma per chiedere nuove norme».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400