Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

L'ASSASSINO CONFESSA. LA RICOSTRUZIONE

«L'ho ucciso perché mi ha rubato 400 mila euro, mi sono tolto un peso»

Gottardelli racconta al gip le motivazioni dell'omicidio di di Gozzini: «Eravamo molto amici, mi ha tradito. Custodivo i soldi in garage e alcuni anni fa sono scomparsi»

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

16 Settembre 2022 - 11:54

«L'ho ucciso perché mi ha rubato 400 mila euro, mi sono tolto un peso»

L'omicida Domenico Gottardelli ha confessato davanti al gip nel tribunale di Cremona

CREMONA - «La mia era una fissazione di trovare il modo di poter far del male al Gozzini e ci pensavo giorno e notte>. Lo ripete: «… in tutti questi anni non sapevo come fare del male al Gozzini», perché «mi ha rubato un sacco di soldi». Dopo anni di «notti agitate, con l’ansia, a macerarmi dentro mi sono vendicato». E, ora, «dormo tranquillo e non ci penso più, mi sono tolto un peso».

INTERROGATORIO DI GARANZIA

Nell’interrogatorio di garanzia, Domenico Gottardelli, idraulico in pensione di 78 anni, casa a Covo (Bergamo), in carcere con l’accusa di omicidio premeditato, oggi ha confessato perché mercoledì mattina ha sparato una fucilata a bruciapelo, uccidendolo, all’amico Fausto Gozzini, 61 anni, nell’azienda Classe A Energy di Casale Cremasco.

Nel carcere di Cà del Ferro, oggi alle 9.30, «sereno» accanto al difensore Santo Maugeri, l’anziano idraulico ha finalmente parlato. E raccontato di quei 400 mila che teneva chiusi in una scatola in garage, spariti un giorno di circa cinque anni fa. Chi glieli aveva rubati?

«Ho sospettato della mia domestica e del Gozzini. Erano amanti e per i loro rapporti clandestini io prestavo la mia casa. Solo la mia domestica aveva le chiavi, oltre a me. Gozzini sapeva del denaro contante che avevo in garage».

L’insospettabile pensionato finito due giorni fa in cella al gip ha spiegato i suoi rapporti con Gozzini, l’imprenditore conosciuto una trentina di anni fa. Erano diventati molto amici, i due. Andavano spesso a cena e in vacanza insieme. Il 78enne ha raccontato di quell’affare non andato in porto alcuni anni prima, quando lui e l’amico tentarono di comperare un appartamento a Dubai. Il pensionato mise 130 mila euro di caparra. Ma l'affare sfumò. I soldi gli vennero restituiti e lui li versò su un conto corrente in una banca a Montecarlo, dal quale ‘dragava’ mensilmente 10mila euro ogni volta. Il cash lo infilava nella scatola in garage: 400 mila euro. Soldi puliti, una fortuna accumulata grazie «ad alcune compravendite immobiliari» ha precisato l’avvocato Maugeri.

La vittima Fausto Gozzini

«Gozzini sapeva dell’esistenza del denaro sia del luogo in cui lo tenevo. Glielo avevo detto, perché mi fidavo di lui, eravamo amici», ha detto il 78enne al giudice dell’e indagini preliminari. Che nelle otto pagine di ordinanza ha scritto: «Accortosi della sparizione del denaro, il Gottardelli aveva sin da subito sospettato del Gozzini e della domestica; tuttavia, non aveva mai ritenuto di confrontarsi con loro sul punto, sebbene avesse però di fatto interrotto la frequentazione con il Gozzini, con cui aveva mantenuto solo contatti telefonici».

Ne ha covata tanta di rabbia in questi anni il pensionato, finché si è vendicato.

IL GIORNO DEL DELITTO

«La mia era una fissazione di trovare il modo di poter fare del male al Gozzini e ci pensavo giorno e notte». Esasperato, mercoledì mattina Gottardelli ha deciso di uccidere il ‘vecchio amico’. E’ sceso in garage, ha preso il fucile. Non era suo. Ma «del marito, deceduto, della sua ex compagna, che glielo aveva affidato per evitare che l’arma potesse essere utilizzata dal figlio tossicodipendente» ha precisato il giudice.

Gottardelli lo ha caricato con due cartucce, ha telefonato a Gozzini per accertarsi che fosse in ditta. «Passa pure». E’ salito sulla Citroen 2 Cavalli bianca agghindata con le bandierine, la foto di lui sulla portiera, l’adesivo degli Amici dei trapiantati di fegato di Bergamo.

Ha tirato dritto per Casale Cremasco: 12 chilometri in tutto. Alle 9,20 ha parcheggiato l’auto nel cortile della Classe A Energy. Il fucile nella mano destra, si è incamminato verso gli uffici, è entrato. Quando ha estratto l’arma dal fodero, gli è partito il primo colpo accidentale sul pavimento.

Gozzini ha sentito il rumore, gli è andato incontro. Il suo vecchio amico ha preso la mira e ha sparato a bruciapelo senza dire una parola. «Perché , perché, perché?» sono state, invece, le ultime parole dell’imprenditore, prima di crollare a terra davanti alla moglie e al figlio che si erano precipitati nell’ufficio. Gozzini era riverso su un divanetto. Accanto a lui, il pensionato. «Sparato», ha detto lui «sogghignando».

«Chiamate i carabinieri e l’ambulanza», sono state le sue ultime parole, prima di chiudersi nel silenzio nella caserma dei carabinieri dove è stato arrestato e, nel pomeriggio in Procura a Cremona, davanti al pm Francesco Messina.

«Mi sento tranquillo», ha riferito il 78enne due giorni fa in carcere alla psicologa che è andata a trovarlo. Oggi lo ha ripetuto al giudice Mombelli. Dopo anni di «sonni agitati», ora «dormo tranquillo e non ci penso più, mi sono tolto un peso».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400