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SONCINO

C’è la multa dalla Germania, ma scopre che è una truffa

Infrazione contestata ad un automobilista rientrato da una trasferta, che si è rivolto ai carabinieri

Andrea Niccolò Arco

Email:

andreaarco23@gmail.com

21 Settembre 2022 - 19:30

C’è la multa  dalla Germania, ma scopre che è una truffa

SONCINO - Riceve una multa di quaranta euro per eccesso di velocità dalla polizia tedesca. Lui in Germania c’è appena stato e, complice anche il fatto che tra le carte c’è la sua foto alla guida e la targa del furgoncino, si appresta a pagare. Poi però fa caso ad alcuni dettagli e, scoperta la truffa, racconta tutto ai carabinieri. Adesso, grazie alla segnalazione dell’imprenditore 32enne l’Arma del borgo e la Polizia Postale hanno aperto un’indagine internazionale alla ricerca di una banda tedesca che gestisce una rete di finti autovelox.


I fatti risalgono al 22 agosto, questa la data riferita all’infrazione riportata sulla multa fittizia recapitata il 31. Nella missiva, completamente tradotta in italiano e che riporta come mittente nientemeno che la polizia del Saarland, il Bund dove effettivamente si trova la cittadina tedesca di Perl, è riportato questo messaggio: «Lei è accusato di aver commesso alle ore 12.35 l’infrazione di eccesso di velocità superando di 12 km orari, all’esterno di un centro abitato, la velocità massima consentita di 100 km. A causa di ciò riceve con la presente un ammonimento e le viene inflitta una sanzione di 40 euro».

Poi c’è il termine: «da pagare entro il 21 settembre» e infine una serie di raccomandazioni nel caso in cui l’imprenditore soncinese avesse voluto fare ricorso. «Sono onesto, vista la cifra contenuta e considerando che durante un viaggio in quella zona sono effettivamente passato, all’inizio ho pensato di pagare senza fare storie» racconta l’esercente. Ma qualcosa va storto. «Quando ho inquadrato il QR code che avrebbe dovuto permettermi di saldare direttamente il debito facendo ammenda, sono invece stato dirottato su un sito che aveva tutte le fattezze di quel genere di portali che anche un internauta alle prime armi avrebbe potuto creare senza troppi problemi. Insomma, qualcosa puzzava».


E allora, solo allora, il commerciante del paese murato s'è accorto di tutte le altre storture, una tanto palese quanto ridicola ma ben nascosta. La lettera dell’ufficiale tedesco che, in coda alla reprimenda, si firmava amichevolmente come «Martin». Non una matricola, non il cognome e neppure il grado. Solo un simpatico saluto, come fossero amici di vecchia data. «A quel punto mi sono quasi vergognato di averci creduto per più di un secondo e, dopo una rapida ricerca sul web, ho scoperto di essere stato vittima di una tentata truffa». Sì perché, in effetti, quello del giovane imprenditore soncinese non è il primo caso in assoluto, pur essendo comunque uno dei pochissimi nel nostro Paese.

L’unico caso ampiamente e dettagliatamente documentato, al pari di quello cremonese, è avvenuto in Friuli ed era, un anno fa, stato accuratamente documentato dal quotidiano UdineToday prima di arrivare all’Ansa e salire, per poco, alla ribalta delle cronache nazionali. L’assenza di un numero consistente di denunce, comunque, non implica automaticamente che i casi siano in realtà stati molti di più negli ultimi 12 mesi.

La tattica di questa vera e propria associazione a delinquere estera, infatti, è molto raffinata: non soltanto i truffatori si avvalgono di uno strumento di rilevazione, «perché la foto e la targa – racconta il soncinese che non c’è cascato – erano davvero le mie, ed ero realmente passato di lì, quindi mi hanno fotografato per forza», ma sono stati anche così cauti da chiedere cifre che vanno dai 10 fino a un massimo di 40 euro. Poca cosa, per molti, in modo tale da non insospettire troppo.


«Quando mi sono recato in caserma a Soncino e ho raccontato il tutto i militari non hanno impiegato un secondo a capire che erano davanti a un palese caso di tentata truffa. Così ho sporto denuncia. Certo, col senno di poi, controllando ogni dettaglio, era davvero palese ma il tutto, devo dire, è stato architettato piuttosto bene e avevo il timore che se non avessi raccontato questa mia esperienza – conclude l’imprenditore – qualcuno meno accorto o meno fortunato ci sarebbe potuto cascare».

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