L'ANALISI
16 Settembre 2022 - 14:32
CREMONA - Un pm, tre giudici togati e due onorari di Cremona; tre giudici togati di Milano, due consiglieri di Cassazione. Dieci magistrati in tutto, chi del civile, chi del penale. Toghe ed ermellini che a loro insaputa tra il 2018 e il 2020 hanno steso atti e sentenze. A loro insaputa, perché false erano le loro firme a penna in fondo ai falsi atti giudiziari, apparentemente originali, fabbricati dall’avvocato per rassicurare il cliente di aver vinto la causa oppure che la causa stava andando per il verso giusto, quando di cause nemmeno l’ombra (non erano mai state instaurate) oppure l’andamento era diverso da quello prospettato. Insomma, una «fiction giudiziaria».
Un romanzo, verrebbe da dire, visto che il legale per l’accusa falsificatore con la passione per la scrittura, di romanzi ne ha scritti tre, incassando premi e consensi. Su richiesta del pm Davide Rocco, ieri il gup Elisa Mombelli ha rinviato a giudizio l’avvocato Andrea Guizzardi, 46 anni, difeso dai colleghi Elisabetta Grandi e Lapo Pasquetti. Il processo è fissato per il 27 gennaio prossimo. Uno dei clienti, Kamal, era nell’aula del gup con il suo avvocato, Paolo Carletti e parte offesa come i giudici.
Storia che ha dell’incredibile, quella di Kamal, convinto di aver vinto una causa contro cinque medici e di dover incassare dall’assicurazione il risarcimento: intanto, una provvisionale 300 mila euro sui 900 mila complessivi. «Il tribunale deve sbloccare la somma», gli raccontò l’avvocato Guizzardi. Ma i tempi si allungavano. Un giorno Kamal si è presentato in Tribunale ed è crollato il castello di carta costruito dal suo legale. La parte vera di questa vicenda è che la Procura aveva chiesto l’archiviazione per i medici. Guizzardi avrebbe potuto consigliare al cliente una opposizione alla richiesta di archiviazione.
Invece, si è «incartato». È il capo di imputazione numero 4. Secondo l’accusa, sfruttando le proprie competenze quale avvocato, Guizzardi avrebbe formato molti atti, «facenti fede fino a querela di falso». Ed ecco gli atti: copia di un verbale di pignoramento senza data, ma provvisto a firma dell’Ufficiale giudiziario. Copia di 3 decreti di citazione diretta a giudizio a firma del pm Milda Milli, copia di 6 verbali di sommarie informazioni apparentemente raccolti dal pm Milli, copia di 7 provvedimenti a firma del giudice Francesco Panchieri, copia di un provvedimento di assegnazione di somme pignorate a firma del giudice Stefania Grasselli, copia di un provvedimento di rigetto di una domanda della persona offesa a firma del giudice Chiara Tagliaferri, copia di un provvedimento di fissazione di discussione relativo ad un ricorso per cassazione a firma del consigliere di Cassazione Luigi Abete, copia di un provvedimento di rigetto di ricorso in Cassazione a firma dei consiglieri di Cassazione Luigi Abete e Daniele Sestini».
Gli atti erano «in tutto falsi», ma sembravano originali, perché «recavano l’emblema della Repubblica Italiana, l’intestazione ‘Repubblica Italiana, in nome del Popolo Italiano, Sezione Seconda Civile’, ovvero ‘Tribunale di Cremona’, ovvero ‘ Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cremona’, ‘Corte di Cassazione’, nonché la firma a penna sotto la dicitura ‘Il Giudice’ o ‘il Pubblico Ministero’, o ‘Per la Corte di Cassazione il Consigliere’». Una montagna di atti falsi che l’avvocato Guizzardi consegnò al suo cliente Kamal dai quali risultava che il suo assistito fosse creditore di 300 mila euro nei confronti di una compagnia assicurativa. Il fatto è che Guizzardi non lo ha fatto per soldi. Al cliente Kamal non ha chiesto nemmeno 1 euro di parcella.
Gli altri capi di imputazione raccontano storie simili. Come i 7 provvedimenti firmati dal giudice Luca Giani del Tribunale di Milano, la copia di una ordinanza emessa dal giudice Gloria Maria Gambitta e una dal giudice Caterina Trentini, sempre del Tribunale di Milano. Atti conditi con le intestazioni ‘Ufficio di Sorveglianza di Milano, il Magistrato di Sorveglianza, ‘Sezione Terza Civile’.... Atti che l’avvocato Guizzardi consegnò ad un cliente e dai quali «risultava falsamente che costui fosse creditore, nei confronti del precedente difensore, di 61.313,20 euro».
Guizzardi deve anche rispondere di patrocinio infedele, perché «redigendo atti giudiziari falsi che successivamente consegnava ai propri assistiti, si rendeva infedele ai propri doveri professionali e arrecava nocumento alle parti da lui assistite innanzi all’Autorità Giudiziaria e segnatamente, li rassicurava sul buon andamento delle case da lui patrocinate, quando in realtà tali cause non erano state instaurate o stavano avendo un decorso completamente diverso rispetto a quello da lui prospettato».
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