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I DANNI E LA «BEFFA»

Bufera senza risarcimento: dal Governo nemmeno 1 euro

Città devastata dalla tromba d’aria del 4 luglio: vano il censimento delle conseguenze al patrimonio pubblico. Il Dipartimento della Protezione Civile rimborsa solo tre Comuni della Valcamonica. Il sindaco: prendiamo atto

Massimo Schettino

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mschettino@laprovinciacr.it

03 Ottobre 2022 - 05:10

Bufera senza risarcimento: dal Governo nemmeno 1 euro

CREMONA - Dal Governo nemmeno un euro per aiutare Cremona a rialzarsi dopo la tromba d’aria che il pomeriggio del 4 luglio scorso aveva devastato la città e alcuni centri della provincia. Lo conferma l’assessore con delega alla Protezione civile, Simona Pasquali: «Abbiamo fatto un grande lavoro di censimento dei danni al patrimonio pubblico, che era stato riconosciuto e validato dalla Regione e che aveva chiesto lo stato di emergenza di rilievo nazionale per il maltempo che ha colpito le province di Brescia, Pavia, Lodi e Cremona nel mese di luglio. Noi avevamo chiesto 480 mila euro, ma il Dipartimento nazionale della Protezione civile ha deciso di risarcire solo tre Comuni della Valcamonica». Si tratta di Niardo, Braone e Ceto, in provincia di Brescia, dove tra il 27 e 28 luglio il maltempo aveva provocato frane e smottamenti obbligando all’evacuazione di decine di persone. Difficile strappare un commento all’amministrazione: «Ora — si limita ad aggiungere Pasquali — cercheremo di trovare altre strade».


Dal sindaco, Gianluca Galimberti, e dal vice sindaco, Andrea Virgilio, arriva la presa d’atto del provvedimento della Protezione civile. «Ha evidentemente dato la priorità ai Comuni che hanno dovuto provvedere all’evacuazione dei cittadini e all’alloggio degli sfollati. Andremo avanti nell’interlocuzione con la Regione, che finora è stata molto stretta, per verificare se si apriranno altri canali di finanziamento, magari regionali».


Per quanto riguarda Cremona, i danni al patrimonio pubblico provocati dal nubifragio erano stati quantificati dal Comune in due milioni e 100 mila euro. Ma la richiesta di risarcimento era limitata a 480 mila euro. Era stato spiegato infatti che sono rimborsabili dalla Protezione civile non i danni, ma gli interventi necessari alla messa in sicurezza e ripristino di servizi. Quindi rientrano negli indennizzi le spese relative alle squadre entrate in azione e alle macchine operatrici impiegate per recuperare un’area, non quelle per piantare un nuovo albero.


E il 20 luglio, nel presentare il bilancio preciso dei danni comunicato al Pirellone, il Comune spiegava che «a fronte degli ingenti danni subiti è necessario che Regione Lombardia, alla quale è stato tempestivamente chiesto la dichiarazione dello stato di calamità, e il Governo ci aiutino in modo concreto». E dalla Regione era partita il primo di agosto la lettera indirizzata al presidente del Consiglio, Mario Draghi, con la richiesta di emergenza di rilievo nazionale. In città era anche arrivata il 25 agosto una delegazione di funzionari della Protezione civile della Lombardia e una composta da funzionari del Dipartimento della Protezione civile (che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri). Avevano incontrato Pasquali, Luca Zanacchi (Verde Pubblico e Sport) e il vice sindaco, nonché assessore al Patrimonio, Virgilio. Al termine della riunione, amministratori e funzionari erano saliti a bordo delle auto per visitare i luoghi della città più colpiti. Ma tutto questo lavoro non si è concretizzato in un solo euro.


Quanto ai danni al verde pubblico, spiega Zanacchi: «Sono state 595 le piante interessate dalla tromba d’aria, di cui 270 sono state abbattute. Un’altra ventina è poi caduta nei giorni successivi». In parallelo sono stati decine gli interventi dei Vigili del fuoco in aree private. L’operazione di messa in sicurezza nei giardini privati è durata quattro giorni.

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