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Elezioni politiche, Lorenzin: «Investire nella salute rende»

L’ex ministro della Salute: «Come fanno a parlare di sanità i due leader di destra schierati contro vaccini e Green pass?». Forattini: «La Lombardia ha smantellato la medicina territoriale»

Luca Muchetti

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29 Agosto 2022 - 09:59

Elezioni politiche, Lorenzin: «Investire nella  salute rende»

L'ex ministro Lorenzin

CREMONA - «La flat tax di Salvini costa 70 miliardi, ne servirebbero cinque per avere più medici, infermieri, ricerca e accesso a terapie innovative». Parola di Beatrice Lorenzin, deputata Pd ed ex ministro della Salute, ieri sera ospite alla Festa de l'Unità insieme a Antonella Forattini, candidata Pd alla Camera.

«La sanità italiana prima della pandemia ha resistito al fatto di essere stata spremuta e compressa e definanziata dopo le crisi del 2008 e del 2012 - ricorda Lorenzin -. Quando c’è un taglio così forte, se è momentaneo si parla di emergenza, se è strutturale diventa un fatto reale nel sistema, poi scoppiato in modo eclatante durante la pandemia. Nel lockdown le persone hanno dato il meglio di sé, c’è stato uno sforzo incredibile da parte del personale sanitario. Grazie allo scostamento di bilancio sono state inserite risorse avviando velocemente una stagione di riforme. Questo percorso, e lo dico con angoscia, comporta una interruzione di una stagione di risorse assolutamente necessaria. Investire in salute rende, rende molto».

L’agenda Lorenzin parte dall’aumento del fondo sanitario nazionale, «per portarlo al margine di spesa di Francia e Germania nei prossimi anni». Un modo per rientrare c’è secondo Lorenzin: per esempio «aumentando l’investimento in ricerca, con un meccanismo virtuoso che garantisce la possibilità di accesso alle migliori terapie e universalità del servizio pubblico».

Interrogata da Giovanni Palisto sugli sprechi, Lorenzin risponde ricordando l’introduzione delle centrali uniche di acquisto, «che hanno cambiato molto la situazione, portando un evidente risparmio».

Servono fondi, ma in misura minore di quello che ci si potrebbe immaginare. E per farlo capire l'ex ministro della Sanità cita proprio l’esempio dello squilibrio fra costo della flat tax annunciata dalla destra e i cinque miliardi preventivati per una sanità più prossima ed efficiente.

Non l'unica stoccata alla destra lanciata durante la serata: «Oggi come fanno a parlare di salute - chiede al pubblico Lorenzin - proprio i due leader di destra che sono stati contro i vaccini e il green pass?».

Il Covid ha comunque segnato un prima e un dopo: «Oltre al Covid anche nei prossimi anni avremo dei rischi epidemici. Dobbiamo immaginare un sistema di input e output nella prevenzione dei virus molto più attivo e rispondente, capace di far passare le informazioni dal livello nazionale al regionale e viceversa in modo più veloce. L’Italia ha messo in campo un progetto di prevenzione molto forte. Non ci possiamo permettere di dimenticare: i soldi spesi in prevenzione non sono sprecati, ma dovremmo essere in grado di fare investimenti nei prossimi anni sperando di non averne bisogno e formando gli operatori».

Focus anche sul delicato tema delle autonomie regionali: «Il Pd è per l’autonomia ma non per l’isolazionismo - commenta Lorenzin -. Un esempio: il piano prevenzione nazionale e il piano per la cronicità sono stati approvati e diventati legge. Bene: sono sono state attuate da una manciata di regioni soltanto. Oppure pensate ai piano diagnostici terapeutici diversi fra Asl e Asl».

La parola è poi passata a Forattini, che è entrata nel merito del paradosso di una Lombardia ricca di centri d'eccellenza ma in cui - ha detto - è stata «smantellata la medicina territoriale» favorendo in particolare il settore privato a scapito di quello pubblico.

«Con la pandemia ci siamo accorti di quanto è stato smantellato sul territorio. Non abbiamo più Asl ma Ats , Ats che andavano abolite perché tutte le funzioni dovevano tornare alle aziende ospedaliere. I medici di medicina generale non si trovano, abbiamo chiesto di aumentare le borse di studio per motivare di più questa specialità, abbiamo chiesto di togliere la burocrazia a cui i medici di famiglia sono tenuti. Oggi il medico di famiglia deve poter andare a visitare i propri pazienti. Devono esserci materie che devono rimanere in capo allo stato. È impensabile che la gestione di una pandemia sia gestita diversamente da una regione all'altra».

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