L'ANALISI
29 Agosto 2022 - 05:20
Igor Fontana
QUINTANO - Ferie al mare o in montagna? No. In Ghana, per quindici giorni da volontario in una struttura socio-sanitaria. Così il quintanese Igor Fontana ha deciso di trascorrere quest’anno le sue vacanze estive, alternative e solidali.
Ventisette anni, educatore alla cooperativa Igea di Crema e giocatore di basket (nell’ultima stagione nella Pallacanestro Offanengo), Igor aveva già in programma di fare quest’esperienza due anni fa, ma la pandemia da Covid lo ha bloccato.
«L’anno scorso — racconta — non me la sono sentita di partire, quest’anno sì. Così ho ripreso i contatti con l’associazione Health Aid Onlus di Bagnatica, a cui mi sono appoggiato e presso la quale avevo già svolto un’apposita formazione. Il mio aereo è atterrato in Ghana sabato 7 ed ho fatto ritorno a casa sabato 20 agosto. Sono stato a Saboba, città capitale dell’omonimo distretto, situata in una zona rurale e arretrata che si trova al confine con il Togo. Lì Healt Aid Onlus gestisce un’apposita struttura che si occupa di cure, ma che fa anche opera di prevenzione, nella quale operano sia volontari italiani che uno staff formato da persone del posto che curano un po’ di tutto ed effettuano anche campagne vaccinali contro l’epatite B, il tetano e la difterite recandosi anche nei villaggi».
Nelle sue due settimane a Saboba, Igor ha lavorato soprattutto con bambini e ragazzi. «Al mattino — prosegue — coordinavo un miniclub, guidando i bambini in giochi e laboratori, mentre nel pomeriggio, sempre con bambini e ragazzi, ci dedicavamo all’attività sportiva, perché Health Aid Onlus crede molto nello sport come veicolo di salute. Inoltre, ho tenuto un corso di formazione sulla prevenzione sanitaria indirizzato ai ragazzi, di modo che, anche senza noi volontari, possano recarsi nei villaggi per parlare ai residenti, coetanei e non, di prevenzione alla salute».
Sono state due settimane molto intense quelle che il giovane educatore quintanese ha trascorso a Saboba. «Da questo viaggio in Africa — sottolinea — ho portato a casa il senso di gratitudine che mi è stato trasmesso da tutte le persone che ho incontrato. Era bello constatare come, nei villaggi, gli abitanti fossero contenti di ascoltare una persona che tentava di insegnare loro qualcosa di utile. Il tempo trascorso con i bambini, poi, è stato speciale. La loro gioia di vivere e i loro sorrisi ti lasciano qualcosa di magico. Anche le relazioni con lo staff locale sono state splendide. Si sono creati dei bei rapporti e non a caso continuiamo a essere in contatto. Parti pensando di andare laggiù per portare qualcosa a quella gente, ma in realtà è perlomeno uno scambio alla pari, perché quello che ricevi da loro è davvero tanto. Un’esperienza che ripeterò sicuramente».
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