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CREMONA

Il medico Carlo Mosca assolto con formula piena, il pm impugna la sentenza

Il primario cremonese rimase per oltre 500 giorni agli arresti domiciliari nella villetta di Persichello con l’accusa shock di omicidio volontario di tre pazienti Covid

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

11 Ottobre 2022 - 16:30

Il medico Carlo Mosca assolto con formula piena, il pm impugna la sentenza

CREMONA - Il pm Federica Ceschi sta preparando l’atto di impugnazione della sentenza di assoluzione — con formula piena — emessa dalla Corte d’Assise di Brescia nei confronti di Carlo Mosca, 49 anni, il primario facente funzioni del Pronto soccorso di Montichiari rimasto per oltre 500 giorni agli arresti domiciliari nella villetta di Persichello con l’accusa shock di omicidio volontario di tre pazienti Covid, di aver somministrato loro - nel marzo del 2020 — la Succinilcolina e il Propofol, farmaci letali se non associati all’intubazione. Sono i casi di Natale Bassi, 61enne di Ghedi, di Angelo Paletti, 79enne di Calvisano, e di Ernesto Nicolosi, 87 anni, di Carpenedolo. Il pm aveva chiesto la condanna a 24 anni di Mosca per le morti di Bassi e Paletti, l’assoluzione per quella di Nicolosi. L’1 luglio scorso, nell’assolvere il camice bianco Mosca - nel frattempo tornato al lavoro al 118 del Civile di Brescia —, la Corte d’Assise, presieduta da Roberto Spanò, aveva disposto la trasmissione degli atti per calunnia nei confronti degli infermieri Massimo Rigo e Michele Bonettini, i grandi accusatori che per la Corte d’Assise confezionarono «prove false» contro il loro primario, arrivando addirittura ad iniettare il Propofol a Paletti «post mortem». «Prove false» come le due fiale di Succinilcolina e la fiala di Propofol che «come d’incanto , si materializzarono all’interno di un cestino di rifiuti». Fialette vuote, fotografate con le etichette in bella vista.

«Tesi, supposizioni e sospetti hanno costituito la linfa vitale che ha cristallizzato un’accusa calunniosa di omicidio, tanto più infamante in quanto rivolta ad un medico, ossia ad una persona avente vocazione salvifica e non certamente esiziale», aveva scritto il presidente Spanò nelle 14 pagine di motivazione della sentenza depositata lo scorso settembre. «Tra le carte processuali è rimasta impressa ampia traccia dell’incedere limaccioso ‘a tandem’ del Rigo e del Bonettini, che hanno orchestrato una manovra di accerchiamento in danno del primario, arrivando persino a costruire prove false per comprometterne in modo irrimediabile la posizione». Nella motivazione della sentenza di assoluzione per Mosca — difeso dagli avvocati Elena Frigo e Michele Bontempi — Spanò aveva scritto di «subdolo agire», di «stratagemma calunnioso» e di «macchinazione» dei due infermieri che per «puntellare » l’esposto, «hanno iniziato a mobilitarsi, cercando di reclutare alla causa i colleghi». Ma «il tentativo si è dimostrato del tutto infruttuoso, perché Rigo e Bonettini sono stati smentiti dai colleghi.

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Commenti all'articolo

  • fatacco_cr

    11 Ottobre 2022 - 18:37

    Speriamo che nella prossima riforma della giustizia finalmente venga inserito che chi viene assolto in primo grado non venga più processato!

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