L'ANALISI
07 Ottobre 2022 - 13:57
Il prof Mauro Pamiro
CREMA - Ventisei pagine di relazione e le conclusioni: non hanno fatto emergere nulla di utile i nuovi accertamenti su un frammento di tegola e quelli con il Luminol sia nell’auto sia nell’appartamento di via Biondini, disposti dal gip Giulia Masci nell’ambito dell’indagine sulla morte di Mauro Pamiro, 44 anni, il professore di informatica all’Istituto Galilei trovato senza vita la mattina del 29 giugno 2020 (lunedì) nel cantiere edile in via don Primo Mazzolari, ai piedi della palazzina in costruzione.
Un suicidio per il pm Davide Rocco che aveva chiesto di archiviare la posizione di Debora Stella, la moglie di Pamiro, unica indagata di omicidio ("un atto dovuto").
Per la Procura, la notte tra il sabato e la domenica, Pamiro si incamminò verso il cantiere (una telecamera lo riprende), si arrampicò, prese la rincora e si lanciò nel vuoto. Fu fatta il test con un manichino. L’autopsia ha stabilito che le lesioni interne erano compatibili con una caduta dall’alto. In mezzo alla fronte del professore fu rilevato un forellino prodotto nell’impatto al suolo contro un pezzettino di tegola sporco del suo sangue.
All’archiviazione si erano opposti i genitori del professore, papà Franco, ingegnere, mamma Marisa. Il gip aveva ordinato al pm nuove verifiche sul frammento di tegola sia con il Luminol nell’abitacolo della Citroen e nella villetta di via Biondini, civico 29, alla ricerca di tracce di sangue o di altra natura. "Nulla"
Nell’incidente probatorio di oggi, i periti del gip, Oscar Ghizzoni e Pasquale Linarello hanno illustrato le conclusioni del loro lavoro. Erano presenti l’avvocato Mario Palmieri, legale di Debora Stella, con il suo consulente Andrea Piccininni, responsabile del laboratorio di genetica forense dell’Istituto di medicina legale di Milano, gli avvocati Antonino Andronico e Gianluigi Tizzoni, legali dei genitori di Pamiro (c’era papà Cranco), con i loro consulenti Marzio Capra e Luciano Garofano, l’ex generale dei Ris. Il pm Rocco aveva messo in campo Roberto Giuffrida, della Polizia Scientifica di Milano
La tegola. I periti del gip hanno concluso che l’analisi dei prelievi effettuati sulla tegola, nelle zone prive di sangue, e, dunque, "potenzialmente utili per isolare profili genetici di soggetti terzi che potevano aver maneggiato l’oggetto", ha consentito di isolare esclusivamente il profilo genetico di Mauro Pamiro. Non sono state rilevate tracce biologiche di soggetti diversi. Inoltre, sulla tegola, considerato il materiale che la costituisce e le irregolarità della sua superficie, "non sono state rilevate impronte papillari, palmari o digitali utili per un successivo confronto".
La Citroen. All’interno dell’auto passata al setaccio con il Luminol, "non sono state rilevate impronte digitali, palmari, di piedi o di scarpe di particolare interesse o comunque riconducibili all’evento in indagine", scrivono i periti del gip. Ed ancora, "il test del Luminol ha consentito di evidenziare un’area luminescente, verosimilmente riconducibile a tracce biologiche, sul divano del sedile posteriore, in posizione centrale. Il test specifico per il sangue umano ha fornito esito negativo"
Inoltre, "l’analisi del dna eseguita sui campioni prelevati in tutta l'area ha consentito di isolare un profilo genetico misto, riferibile a Stella Deborah e a un soggetto di sesso maschile ignoto".
L’abitazione. All’interno della villetta passata al setaccio con il Luminol "non sono state rilevate impronte digitali, palmari, di piedi o di scarpe di particolare interesse". Al contrario, "sono state rilevate alcune luminescenze sospette, verosimilmente riconducibili a tracce biologiche".
Gli esperti le hanno prelevate e analizzate, ma "il successivo test specifico per il sangue umano ha dato esito negativo per tutte le suddette tracce. L’analisi del Dna ha consentito di isolare un profilo parziale su alcuni dei prelievi, riconducibili alla signora Stella Deborah". Infine, "l’analisi dei polimorfismi del cromosoma Y, in grado di rilevare la presenza di una eventuale componente maschile, eseguita sui medesimi campioni, ha fornito esito negativo".
"L’abitazione era pulita, una cartolina l’hanno definita i nostri consulenti. Certo che dopo due anni…", ha dichiarato l’avvocato Andronico con accanto papà Franco. "Non è stato trovato nulla ha ribattuto l’avvocato Palmieri I periti hanno spiegato che le pareti non erano state ritinteggiatura. Lo hanno verificato anche analizzando lo spazio attorno agli interruttori della luce. Lì restano tracce. Nulla. Altro che cartolina. I muri erano sporchi".
Chiuso l’incidente probatorio, il gip ora trasmetterà gli atti alla Procura che formulerà la seconda richiesta di archiviazione. "E noi faremo le nostre determinazioni", ha concluso l’avvocato Andronico.
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