L'ANALISI
18 Agosto 2022 - 09:58
Carlo Cottarelli
CREMONA - Il giorno dopo l’ufficialità della sua candidatura al Senato per il Pd, come capolista nel proporzionale e al collegio uninominale che comprende anche la provincia di Cremona, Carlo Cottarelli per la prima volta concede un’intervista. E lo fa al giornale della sua città: «Sono molto contento di questa candidatura, in particolare proprio perché a Cremona».
Perché nel centrosinistra?
«Perché l’Italia è a un bivio e bisogna scegliere fra due visioni molto diverse. Io sono vicino ad una visione più progressista, in particolare su due temi. Il primo è l’idea di dare una possibilità a tutti attraverso investimenti nella pubblica istruzione e nella sanità. E l’altro è l’approccio all’Europa. Che deve funzionare meglio, ma occorre difenderne i valori. Le cose che ho letto del programma del centrodestra mi piacciono di meno. A partire dall’idea nazionalista che vuole gli italiani prima. Certo occorre difendere gli italiani, ma impostato in questo modo il tema rischia di trasformarsi in uno scontro con l’Europa che per noi sarebbe disastroso. Sento anche dire che si vuole rinegoziare il Pnrr, cosa che peraltro non è nemmeno possibile. E poi c’è la flat tax che è sbagliata sia economicamente che socialmente. Io sono favorevole ad un taglio delle tasse, ma il principio di progressività resta fondamentale. Invece qui si va a tagliare la tassazione a chi ha i redditi più alti. Sono questi ceti che ci guadagnerebbero di più».
C’è qualcosa che la convince poco anche nel centrosinistra?
«Sulla proposta di aumentare la tassa di successione sono solo parzialmente d’accordo. È vero che l’imposta è più bassa in Italia rispetto ad altri Paesi, ma il livello generale della tassazione in Italia è alto. Dunque si può pensare di alzare la tassa di successione, ma non per dare una ‘dote’ ai giovani, bensì per tagliare altre imposte. E magari favorire fiscalmente l’assunzione dei giovani. Ma il tema è più ampio. Il carico fiscale va redistribuito: in Italia chi è in regola, infatti, paga anche le tasse di qualcun altro. Occorre combattere l’evasione per ridurre le tasse a tutti. La pressione fiscale è alta e va contenuta, non aumentata».
Le leggi sui diritti civili, rimaste lettera morta nella scorsa legislatura: eutanasia e Ddl Zan. Cosa ne pensa?
«Per quanto riguarda la prima, penso che se una persona desidera morire gli vada data la possibilità di farlo. Sul Ddl Zan credo che perché una legge possa indurre un cambiamento reale debba passare con un’ampia maggioranza e non con un voto di scarto. La legge è importante ma occorre un’ampia intesa e un largo consenso».
Cosa pensa dello Ius Scholae e della questione immigrazione più in generale?
«Sulla cittadinanza italiana a chi ha frequentato qui un certo numero di anni di scuola sono favorevole. Non vedo perché chi ha studiato in Italia e parla italiano non possa essere considerato italiano. Più complicata la questione immigrazione. Io penso che l’Italia abbia bisogno di una immigrazione regolare per questione di numeri, di demografia. Se anche la fertilità tornasse a crescere, infatti, gli effetti si vedrebbero più avanti. Nel frattempo abbiamo bisogno di immigrazione regolare da canali regolari. Lo sforzo dunque dovrebbe essere quello di far arrivare immigrati regolari. In Italia si deve arrivare senza pagare gli scafisti e rischiare di finire in fondo al mare. E chi si trova in mare va salvato, ma non è quello il canale».
Capitolo pensioni.
«Si può aumentare la flessibilità in uscita, ma senza metterci troppi altri soldi. Ne abbiamo già messi tanti. Io i soldi li metterei sulla Pubblica Istruzione. Siamo il Paese che spende di meno in Europa su questo capitolo, che il più basso numero di laureati dopo la Romania e i risultati dei test Invalsi stanno peggiorando. Il problema non è il numero di insegnanti, ma il fatto che sono pagati troppo poco. E in più sono oberati da adempimenti burocratici che sottraggono tempo all’insegnamento. Sono poco formati nel corso della loro carriera. E la loro progressione di carriera è minima. Eppure la scuola è il futuro del Paese, che può crescere solo se i cittadini sono istruiti. Io sono un prodotto della scuola pubblica: asilo ed elementari alla Monteverdi, medie alla Virgilio e alla Guido Grandi, superiori al Manin e laurea a Siena».
Cosa farà per le ‘partite’ cremonesi?
«Mi pongo come rappresentante degli interessi del territorio e sono pronto a dialogare con i cittadini. Fra i temi prioritari c’è quello delle infrastrutture e della mobilità. Che però è un tema di tutta la regione. Trenord è un disastro: da Cremona a Brescia 50 anni fa c’era un treno diretto che ci metteva 36 minuti e gli altri convogli comunque ci mettevano due minuti meno di oggi. Per non parlare dello stato dei treni, da terzo mondo: ritardi, vagoni caldi d’estate e freddi d’inverno, molti che non pagano il biglietto. Non è accettabile».
Interista e grigiorosso, quest’anno le due squadre si affronteranno: quale fede prevarrà?
«Speriamo che la Cremo possa fare bene in Serie A. Andrò a vedere la partita con l’Inter ma resterò neutrale: la Cremonese infatti è il primo amore, mentre l’Inter è l’amore della vita».
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