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IL PUNTO DEL DIRETTORE

Il valore delle crocette

Il voto alle Elezioni Politiche (oggi, dalle 7 alle 23) offre a tutti i cittadini la possibilità di scegliere chi eleggere nel nuovo Parlamento. Il non-voto è una ferita per la democrazia: ciò nonostante, il Quinto Polo (il partito dell’astensione) rischia di diventare il più “votato” di tutti

Marco Bencivenga

Email:

mbencivenga@laprovinciacr.it

25 Settembre 2022 - 05:00

Il valore delle crocette

Si vota. Si vota oggi, soltanto oggi. E solo fino alle 23. «Finalmente!», esultano milioni di italiani stufi di inciuci, tradimenti, giochi di palazzo e maggioranze decise a tavolino. «D’accordo: dare la parola al popolo è sempre positivo, ma che fretta avevate? In un momento di grande difficoltà interna e internazionale, non potevate aspettare pochi mesi e la fine naturale della legislatura?», replicano gli altri, quelli che si sentivano al sicuro sotto lo scudo protettivo di SuperMario Draghi. Punti di vista. L’unica certezza, a 66 giorni dalla caduta del Governo di unità nazionale, è che oggi si vota per scegliere il nuovo Parlamento, smagrito di un terzo rispetto al passato.

Per effetto della riforma approvata due anni fa, da domani i deputati scenderanno da 630 a 400 e i senatori elettivi da 315 a 200. Basta l’aritmetica per capire che, chiuse le urne, niente sarà più come prima. Forse... In realtà, dipende da come voteranno gli italiani. Perché la vocazione maggioritaria della nuova legge elettorale potrebbe garantire una superiorità schiacciante in Parlamento alla coalizione più votata, ma la nascita del cosiddetto Terzo Polo (che in realtà è il quarto, dopo Centrodestra, Centrosinistra e M5S) potrebbe rimescolare le carte e i rapporti di forza, aprendo le porte alla necessità di un nuovo Governo «trasversale» o di larghe intese.

Il senso politico delle Elezioni 2022, di fatto, è tutto qui, in questo quesito: dalle urne uscirà una maggioranza chiara e definitiva o la frammentazione del voto renderà necessarie nuove alchimie per garantire una guida al Paese? Le diverse forze politiche, naturalmente, confidano in esiti contrapposti: il centrodestra spera di ottenere un mandato pieno da parte degli elettori; tutti gli altri partiti sperano di ottenere un numero di consensi sufficiente per poter continuare a essere protagonisti: i più ambiziosi puntano a essere decisivi, per dar vita a una maggioranza alternativa a quella pronosticata dai sondaggi e per imporre la propria agenda al nuovo Governo; gli strateghi si candidano al possibile ruolo di ago della bilancia, con piccoli numeri sì, ma indispensabili; i meno strutturati si accontentano di entrare in Parlamento, perché in campagna elettorale c’è spazio per tutti, ma quando si aprono le urne solo i più meritevoli raggiungono il traguardo: tutti gli altri sono condannati all’irrilevanza.

È la «legge» delle elezioni, che assegna al popolo il potere di decidere chi mandare in Parlamento e chi no. E ammette una sola eccezione: il non voto (ieri di tendenza su quasi tutti i social). Fuori scheda c’è l’invisibile Quinto Polo, il partito dell’astensione che - paradossalmente - domani potrebbe risultare il più votato in assoluto, un vulnus per la democrazia, perché chi oggi non si reca alle urne domani non avrà alcuna rappresentanza nel nuovo Parlamento: manda un segnale di protesta, è vero; esprime un forte disagio che chi governa non dovrebbe sottovalutare, ma si ferma lì, come un fuoco d’artificio che per due secondi illumina il cielo, suscitando un «oooh» di stupore, ma subito dopo si dissolve nel nulla.

L’affluenza è la grande incognita delle Politiche 2022: stasera sarà stabilito un nuovo record negativo o, dopo sole 16 ore utili, ci saranno le code ai seggi? Meno difficile prevedere i nomi dei candidati che saranno eletti. Sparite le preferenze individuali, la suspense è ridotta ai minimi termini: con i listini bloccati hanno già deciso tutto i partiti. Sulla scheda elettorale non si dovrà scrivere alcun nome, ma si potranno barrare solo i simboli e i candidati all'uninominale: ogni altro segno porterà all’annullamento della scheda voto.

E anche questo fattore rappresenta un’incognita, non perché in Italia esista il rischio di brogli (ogni forza politica ha una propria rappresentanza di garanzia ai seggi, ogni scrutatore ha una precisa responsabilità e la Corte d’Appello di ogni distretto vigila sul corretto svolgimento delle Elezioni, pronta a dirimere ogni eventuale controversia o contestazione): il problema è che per il comune cittadino-elettore è alto il rischio di commettere un errore materiale. Involontario, ma fatale.

Per questo - per scongiurare un simile pericolo - nel dubbio è sempre meglio rivolgersi al presidente di seggio, non per chiedergli quale partito votare, ovviamente, ma per farsi spiegare come esprimere nel modo corretto la propria volontà. Ne va del nostro futuro personale e collettivo, in un momento storico difficilissimo, fra caro bollette, carenza di materie prime, inflazione alle stelle e una guerra in corso alle porte d’Europa. Al termine di una campagna elettorale mai così breve e mai così condizionata dalla situazione politica internazionale, sarebbe davvero paradossale aver mandato a casa lo «statista mondiale dell’anno» per poi giocarsi il futuro con una crocetta sbagliata.

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