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VERSO LE ELEZIONI: IL FORUM

Calderoli: «Reddito di cittadinanza? Mi taglierei il dito che ha firmato la legge»

Il vicepresidente del Senato in redazione con Silvana Comaroli e Simone Bossi

Massimo Schettino

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mschettino@laprovinciacr.it

16 Settembre 2022 - 10:17

Calderoli: «Reddito di cittadinanza? Mi taglierei il dito che ha firmato la legge»

CREMONA - Sono due le cose che il vicepresidente del Senato, due volte ministro, ed esponente storico della Lega, Roberto Calderoli si è segnato sul calendario per il 26 settembre: stappare una bottiglia di Amarone «che ho già messo da parte» e «andare ad acquistare un tronchesino per tagliarmi il dito che ha firmato la legge sul Reddito di cittadinanza». Capolista nel listino proporzionale per il Senato, Calderoli è stato protagonista di un forum ieri in redazione insieme alla deputata soncinese Silvana Comaroli, in lizza nel collegio uninominale per la Camera e capolista nel proporzionale, e al senatore uscente Simone Bossi.


Calderoli ha risposto alle domande del direttore Marco Bencivenga e del caporedattore Luca Puerari, del presidente della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi (e di Confagricoltura Lombardia), Riccardo Crotti e del suo vice Amedeo Ardigò. Tanti i temi trattati, fra cui quello delle infrastrutture per la provincia di Cremona e in particolare dell’autostrada Cremona-Mantova: «O vi dotate tutti di elicotteri oppure dovete farla questa autostrada».

Silvana Comaroli, Roberto Calderoli e Simone Bossi


La chiacchierata è però partita dalla campagna elettorale della Lega, non eclatante rispetto ad altri partiti: «Noi siamo concentrati sui fatti, proponiamo soluzioni a problemi seri. In questo momento, in cui il rischio è che famiglie e imprese non ripartano più, non c’è spazio per le baracconate». Fra le soluzioni elencate da Calderoli c’è la riforma fiscale, su cui la Lega si differenzia dai suoi alleati e da Daniela Santanchè, secondo cui «non possiamo permettercela».

«Nessuna criticità. È evidente che non si può passare da un giorno all’altro al nuovo regime, ma occorre progressività nell’applicazione delle nuove aliquote. La nostra proposta è scaglionata nel tempo. Il primo esempio di flat tax l’ho introdotta io nel 2011 con la cedolare secca al 21%. Ricordo che convinsi Tremonti a prevedere una piccola copertura per compensare il minor gettito, ma poi l’emersione che si verificò ci permise di portarla al 19% senza ulteriori coperture. La flat tax porta più gettito nelle casse dello Stato perché favorisce l’emersione e fa in modo si paghi di meno, ma paghino tutti. Viene usata in 58 Paesi e in tutti ha portato un incremento delle entrate». Sempre sul fronte fisco, «basta con i bonus. Io procederei ad una rivisitazione: sono troppi e distribuiti anche in zone in cui non metterei un euro».


Sul tema politico del momento, il caso dei presunti fondi russi a partiti anche italiani, Calderoli va all’attacco: «Mi dicano in quali Paesi sono stati presi e chi li ha presi. Da parte mia c’è la totale sconoscenza di cose del genere e anche Matteo Salvini ha ribadito che noi non abbiamo preso un rublo. A differenza del partito da cui è nato il Pd che i soldi da Mosca li ha sempre presi. Il sospetto che questa vicenda puzzi io ce l’ho: un’indagine che arriva a 10 giorni dal voto spandendo sospetti e senza dire chi è che avrebbe preso i soldi russi è, questa sì, un’interferenza Usa nel voto italiano. E sembra anche un messaggio al prossimo governo: attenzione agli scheletri nell’armadio. Ma io voglio sapere chi ha gli scheletri nell’armadio».

Quanto alla guerra, Calderoli la definisce «un vero atto di inciviltà e un ritorno al passato». Poi il flash autobiografico: «Io sono molto credente e ogni mattina dedico la prima mezz’ora della giornata a pregare la Madonna. La guerra per molti anni ci è stata lontana e ora è ai nostri confini. Mi chiedo se Putin non abbia qualche problema, una malattia: è passato dall’essere il campione della democratizzazione e occidentalizzazione della Russia al suo contrario. I dubbi sulla sua lucidità aumentano anche guardando alla condotta delle truppe sul terreno. Ora il ministro degli Esteri russo Lavrov per la prima volta ha parlato di una soluzione diplomatica. È chiaro che è il frutto delle sanzioni. Hanno fatto male alla Russia e anche a noi. Ma io le terrei, è evidente che funzionano. Con una clausola: visto che l’Unione europea ha deciso questa strada, è giusto che preveda ristori a chi ne patisce le conseguenze. I costi dell’energia hanno cominciato a crescere prima della guerra e vi sono aspetti speculativi che vanno contrastati. Noi chiediamo aiuti e ristori a famiglie e imprese, come è stato per il Covid».


Lungo poi il capitolo dedicato ai giovani, al lavoro e all’università. Partendo da una radicale critica al Reddito di cittadinanza (che però non è una misura specificatamente rivolta ai giovani): «Un tesoretto da 9 miliardi che ha fallito il suo scopo. Un conto è aiutare chi ha bisogno e un altro è dare uno stipendio a chi non ha voglia di lavorare. Eravamo noi al Governo? E infatti la prima cosa che farò il 26 mattina sarà andare ad acquistare un tronchesino per tagliarmi il dito che ha firmato la legge». Per Calderoli poi occorre un «mea culpa anche sulla formazione. È inutile che i genitori vogliano i figli dottori a tutti i costi se la richiesta del mercato è per carpentieri e pizzaioli. Occorre iniziare a formare in vista di un lavoro».

Un mea culpa che vale anche per l’Università: «C’è una grande richiesta di medici che non si trovano. Allora perché mantenere il numero chiuso? Bocciati in 28 mila su 56 mila ai test di ammissione? Ma quella non è vera selezione. La scrematura ai miei tempi avveniva nel corso degli studi. Tutti devono poter iscriversi all’Università e la selezione deve tornare a farla la prova dei fatti, non le crocette». I giovani tornano nel discorso quando si parla della proposta di reintrodurre la leva obbligatoria: «Sì, ma solo sul modello delle Scuole di Specializzazione. Ossia, io ti do uno ‘stipendietto’ e tu fai qualcosa di utile e nello stesso tempo impari un lavoro».

E ancora a proposito della denatalità: «I giovani non fanno figli perché vivono una situazione di incertezza di vita legata alla difficoltà di avere un contratto di lavoro stabile a tempo indeterminato senza il quale non si ottengono prestiti o mutui. L’immigrazione non è una soluzione. Sono d’accordo che con il decreto flussi venga in Italia chi vuole lavorare e integrarsi. Noi ne abbiamo fatti per 45 mila ingressi. Il Governo Draghi li ha quasi raddoppiati portandoli a 75 mila ma poi ha esaminato solo il 10% delle domande. Ma comunque prima si favoriscono le famiglie e poi si fa il decreto flussi». Non solo giovani: «Noi siamo l’unico partito che sulle pensioni porta avanti una linea vicina ai lavoratori. La sinistra vuole fare lavorare la gente per tutta la vita, noi prevediamo l’uscita anticipata con la quota 41».


Sul tema energia e del nucleare in particolare, per Calderoli «è ampiamente trascorso il lasso di tempo stabilito dalla Corte costituzionale per la validità del referendum che ha detto di no. Il rischio costituito dalle vecchie centrali è ormai superato e quelle odierne sono sicure. Del resto ci sono 542 centrali attive nel mondo e 42 in costruzione. Il costo di questa energia è minimale e la sicurezza alta. È ipocrita comprare energia dalla Francia che usa il nucleare, pagandolo oltretutto tre volte il costo di produzione. Ci vogliono sette anni per una centrale? Se avessimo deciso sette anni fa, ora potremmo inaugurare nuove centrali».


C’è spazio anche per i temi più legati allo scontro politico: «Noi reazionari perché metteremmo a rischio i diritti civili? Ma — è la risposta — durante i governi Berlusconi qualcuno ha visto venir meno i diritti? Sull’aborto nessuno vuole cambiare la legge, ma anzi aumentare gli aiuti alle madri in difficoltà. Certo noi pensiamo ai diritti dei cittadini, la sinistra a quelli degli immigrati clandestini». Calderoli ha poi una battuta sul candidato del centrosinistra al Senato Carlo Cottarelli «che non finisce niente di quel che inizia».


Ma neanche i rapporti fra gli alleati del centrosinistra sembrano distesi: «Macché, io ho trattato la distribuzione dei collegi e dopo essere stati stremati da Forza Italia, in una domenica abbiamo fatto tutto. E in una settimana abbiamo steso il programma condiviso. Fra noi ‘colonnelli’ riusciamo a trovare l’intesa facilmente. Certo, poi i capi, come galli in pollaio, si danno qualche beccata. Ma l’accordo c’è». Famoso per aver definito la propria legge elettorale «una porcata», Calderoli l’ha confrontata con quella attuale: «Quello era il Porcellum originale, questa è la brutta copia. La mia legge nasceva come copia del sistema con cui eleggiamo governatori e consiglieri regionali. Poi una serie di norme che sono state inserite l’hanno fatta diventare una porcata, ma rispetto a questa rimane comunque una stella cometa».


Fra una domanda e l’altra Calderoli ha raccontato la sua vita: bergamasco di sopra, medico maxillo facciale ospedaliero in una famiglia famosa a Bergamo per essere tutti dentisti, «ho messo da parte i miei primi soldini con i risultati sportivi a 18 anni. Con quelli ho fondato con alcuni amici la seconda radio libera d’Italia: Radio Bergamo Alta, negli anni in cui era illegale trasmettere. Quando furono rese legali ci furono assegnate le frequenze che noi occupavamo. Dopo qualche anno le abbiamo vendute e mi sono messo in tasca un tesoretto. Gli altri amici si sono comprati chi la bella macchina, chi la casa al mare. Io ho fondato la prima tv libera. Dopo tre anni mi sono stufato e ho venduto la mia quota e ho realizzato il tesoro che mi ha permesso di pensare al resto della mia vita con tranquillità».

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