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Maffoni: «I 10 punti di Confagri ossatura della nostra politica agricola»

Il sindaco di Orzinuovi, candidato con Fdi, ospite nella redazione del quotidiano La Provincia ha risposto alle domande del direttore Bencivenga e del giornalista Schettino

La Provincia Redazione

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16 Settembre 2022 - 12:22

Maffoni: «I 10 punti di Confagri ossatura della nostra politica agricola»

CREMONA - Sindaco di Orzinuovi e senatore Fdi uscente, Giampietro Maffoni, 70 anni, ex imprenditore nel settore dolciario, ha fatto tappa ieri alla redazione de La Provincia nel suo tour elettorale da candidato al Senato per Fratelli d’Italia al quarto posto del listino plurinominale. È stato intervistato dal direttore Marco Bencivenga e da Massimo Schettino.

Senatore, l’«effetto Roma» come cambia una persona legata al territorio come lei?
«Chi viene eletto in un territorio lo deve rappresentare nel miglior modo possibile.
Per quanto mi riguarda credo che il ‘sistema Roma’, se vogliamo chiamarlo così, non abbia influito sulla mia persona. Il tema, piuttosto, è quanto io sia riuscito a portare a Roma la mia brescianità, il mio essere lombardo e, lo voglio dire con orgoglio, orceano».

Si faccia la pagella, cosa è riuscito a portare a casa?
«Ben poco, anche perché noi non abbiamo mai governato. Siamo stati all’opposizione per 5 anni e nonostante i grandi sforzi in Aula, abbiamo ottenuto solo qualche emendamento».


Quando si è all’opposizione, è meglio contestare tutto o dialogare con la maggioranza per raggiungere qualche risultato?
«In questa legislatura i Governi sono stati molto variegati ed è stato molto difficoltoso ottenere qualcosa. Ma come ha detto più volte la nostra leader Giorgia Meloni, fare opposizione non significa dire sempre e solo dei no: significa essere responsabili. Difatti, quando la maggioranza ha fatto proposte che potevano andare incontro ai cittadini siamo stati coerenti, votando a favore oppure non negando il voto, con l’astensione».

Perché gli elettori cremonesi dovrebbero votare per lei?
«Ho fatto un mandato, in contemporanea con quello di sindaco che scadrà fra un anno. E il doppio incarico mi ha aiutato molto, perché uno compensa l’altro. È stata una buona esperienza, I sondaggi danno Fratelli d’Italia prima forza elettorale e io vorrei dare il mio contributo in un contesto di maggioranza e non più dall’opposizione».

Però non fa promesse da campagna elettorale: è una scelta?
«È una questione di serietà e di coerenza. Ciò che posso promettere è un grande impegno, consapevole che il momento non è facile. Affronteremo momenti molto difficili che non consentono di promettere illusioni agli elettori».

Cosa pensa dell’ultimo caso politico, quello dei presunti fondi russi a partiti anche italiani?
«Le ingerenze russe ci sono state durante la campagna elettorale Usa e, prima ancora, penso a quelle dell’Urss con i soldi al Pci. Oggi è impossibile che ci sia qualcosa di vero sul nostro partito. Ma se parliamo di ingerenze straniere per impedire il grande cambiamento che sta per avvenire e che fa paura a qualcuno, allora sì: può darsi...».

Quali sono i costi di una campagna elettorale, i candidati devono spendere di tasca loro?
«Sì, qualcosa sì. La campagna costa tempo e denaro. Io non ho mai speso grandi cifre. Ho fatto l’imprenditore e so che si investe per raccogliere, ma in politica non può essere così. Altrimenti si rischia di eleggere solo chi può permetterselo».

Qual è il suo giudizio sull’invasione russa dell’Ucraina?
«Un Paese ne ha invaso un altro e io difendo chi è stato aggredito. Sono quindi a favore degli aiuti all’Ucraina. Del resto la nostra forza politica è atlantista e la scelta è fra l’Occidente e il campo guidato da Russia e Cina».

Le sanzioni vanno mantenute, o modificate o annullate?
«Parte delle nostre imprese lavoravano prima con l’Urss e ora con la Russia. Alcune hanno anche delocalizzato là gli impianti. Tuttavia la Camera di commercio della mia provincia mi dice che queste imprese sono importanti, ma percentualmente non significative. Io penso che se le sanzioni portano risultati vanno mantenute. D’altra parte, non ci sono strumenti alternativi».

Voi avete annunciato l’intenzione di cancellare il Reddito di cittadinanza. Quali sono le vostre proposte per i giovani?
«Il Rdc non è lo strumento adatto a incentivare i giovani al lavoro. Difatti, tanti imprenditori non riescono a trovare il personale necessario. Sono proprio le imprese, in forte difficoltà, a chiederci a gran voce: cancellate il Reddito di cittadinanza. Una volta al governo, lo faremo. Attenzione: questo non esclude misure di sostegno e di inserimento al lavoro. Ma non più sotto forma di mancia».

Non è che le imprese non trovano lavoratori anche perché i salari sono troppo bassi?
«È vero che rispetto alla media Ue in Italia la media delle retribuzioni è bassa. Ma l’intervento deve riguardare la riduzione del cuneo fiscale, senza porre ulteriori costi sulle spalle degli imprenditori. Draghi aveva iniziato questo lavoro, ma non l’ha portato a termine a causa di una maggioranza troppo litigiosa».

Cosa ha portato a casa per la «sua» Orzinuovi?
«Anche dalla minoranza il lavoro è importante perché si porta a Roma la realtà del territorio. Tanti parlamentari non hanno alcuna esperienza amministrativa. Io, invece, da sindaco ho avuto la possibilità di constatare la distanza fra l’ente locale più vicino ai cittadini e il legislatore. Essere sindaco e parlamentare è un valore aggiunto: significa avere autorevolezza su determinati argomenti».

Nonostante il doppio impegno, lei ha il 90% di presenza in Aula durante le votazioni.
«Sono abituato a guadagnarmi ciò che ottengo. Per questo do il massimo, anche se fare due cose comporta grande sacrificio. Vuol dire, magari, fare il sindaco alla domenica mattina».

Nel collegio in cui si presenta hanno un ruolo chiave agricoltura e zootecnia: cosa farà per questo comparto?
«Faccio riferimento ai 10 punti stilati dal presidente di Confagricoltura Lombardia, Riccardo Crotti: li considero l’ossatura per la politica agricola della prossima legislatura e la base per le iniziative che saranno portate avanti non solo da me, ma dall’intero partito».

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